Questa volta la mia mente agì in fretta. "Sono io cazzo, non sparare!" urlai agitato con il cuore a mille. Sembrava la scena di un film.
Cristo santo, io lo sapevo che sarei morto. Lo sapevo. Non potevo nemmeno salutare nessuno. Ciao mamma, ciao papà, ciao Jimmy. Vi ho voluto bene. Non avrei mai pensato che sarei morto in questo modo.
Ma che diavolo mi era saltato in mente? Io lo sapevo che questo stronzo era un criminale. E mi avrebbe ucciso. Sarei morto così. Solo.
Lo guardai in faccia. Lo guardai lo stronzo, e sperai che vedesse che mi stavo seriamente per pisciare addosso. Sarei morto solo in una pozza di pipì.
Sean aggrottò le sopracciglia, poi passò un istante e rilassò i muscoli abbassando la pistola. Ero salvo. Santa Maria e tutti gli angeli.
"Will?" chiese, sbattendo le palpebre confuso. "Si, cazzo!" urlai. Si allontanò piano da me e mi squadrò dalla testa ai piedi. "Mi hai spaventato a morte, cazzo." disse, e a differenza mia non urlò. Io invece continuai a farlo. "Ti ricordo che sei tu quello con una fottuta pistola! E poi mi spieghi perché hai una pistola?!"
Ero completamente scioccato. Tremavo come un rincoglionito, ma mi veniva da ridere. Davvero uno strafigo come lui poteva aver paura di uno come me? Davvero c'era qualcosa in grado di fargli cambiare quell'atteggiamento sempre sicuro di se?
Sean mi guardò fisso negli occhi e mi disse di non urlare. Mi sentii improvvisamente in imbarazzo. "Perché mi stavi seguendo?" chiese, ed io iniziai a balbettare. Dio, perché mi trovavo sempre in quelle situazioni del cazzo?
Ritornai mentalmente indietro di qualche anno a quando mi ritrovavo sempre a spiegare a mia madre perché avevo preso un brutto voto a scuola. Il motivo era perché non mi andava di studiare, e nella mia mente era una cosa semplice, banale, ma ad alta voce suonava come una bestemmia.
Ecco, era proprio quella la situazione nella quale ero in quel momento. Cioè, caro bel mio stronzo, ti ho seguito per sapere dove abitavi e parlare con la mia ragazza, ovvero la tipa che ti scopi. Semplice.
"Io..." Sean sembrava star perdendo la pazienza, e forse sarebbe stata quella la prima volta in cui lo avrei visto arrabbiato. Ma non accadde. Continuava semplicemente a fissarmi con un sopracciglio alzato, in attesa che io dicessi la verità, perché sapeva che l'avrei detta. E così fu.
Non seppi bene perché, ma confessai il mio piano che detto ad alta voce, più che una bestemmia, sembrava una barzelletta, o una di quelle scenette che succedevano solo nei film comici, ed alla fine del mio racconto mi meravigliai del fatto che Sean non avesse ancora il solito ghigno stampato in faccia.
Probabilmente ora mi avrebbe tirato un pugno in faccia, o peggio ancora, mi avrebbe sparato. Perché cazzo gli avevo raccontato tutto. Perché, cazzo. Perché? Era calato il silenzio, ed era in silenzio che morivano le persone nei film.
Che poi, a dirla tutta, mi dava fastidio il modo in cui quello stronzo riusciva a mantenere la calma, e odiavo il fatto che sembrasse essere superiore a tutto in confronto a me, per non parlare del fatto che riusciva ad avere il controllo totale sulle sue azioni e soprattutto sulle sue emozioni. Perché cazzo io non ci riuscivo?
Poi con una sola domanda mi lasciò senza parole, per la seconda volta. "Come sai che Brenda è a casa mia?" Non capivo perché mi facevo paranoie tutto il giorno, pensavo a tutte le ore, preparavo ipotetiche situazioni nella mia testa e trovavo ipotetiche soluzioni, ma quando dovevo pensare a qualcosa per cui valeva la pena farlo, non ci riuscivo. E quella volta non c'era Jimmy a salvarmi il culo.
Non potevo certo raccontargli di Andre. Lo avrebbe ucciso. Cristo, ma per chi lo avevo preso, per un serial killer? Probabilmente lo era. O almeno lo sembrava.
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Life Is What You Make It
General FictionWill è un fallito. È un coglione senza futuro. O almeno, questo è ciò che dice lui. Lavora in una pizzeria che odia ed è circondato da inetti. Sono poche le cose che non sopporta, ma soltanto perchè non le odia, non vuol dire che gli piacciano. Viv...