Capitolo 21

835 56 9
                                    

Arrivo a casa dopo pranzo. Elia è andato direttamente in studio, pronto a tatuare un suo pezzo molto interessante di cui mi ha mostrato qualche foto dal cellulare.

Mi sento scompigliata. Letteralmente. Dentro e fuori. Mi sento lo stomaco ribaltarsi da una parte all'altra, la mente persa in fantasticherie romantiche e il cuore palpitante di stimoli ed emozioni.

Sono ricoperta di quell'adrenalina degli inizi di un qualcosa, l'adrenalina del proibito, di ciò che non puoi avere, ma che vorresti da morire. Quando le cose sono nuove e intriganti, il mio autocontrollo vacilla pericolosamente. Mi lascio attirare come le zanzare dalla luce elettrica e bluastra di quei vecchi mangia insetti che fanno tanto altra epoca, e che mi facevano piangere da matti quando ero bambina.

Ecco, anche ora piangerei da matti, perché mi sono messa in un grandissimo bel casino, prendendomi questa assurda cotta per Elia.

La mia disperazione ha dell'incredibile, comunque, visto che l'unica cosa che riesco a pensare ora è: ma lui ci prova davvero? Davvero perché corrisponde questa assurda cotta, o si sta solo divertendo?

Sbuffo, mentre entro nel mio appartamento. Quasi mi spavento, a vedere Ryan al tavolo, un piatto di pasta ormai vuoto davanti e il completo elegante addosso.

Controllo l'ora dal cellulare, ho completamente dimenticato che sarebbe tornato da lavoro per pranzare insieme. Lo sapevo prima di partire stamattina, ne ero estremamente felice, ma poi... poi Elia mi ha trascinato entusiasta fuori dalla libreria, mi ha chiesto di prendere un caffè, e c'era il suo regalo, che penzola colpevole dalla mia mano destra, e le chiacchiere e le risate, e ho perso completamente traccia del tempo che scorreva e mi sono ritrovata così immersa nelle mie emozioni che mi sono dimenticata del pranzo con il mio ragazzo.

- Hei - saluto Ryan, che mi guarda misterioso.

- Ciao, piccola - mi risponde lui, lasciando scivolare il piatto nel lavello.

- Scusami, ho fatto tardi - dico, con le gambe che mi tremano dall'ansia.

- Ho visto. Non ti preoccupare, ho fatto in tempo a farmi una pasta comunque.

- Ero in libreria - accenno, mostrando il mio bottino. E omettendo che è stato un regalo di Elia. Ryan si porta in bagno, si sciacqua il viso angelico e sembra non decidersi a parlarmi.

- Ho trovato un lavoro migliore. Per quello ci ho messo tanto - aggiungo allora.

- Che lavoro? - chiede lui. Pare non ascoltarmi davvero. La sua freddezza è un'arte subdola, e quando me la mostra significa solo una cosa: è deluso o arrabbiato. O entrambe le cose insieme.

- In una libreria. Quella dove vado di solito. Meglio fare la libraia che la cameriera, no? - ironizzo, sperando di smorzare un po' l'atmosfera.

- L'importante è che ti paghino per ciò che fai - si limita a dirmi. Mi lascia un attimo perplessa, ma mi sento così in colpa che non controbatto nemmeno.

- Inizio domani, comunque - dico, il tono allegro.

- Mi fa piacere -.

Pronto per uscire, Ryan mi passa ben al largo. A mala pena mi guarda, evitando di salutarmi con un bacio, o anche solo con un abbraccio.

- Che c'è, Ryan? - chiedo, non riuscendo ad accettare questo trattamento. Ad un passo dalla maniglia, si volta a guardarmi.

- Niente. Mi dispiace non aver pranzato insieme, tutto qui.

- Pff. Mi pare che non ti sia dispiaciuto fino ad oggi. Rimango incastrata in un impegno io, e di punto in bianco sono io la stronza? -.

Ci ho provato a stare zitta, ma queste cose mi urtano così tanto i nervi, che dannazione...

SOTTO LE PERSONE - In ProfonditàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora