Ancora una volta mi venne voglia di urlare. Non riuscivo ancora a realizzare. Era accaduto tutto così in fretta. I miei pensieri iniziarono a correre cento all’ora, a duecento, a trecento all'ora cazzo.
Come faceva uno ad ospitare in casa sua una tizia che aveva conosciuto nemmeno una settimana prima? E per di più in un fottutissimo bar del cazzo.
Arrivai ad un’unica risposta sensata, ovvero che quei due si conoscevano già da tempo. Eccome se si conoscevano gli stronzi.
Un’altra domanda allora mi assillò la mente. Brenda mi tradiva? E la risposta che riuscii a trovare fu un forse, che nel linguaggio internazionale degli uomini significava l’inizio di una catastrofe. Per noi uomini o era si, oppure era no. Il forse non era accettato. Il forse significava guai. Significava merda da spalare in arrivo.
Ma c’era una terza domanda che mi stava mangiando dentro. Perché non riuscivo a provare altro che odio e fastidio nei confronti di Brenda? Perché, anzi che mancarmi, volevo soltanto che il suo ricordo sparisse dalla mia testa?
Dovevo assolutamente trovare un modo per parlarle, ed anche un modo per far fuori Sean. Solo al pensiero di quei due che si baciavano, o peggio, che scopavano, o peggio ancora, che condividevano il cesso, mi veniva da vomitare.
Ma poi sta cazzo di Jennifer allora? Io che pensavo stesse da lei. Ma se nemmeno la conoscevo, sta cazzo di Jennifer. Forse nemmeno esisteva davvero. Forse era una scusa per vedersi e scopare con Sean. Chissà da quanto tempo si conoscevano, cazzo. Porca puttana Jennifer, vaffanculo.
Andre mi aveva detto che lui non aveva alcun rapporto con Brenda. Quando avevo provato a fare più domande, a chiedere da quanto tempo Sean la conosceva, se tra loro ci fosse più di un’amicizia, lui mi aveva chiaramente detto che non voleva essere messo in mezzo, anche se in realtà era già coinvolto.
Avevo quindi evitato di chiedere informazioni estreme come l’indirizzo di casa di Sean ed un negozio dove comprare della dinamite.
La mia testa però era già al lavoro e nel giro di mezz’ora trovai una soluzione al problema, o meglio, alla tragedia.
Organizzai un piano, senza preoccuparmi troppo di calcolare i rischi, le denunce che avrei potuto ricevere o i guai in cui mi sarei potuto cacciare. Tanto, peggio di così non poteva andare.
Organizzai un piano che si reggeva per su miracolo, e dubitavo che avesse potuto funzionare. Ma non me ne preoccupai. La mia stessa vita era su per un miracolo, forse per sbaglio. Ero un fottutissimo preservativo bucato.
Avrei attuato il mio piano la sera stessa dopo il lavoro. Mancavano più di dodici ore. Mi accesi la sigaretta delle dieci, e aspettai.
Fu il turno di lavoro peggiore di sempre, peggiore di quando avevo scoperto che Sean sarebbe stato l'aiuto cuoco. Che poi, davvero un coglione del genere era capace di cucinare? Probabilmente metà dei clienti erano già stati avvelenati.
Comunque, quella serata fu peggio di quando quello strafigo del cazzo era arrivato, e quindi voleva dire che fu una merda colossale.
Arrivai in ritardo e tutto sudato, con i capelli scompigliati e la faccia arrossata. Non sapevo come diavolo avevo fatto ad arrivare in ritardo nonostante fossi stato tutto il giorno sul divano a contemplare il bellissimo muro bianco del mio soggiorno che aveva tre crepe, due macchie, una rossa e una giallo piscio, un graffio in alto a destra ed un buco quasi impercettibile in corrispondenza della televisione. Eppure ero arrivato in ritardo. Forse lo avevo fissato troppo, quel cazzo di muro. Poi mi ricordai che io ero William Smith, un imbranato totale, e trovai la spiegazione.
Questa volta non rivolsi la parola a nessuno, ne tantomeno a Carlo, che sicuramente mi avrebbe ripreso con la solita ramanzina. E così fu.
Proprio mentre stavo entrando nel bagno per darmi un'aggiustata, ecco quell'insopportabile voce. "Fai ritardo un'altra volta Smith e sei fuori. Licenziato." Ero sul punto di urlare, ma mi trattenni, e fu forse l'unica volta in tutta la mia vita in cui lo feci.
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Life Is What You Make It
Fiksi UmumWill è un fallito. È un coglione senza futuro. O almeno, questo è ciò che dice lui. Lavora in una pizzeria che odia ed è circondato da inetti. Sono poche le cose che non sopporta, ma soltanto perchè non le odia, non vuol dire che gli piacciano. Viv...