9.

32 4 2
                                    

Corsi come non avevo mai corso prima, mentre il mio cuore batteva tanto forte che dubitavo di averlo ancora nel petto. Le lacrime mi scorrevano sulle guance, e il vento vi soffiava forte contro, così da fare appiccicare i miei capelli sul viso.

Neppure me ne resi conto ed ero arrivata.
Il rumore delle sirene delle ambulanze mi aleggiava nelle orecchie, colpendomi i timpani come martelli. Avanzai svelta verso l'entrata dell'ospedale e mi trovai subito davanti la reception.
"K-Katie P-Parker" pronunciai tra i singhiozzi alla donna seduta dall'altra parte del bancone.
"Prego signorina?" Mi chiese con voce acuta e con fare interrogativo.
"Katie Parker! Devo vedere Katie Parker, m-ia madre. La prego m-mi dica dove si trova Katie Parker!" Urlai, in preda ad un vortice di panico.
"Va bene, si calmi signorina." Disse con tono di rimprovero. Il mio viso iniziò a bruciare dalla rabbia, mentre gli occhi ripresero a piangere violentemente. "Ok, un attimo... secondo piano, reparto di oncologia" comunicò dopo pochi istanti.

Ripresi a correre in cerca delle scale, che una volta trovate salii con estremo affanno. L'aria mi entrava nei polmoni a fatica.
Con mia fortuna, il reparto era il primo del secondo piano. Vi misi piede, guardandomi disperatamente attorno in cerca di un viso noto.
Poi vidi mio padre, seduto su una delle poltrone della sala d'aspetto. Il busto piegato a metà e la testa appoggiata alle gambe, che cingeva tra le mani tremolanti.

"Papà" gli corsi incontro. Lui alzò il capo, mostrandomi il suo volto spezzato dalle lacrime.
"Lily" pronunciò il mio nome come fosse un rimprovero.
Ero sicuro che fosse furiosamente arrabbiato con me, ma che non avesse neanche la forza di sgridarmi.
"Eccoti, finalmente!" Prima che potessi dire altro, Ivy mi arrivò alle spalle.
Aveva gli occhi rossi e lucidi, la sua voce era severa ma fin troppo spezzata.
"Non è il momento, Ivy, te ne prego" disse mio padre in un sussurro, posando per pochi secondi lo sguardo su di me. Non riuscii neppure a ricambiarlo che subito lo spostò su mia sorella.
Li avevo delusi a tal punto?
"Okay, okay. Prendi, papà" Ivy roteò di poco gli occhi, gli porse il caffè che teneva nella mano destra e infine si sedette affianco a lui.

Mi strofinai nervosamente la mano sul braccio, per poi stringere il tessuto della mia felpa tra le dita.
"C-cosa é successo?" Ebbi il coraggio di chiedere, passando lo sguardo da mio padre ad Ivy sperando che almeno uno dei due si decidesse a rivolgermi la parola.
Lei socchiuse la bocca, ma subito dopo puntò gli occhi dietro alle mie spalle, li sbarrò e di scatto si mise in piedi. Mio padre la seguì.
"É il signor Parker, giusto?" domandò una voce maschile, quando mi fui girata capii trattarsi di un medico.
Lui si limitò ad annuire.
"Bene. Sono il dottor Davis" continuò "Il dottor Patel non è in servizio, dunque sto seguendo io sua moglie Katie" terminò, per poi rivolgerci uno sguardo rassicurante.
"A-allora, c-come sta?" disse mio padre in un filo di voce, con un gesto istintivo presi la sua mano nella mia in una stretta rincuorante.

Il dottore sospirò. Il mio cuore perse un battito.
"Risponda, cazzo!" Ringhiò Ivy, stringeva i pugni lungo i fianchi ed aveva gli occhi furenti, ma sapevo benissimo che tratteneva le lacrime a stento.
"Non bene. Molto male se devo essere crudelmente sincero. Ha avuto un'acuta crisi respiratoria, dopo vari minuti di rianimazione siamo riusciti a recuperare il battito. Ora è collegata ad un respiratore, senza non è in grado di far entrare aria nei polmoni". Si fermò, forse per darci il tempo di metabolizzare quanto aveva appena detto.

La mano di mio padre iniziò a stringere disperatamente la mia. Anche Ivy, distrutta da quelle parole, lasciò cadere la maschera e iniziò a piangere, ed io mi unii al suo canto di sconforto.
"Tutto questo cosa significa?" Mi sentii l'unica ad avere la forza di chiederlo.
"Sua madre ora è cosciente, ma dubito che sia in grado di comunicare. Non può in alcun modo lasciare l'ospedale. Resterà qua fin quando.." lasciò la frase in sospeso.
"Fin quando cosa?" Alzai il tono della voce, avvicinandomi di qualche centimetro alla sua figura.
"A questo punto le possibilità sono due. O la signora Parker migliorerà da sola, o temo che dovrete presto dirle addio" disse l'ultima parola con un filo di voce, poi ci rivolse uno sguardo pieno di pietà.

Tra Quiete e Tempesta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora