Capitolo 13

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Quando mi fermo davanti alla libreria, il mio cuore si sente subito a casa. È ora di pranzo, perciò mi sono garantita tutta la tranquillità possibile per addentrarmi nella piccola libreria veneziana senza essere infastidita dalla presenza assillante della gente.

Prendo un bel respiro, l'aria salmastra si mescola perfettamente con l'odore dei libri. Entro, quasi emozionata, notando in lontananza la piccola cassa con un signore dalla barba bianca e gli occhialini sottili a stroppicciare biglietti e rigirare quella che sembra essere un'agenda.

Sorrido, malinconica. Sono talmente in balia delle emozioni, che potrei piangere anche davanti a questa meravigliosa copertina vintage, un Hemingway dalle pagine ingiallite e i bordi rovinati.

Agli scaffali dell'usato si alternano quelli delle nuove edizioni.

Mi prendo il tempo per vagare tra tutta questa meraviglia, lasciando fluire le mie agitazioni e abbandonandomi a poco a poco alla mia passione per i libri.

Ryan è via anche oggi per lavoro. Alice mi fa tintinnare il cellulare di messaggi, chiedendomi se ho già ricevuto qualche e-mail con i risultati degli esami.

No, Pede, ancora nulla, rispondo sempre.

Un gatto nero si è appallottolato sopra a un cumulo di libri.

Solo a Venezia possono succedere certe cose, penso, scuotendo la testa e assaporando con i polpastrelli un'edizione di Delitto e castigo.

Mi addentro ancora più in profondità, persa tra l'odore delle pagine appena stampate e il profumo di quelle vissute. Il canale oscilla placido alla fine della libreria. È il bello di Venezia: stralci di mare ovunque, anche quando meno te lo aspetti.

Afferro con convinzione un Murakami, e quando il gatto nero -che solo pochi attimi prima era appisolato sui libri- mi balza tra le gambe, mi spavento non poco, spostandomi indietro. Mi scontro contro qualcosa, una persona.

Mi giro trafelata, scusandomi per la brutta figura e cercando di non far cadere tutto ciò che ho in mano. Tre libri, il cellulare, il portafogli aperto sopra le edizioni che volevo acquistare.

Il mio zaino penzola svogliato dalla mia spalla.

Una risata calda mi fa alzare gli occhi sulla persona che ho mezzo investito.

- Elia - balbetto, il mio cuore perde un battito.

Con tutta la fatica che ho fatto per evitarlo, proprio qui me lo dovevo ritrovare?

- Elena - mi chiama lui, col sorriso compiaciuto, affascinante. Si riappoggia allo scaffale, il libro ancora aperto nella mano grande, il pollice a tenere il segno a circa metà.

- Che ci fai qui? - mormoro, squadrando il libro.

- Potrei farti la stessa domanda - risponde scaltro lui.

Mi dà il tempo di trovare un qualcosa da dire, riportando gli occhi sulla pagina che stava leggendo.

- Studio lingue e letteratura. I libri sono la mia seconda casa - reagisco, come se fossi incriminata.

- Lo so, non ti scaldare - fa lui, alzando un sopracciglio.

- Non mi sto scaldando.

- La tua faccia sta prendendo fuoco.

- Non è vero! -.

Invece sì. E lo sento bene, nelle guance pulsanti e nelle mani che iniziano a sudare.

- Vorrei proprio capire che cosa ci fai tu, qui - mi metto subito sulla difensiva.

Lui, un po' scontroso, alza il libro che sta leggendo.

SOTTO LE PERSONE - In ProfonditàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora