Ogni volta che la mia vita sembrava essere finita e completamente distrutta, accadeva qualcosa di ancora peggiore.
Fissai il ragazzo che avevo davanti a me. Era lo stesso stronzo del bar di quella mattina, lo stesso che sorrideva alla mia ragazza, lo stesso che aveva fatto sorridere la mia ragazza dopo mesi che con me non lo faceva più, lo stesso che avevo aggredito, lo stesso stronzo strafigo che mi aveva fatto provare gelosia, un sentimento a me quasi sconosciuto quando si trattava di Brenda. Si chiamava Sean, ed anche il suo nome era così fottutamente strafigo.
"Ehi, mister sta lontano da lei, come butta?" ridacchiò, guardandomi a sua volta. Iniziamo bene, cazzo. "Benissimo, mister ci provo con le tipe fidanzate" risposi a tono. Non so con quale coraggio, ma lo feci. Il sorriso sul suo volto si allargò maggiormente. "Beh, se è fidanzata con uno come te, allora ci si può fare un pensierino," disse in modo piccato, senza mai abbassare lo sguardo. Nemmeno io distolsi il mio. Questo stronzo meritava tutto il mio disprezzo. "Meglio che coglione e gradasso come te." Colpito e affondato. Mi meritavo un cazzo di applauso.
Carlo alzò le sopracciglia, alternando lo sguardo tra uno e l'altro. "Vedo che vi conoscete già, voi due," commentò. Puoi dirlo forte, brutto stronzo, ci conosciamo eccome.
Jimmy sembrava alquanto confuso, poi parve avere un'illuminazione ed esclamò un 'Ahhh' come quando qualcuno capisce una battuta in ritardo e ride da solo come un coglione, e fu proprio quello che fece. "Quindi lui è lo strafigo del bar," rise dandomi una pacca sulla spalla come se non avessimo appena litigato. Cristo santo, ma si poteva essere così scemi?
Lo fulminai con lo sguardo, mimandogli di chiudere quella dannata bocca. Ma ancora una volta era troppo tardi. Sean scoppiò a ridere. "Lo strafigo del bar? Sul serio? Uno strafigo coglione e gradasso. Grazie," rise ancora, congiungendo le mani nel gesto internazionale del 'grazie'. Cazzo ridi, coglione.
Sbuffai sonoramente e mi venne voglia di licenziarmi ancora più di prima. Almeno il triplo. "Smettetela, grazie." Carlo riprese la parola, visibilmente confuso, ma incazzato, come suo solito. "Lui è Jimmy, il cuoco. Lui è Will Smith, l'altro cameriere insieme a Tom. La ragazza bionda è Luna, mia figlia. Anche per te vale la regola che, se la importuni, sei licenziato all'istante. Questo è tutto, ora mettetevi al lavoro," spiegò velocemente con tono autoritario, come se fosse il fottuto presidente, e prima di abbandonare la stanza, diede a Sean uno di quegli odiosi maglioncini che fungevano da divisa del locale. Lui lo guardò con una smorfia e poi lo lanciò su uno dei ripiani liberi della cucina.
Si voltò con un ghigno stampato un faccia e si rivolse a me. "Will Smith? Come l'attore? Cazzo, non assomigli nemmeno lontanamente a quel negro," commentò. Avevo già detto cazzo ridi? "Non siamo parenti. E sì, lui è più figo e più simpatico di me, è più ricco e più fottutamente degno di vivere. Lo so," dissi alzando gli occhi al cielo. Come diceva il detto? Meglio prevenire che curare. Ecco, esattamente. Anticipai le battute che sapevo già sarebbero arrivate.
Tutti scherzavano sul mio nome e mai nessuno che si faceva i cazzi propri, ormai conoscevo la procedura a memoria. Anche io ci scherzavo su, ma solo io potevo farlo. Quando erano gli altri a farlo non mi andava bene. Per niente. Insomma, io non me ne andavo mica in giro a fare commenti sui nomi degli altri. Okay, forse ero un po' pensante. Solo un po'.
Sean mi squadrò dalla testa ai piedi, poi fece spallucce come segno che aveva perso interesse nel discutere con me. Mi allungò invece la mano. "Piacere di conoscerti, Will Smith," disse, e stavolta non c'era nessuna traccia di sorriso ironico sul suo volto, il che mi fece pensare che mi stesse doppiamente prendendo per il culo e che si stesse divertendo un mondo a farlo. "Peccato che per me non sia un piacere," risposi riluttante, rifiutandomi di stringergli la mano. Due a zero, pezzo di merda.
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Life Is What You Make It
Ficción GeneralWill è un fallito. È un coglione senza futuro. O almeno, questo è ciò che dice lui. Lavora in una pizzeria che odia ed è circondato da inetti. Sono poche le cose che non sopporta, ma soltanto perchè non le odia, non vuol dire che gli piacciano. Viv...