capitolo tre

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Il rumore assordante della sveglia segnò l'inizio di un un'altra giornata del cazzo. Mi strofinai gli occhi sbadigliando e mi misi seduto. Impiegai circa due minuti per rendermi conto su che pianeta mi trovassi, ed altri tre per capire che fosse mattina e non pomeriggio. Ero messo molto male.

Poi improvvisamente, come un un'illuminazione, mi ricordai del sogno che avevo appena fatto. Imprecai. Stavo facendo un bel sogno, un bellissimo e fantastico sogno.

Mi trovavo in una villa a Los Angeles, e attorno a me c'erano tre ragazze bellissime. Bionde, mezze nude. Un cameriere mi stava versando un fantastico champagne, ed una delle tre ragazze aveva iniziato a baciarmi con passione.

"Buongiorno tesoro." La voce della mia ragazza mi riportò alla realtà. Sussultai e mi resi conto di aver chiuso gli occhi. Li riaprii e mi ritrovai Brenda davanti, con indosso una delle sue tante magliette che amava rubarmi. Cavolo se era bella.

La guardai ed aprii la bocca per parlare, ma le parole non mi uscivano. La mia mente era ancora annebbiata da quel sogno. Le labbra di quelle ragazze su di me, i baci passionali. Sembrava che fosse accaduto davvero.

"Buongiorno!" ripeté Brenda, sventolandomi una mano davanti alla faccia. Sussultai ancora e finalmente riuscii a parlare. "Si, si scusa, stavo...buongiorno" balbettai. Lei rise. "Cavolo, devi aver fatto proprio un brutto sogno!" esclamò. "Brutto sogno? No, no, nessun brutto sogno. Mi sembrava di stare in paradiso" dissi sorridendo come un'ebete, e la mia mente ritornò ancora una volta al sogno. Non riuscivo a pensare ad altro.

Poi guardai la mia ragazza. Porca di quella benedettissima puttana. L'avevo tradita, cazzo. Ero stato con un'altra. Anzi, con altre tre ragazze, che non erano lei. Tradita. Tradimento. Che figlio di puttana. Ma come mi era venuto di sognare una cosa del genere? Iniziai ad andare nel panico.

Lei mi fissava, io la fissavo. Probabilmente ero rosso, o forse viola. Lei accennò un sorriso. Ma no, era solo un sogno, mi dissi. Eppure mi era piaciuto cazzo, e sembrava così reale. Cercai di calmarmi, e presi una grande boccata d'aria.

"E che hai sognato?" No, cazzo. Non me lo devi chiedere che cosa ho sognato. No che non me lo devi chiedere. Per poco non mi misi a piangere. Mi venne l'impulso di alzarmi e urlare. Venni invaso dalla paura che i miei sentimenti per lei potessero diminuire, che fossero già diminuiti. Perché dovevo proprio sognare una cosa del genere? E perché diavolo mi era piaciuto? Dio santo. La testa iniziò a farmi male. Ora vedevo due Brenda che mi fissavano. Mi costrinsi a rimanere nella norma, anche se forse stavo già respirando come una foca.

Ma no, io l'amavo, l'amavo alla follia, e quello era solo un sogno, mi dissi, anche se il senso di colpa mi stava mangiando.

Ricordavo ancora il giorno in cui l'avevo incontrata. Quello si che era stato un vero sogno. Ero al mare, mi stavo rilassando e speravo di abbronzarmi almeno un po'. Ricordavo di aver provato vergogna quando ero arrivato in spiaggia e mi ero accorto di essere l'unico bianco come un cencio. Tutti abbronzati ed io che sembravo provenire direttamente dalla Groenlandia. Avevo steso il mio asciugamano preferito, con le paperelle blu, e mi ero sdraiato al sole.

Quel giorno faceva caldo, tanto caldo, ed io ero stato sul punto di addormentarmi, quando una bambina era passata accanto a me correndo come se dovesse prendere l'ultimo treno della sua vita, facendomi andare la sabbia negli occhi.

Mi ero alzato imprecando ed avevo preso a strofinarmi gli occhi, peggiorando la situazione. Quella era una delle mie specialità, far diventare catastrofico quello che già era un disastro. Mi ero voltato verso la bambina fulminandola con lo sguardo, senza la minima idea del perché mi stessi arrabbiando così tanto. Lei aveva urlato e la gente si era girata verso di me a guardare.

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