Michael si guardò intorno, sospirando pesantemente. L'orologio del suo cellulare segnava la mezzanotte e la strada era completamente deserta.
Non aveva detto a nessuno dove sarebbe andato, ma per quella notte aveva progetti ben diversi: niente droghe, niente risse, niente incontri clandestini con qualche spacciatore.
Michael aveva solo voglia di risolvere quella situazione una volta per tutte.
Lasciò scorrere il pollice sulle conversazioni di WhatsApp, fino a trovare quella di Jordan. Era finita così in fondo che quasi non gli sembrava vero. Non aveva mai passato così tanto tempo senza parlare con lei.
-Babe... dimmi che sei sveglia, ho bisogno di parlarti, ti prego. Giuro che questa volta... sarà diverso.- Digitò quel messaggio col sorriso sulle labbra, sorprendendosi lui stesso di quanto fosse emozionato per essere di nuovo lì.
Aveva così tanta voglia di vederla che i giorni senza di lei gli erano parsi una specie di incubo.
Jordan aveva sempre avuto ragione, su tutta la linea: avrebbe anche potuto continuare a fare le sue cazzate, ma farle con lei al suo fianco sarebbe stato più divertente.
Jordan l'aveva sempre sostenuto in tutto e lui era stato così stupido da non accorgersene nemmeno. Era stato così occupato a pensare a sé stesso e ai suoi interessi da non accorgersi che lei era sempre stata lì per lui.
Non si era accorto che lei aveva bisogno di lui.
L'aveva tenuta a distanza, pensando di farle bene, ma non si era reso conto che, l'unico modo per risolvere i suoi problemi, era dare un taglio al passato e guardare al futuro.
E il suo futuro era Jordan.
-Sono sempre sveglia, a mezzanotte. Ma non per parlare con te.- La risposta di Jordan arrivò quasi prima del previsto, facendogli scuotere la testa.
Quel messaggio era più pesante di quanto volesse apparire.
La mezzanotte era sempre stata il loro orario, una volta restava sveglia solo per parlare con lui.
-Una volta non la pensavi così, però.-
-Una volta tu non eri uno spacciatore.- Michael alzò gli occhi al cielo, ridendo più forte del dovuto, come se qualcuno avesse potuto sentirlo in quella macchina.
Alzò il volume della stereo che, come al solito, trasmetteva le canzoni dei Def Leppard. Adrenalize, l'album preferito di Jordan.
-Non sono uno spacciatore, non più almeno. Io ho già la mia droga. -
-Cliché da film. Ritenta, sarai più fortunato. - Un altro sorriso, le dita di Michael che quasi tremano sulla tastiera.
-Sul serio, Jo. Ho chiuso con tutte quelle cazzate. -
-Come faccio a fidarmi? Mi hai riempita di bugie fino ad ora... tu non ti sei dimostrato migliore di quell'altro. -
-Io non sono come Chase, babe. Dovresti saperlo. -
-Dimostramelo. -
Michael decise di non rispondere a quel messaggio. Dimostrare qualcosa alle donne era una delle imprese più ardue a cui gli uomini potessero andare incontro.
Ma fino a quel momento non si era posto il problema, a dirla tutta.
Fino a quel momento aveva dato tutto per scontato, aveva pensato di essere il ragazzo perfetto, perché sapeva farla godere a letto e farla stare bene anche solo parlandole.
Ma doverle dimostrare qualcosa di concreto era tutta un'altra storia.
Michael sospirò un paio di volte, scelse la traccia giusta del cd, concentrandosi. Abbassò leggermente il finestrino lasciando entrare un po' d'aria fredda, per calmarsi.
Il cellulare squillò a vuoto un po' di volte, ma Michael era sicuro che, alla fine, lei avrebbe risposto.
«Che cazzo vuoi?»
«E pensare che quando ti ho conosciuta non dicevi mai una parolaccia» rise lui, cercando di alleggerire il tono della conversazione. La voce di Jordan era dura, severa, non avrebbe ceduto così facilmente.
«Le persone cambiano, Clifford. Soprattutto per colpa degli stronzi come...»
«Come me, lo so, lo so.»
«Appunto, se lo sai allora...»
«No, non lascio perdere, Jo. Voglio riprenderti e non ho intenzione di cedere, questa volta. Jo... tu sei mia. Tu sei mia e lo sai anche tu. Te l'ho già detto, non sono pronto a rinunciare a te.» Restò in silenzio per un istante, solo un respiro di Jordan dall'altra parte.
«E se lo fossi io? Intendo... se fossi io quella pronta a rinunciare a te, Michael?»
«Sei innamorata di me, Jo.» Jordan rise, dall'altra parte, una risata sommessa e debole, volutamente bassa per non svegliare le compagne di stanza.
«Sei un po' troppo sicuro di te, Clifford.»
«In realtà me lo hai detto tu. Sei tu che pensi che non ti ascolto mai, babe. Ricordo tutto quello che mi hai detto, sai?»
«Meno che i consigli.»
«Quelli non li ascolto mai... ma ho pestato la testa e ora so cos'è importante» sospirò, gli occhi alzati al cielo. Jordan ridacchiò ancora, solo un po'.
«E cosa sarebbe importante, Clifford?»
«Tu.» Nemmeno un attimo di esitazione, nemmeno un tremolio nella sua voce.
Jordan restò in silenzio per qualche secondo, gli occhi chiusi, quella risposta semplice ed efficace che ancora le risuonava in mente.
«Michael io non... non so se... ho paura di fidarmi ancora di te.»
«Lo so, babe, ma... lasciami provare. Voglio diventare l'uomo perfetto per te. Sai... quando dicevo che ti avrei dato tutto quello che non ti ha mai dato Chase?» Jordan annuì, come se lui potesse vederla, ma rimase in silenzio. Trascorse solo qualche istante, prima che lui potesse riprendere. «Parlavo anche di questo, parlavo di... di rispetto, Jo. Voglio rispettarti, rispettare le tue idee, i tuoi spazi, i tuoi sentimenti. Non voglio più... giocare con te» sospirò, mentre le parole di Luke rimbombavano nella sua testa, a ricordargli tutto quello che aveva fatto.
Aveva approfittato di lei e si era tirato indietro nel momento in cui Jordan aveva più bisogno di lui.
Ma ora voleva solo proteggerla e starle lontano non era il modo migliore, non per lei, almeno.
«Pensi che... l'amore sarà sufficiente?» Le parole di lei suonarono tristi, vuote, rassegnate. Jordan non aveva speranze per loro due e Michael non voleva far altro che cambiare i suoi sentimenti.
«Ti starò accanto... convinceremo tutti che... che io e te insieme andiamo bene, babe.»
«Michael...»
«Mi riprenderesti con te se ti dicessi che... che sono sotto la tua finestra?» Jordan trattenne il respiro per un istante, mettendosi a sedere di scatto e guardandosi intorno come se potesse vederlo da qualche parte.
«Che... che cosa? Ma che stai dicendo? I-Io... io sono in collegio e....»
«Lo so, ma giuro che sono qui. E voglio vederti. Non mi importa nulla di tuo padre, delle suore, delle tue compagne di classe. Ho solo voglia di te.»
«Michael non starai pensando sul serio di...» Michael rise, mettendola subito a tacere. Spense la radio e scese dall'auto, sbattendo una portiera.
«Il tempo di una sigaretta» disse, sfilando il pacchetto delle sigarette dalla tasca posteriore dei jeans. Ne estrasse una e la accese a fatica, cercando di non far cadere il cellulare.
Si appoggiò noncurante alla portiera della sua auto, lo sguardo rivolto al collegio.
Cercò di ricordare precisamente il punto da dove era scesa Jordan la prima volta che l'aveva vista.
Ricordava i mattoni a vista, ricordava il muro contro cui l'aveva baciata, ricordava tutto abbastanza bene. Lei avrebbe solo dovuto aprirgli la finestra.
«No, Michael... non... non puoi, voglio dire... come diavolo... che ti salta in mente?» Michael rise della sua confusione.
«Non ti va di vedermi?»
«A parte il fatto che non ti ho perdonato, mi sembra... e poi, come intendi fare?» Michael alzò gli occhi al cielo, espirando il fumo della sigaretta.
«Non preoccuparti, sono sicuro che saprò farmi perdonare.»
«Non era quello che intendevo.»
«Lasciami finire la sigaretta... parli sempre troppo, Jordan.»
«E tu non mi ascolti mai, Michael!» Marcò bene il suo nome, nel silenzio assordante di quella notte, facendolo ridere di nuovo.
«Dimmi qualcosa di più interessante. Tipo... chi hai di fianco.»
«Sei un pervertito, Clifford.»
«Oh, ora sì che si ragiona. Mi sembrava non ti dispiacesse il mio essere pervertito, no? Ricordo male?»
«Michael... non cominciare di nuovo con questa storia.»
«Oh, avanti, non fare la stronza. Dimmi chi c'è accanto a te... sono tutte sante sante? O c'è qualcuna di quelle... com'è che le chiami tu? Ah, sì..."troie represse".»
«Michael!»
«Magari potremmo farne infilare qualcuna con noi sotto le coperte, che dici?»
«Che cosa?!» E la voce quella volta le uscì un po' troppo squillante, tanto che, subito, saltò giù dal letto e corse in bagno, sicura che qualcuna l'avesse sentita e si fosse svegliata. Era sicura che nessuna avrebbe fatto domande, ma voleva comunque evitare di dare spettacolo.
E poi Emma quella settimana era rimasta a casa, così aveva una persona in meno da convincere.
«Oh, mi sa che qualcuno si è svegliato.»
«Michael, cazzo, sei... sei un imbecille, dannazione! Ma come ti salta in mente di... di dire certe cose?» Michael rise, questa volta una punta di sincero divertimento nel tono.
«Perché? Non ti piacerebbe, babe?»
«Certo che no! E poi...»
«E poi?»
«Tu... magari... ecco...»
«Ora ho capito! Sei gelosa.» Jordan sgranò gli occhi, appoggiando la schiena alle piastrelle fredde del bagno. Sentì le guance diventare leggermente rosse, alle sue parole, come se, inconsapevolmente, avesse centrato il problema in pieno. «Hai paura che... guardi un'altra, è così?»
«N-No... sarebbe solo imbarazzante.»
«Allora dovremmo provare con un altro ragazzo, così le attenzioni sarebbero solo per te e io ti guarderei godere.»
«Oppure potremmo... po-potremmo semplicemente farlo io e te e basta» mormorò lei di rimando, la pelle ormai in fiamme.
«Ottimo, perché la sigaretta è finita da un pezzo, sai?»
«Cosa vuoi fare?»
«Comincia a tornare in stanza e dimmi se tutti stanno dormendo, poi aprimi la finestra... e cerca di non farti sentire.» Jordan annuì, sospirando rassegnata. Anche volendo, non sarebbe mai riuscita a trattenerlo dai suoi propositi.
Sgattaiolò nella sua stanza in punta di piedi, assicurandosi come meglio poteva che nessuno si muovesse troppo o parlasse.
Li avrebbero sicuramente scoperti, era impossibile che tutto andasse liscio, soprattutto perché non avevano pianificato proprio nulla. Michael era semplicemente pazzo. E le avrebbe fatto passare dei guai seri, se non fosse riuscita a corrompere tutte le sue compagne di stanza.
Eppure, anziché rimproverarlo e lasciarlo chiuso fuori, per qualche assurdo motivo stava andando ad aprirgli la finestra.
Si concentrò per fare il minor rumore possibile, aprendo di poco le imposte per controllare la situazione. Sporse il viso fuori, rabbrividendo per l'aria fresca e ancora di più quando si accorse che Michael era davvero lì, che si arrampicava esattamente dove lei gli aveva suggerito la prima volta che era fuggita dal collegio per incontrare lui, salvo poi cadere addosso a Luke.
Le venne quasi da ridere, vedendolo arrampicarsi così. Certe imprese non erano proprio da lui, si disse sogghignando.
Eppure Michael, alla fine, riuscì a raggiungerla con un sorriso.
«La sicurezza fa davvero schifo in questo collegio» esordì, afferrando con le mani il bordo della finestra.
«Meglio no?»
«Già... ma se mi fai entrare evito di spaccarmi le braccia qua fuori e ti bacio pure.» Jordan sospirò e spalancò le imposte, tirandosi indietro. Michael saltò dentro, appoggiando i piedi a terra molto delicatamente.
Si guardò intorno, ma il buio assoluto che c'era in quella stanza gli impediva di vedere praticamente qualsiasi cosa.
«Jo?» bisbigliò, cercandola alla cieca di fronte a lui. La ragazza ridacchiò, prendendolo in giro per un secondo, poi però, lei che era abituata al buio di quella stanza, trovò la mano di Michael e la strinse nella sua.
Sembrava passato un secolo dall'ultima volta che si erano toccati. E tenersi per mano non era esattamente il tipo di contatto preferito da Michael.
Eppure lui non fece nulla per sciogliere la presa, ma si limitò a seguirla lentamente, mentre Jordan lo trascinava verso il suo letto.
Lo spinse leggermente, facendolo sprofondare nel materasso morbido, sedendosi sul suo bacino senza incontrare la minima protesta da parte di Michael.
Ora era lei ad avere il controllo.
«Quanto mi sei mancata» sussurrò lui, le mani che si posavano gentilmente sulla schiena di Jordan. Lei rise, premendo piano le labbra sul collo di Michael.
«Non mi pare di averti detto che abbiamo fatto pace.»
«Stronza» sospirò pesantemente e le sue dita si infilarono subito sotto la canottiera di Jordan.
«È proprio un'impresa titanica per te dire quelle paroline giuste, vero?» lo prese in giro, mordendogli il collo, le gambe strette intorno al suo bacino. Michael piegò il capo indietro, sospirando rumorosamente, tanto da guadagnarsi un colpetto sulla spalla da parte di lei.
«Non so mai cosa vuoi sentirti dire, è così... complicato, con te.»
«A me sembra piuttosto semplice. Ti perdonerei in fretta se dicessi che... ti...?» Michael sollevò il sopracciglio, benché lei non potesse vederlo. La spinse leggermente indietro, portando le mani sulle sue spalle.
«Mi...?»
«Oh, cazzo, Michael! Ma sei serio?!»
«Mi dispiace, okay? Non so che devo dire!» sospirò, innervosendosi un poco, soprattutto perché il contesto in cui si era infilato non gli permetteva di gridare.
«Oh. Grazie Dio.»
«Perché?! Che ho... detto?!» Jordan sospirò rassegnata, avvicinandosi piano a lui. Portò la mano sul suo viso, accarezzandogli la guancia, seguendo con le dita il suo profilo, saggiando la barba sfatta come piaceva a lei, le sue guance piene, fino ad arrivare a quelle labbra perfette, le labbra che le erano mancate come acqua in mezzo ad un deserto.
Si sporse verso il suo viso e lo baciò piano, con dolcezza. Gli morse il labbro inferiore, sorridendo.
«Hai detto "Mi dispiace", hai detto che ti dispiace.» Un altro bacio.
«Scusa, Jo, non volevo, davvero.» E quella volta fu Michael a cercare di nuovo la sua bocca. Jordan schiuse le labbra, lo accolse di nuovo, assaporandolo, riempiendosi di lui, del suo profumo.
«E....? Ci sei quasi, super uomo» soffiò sulla sua bocca, spingendolo sul materasso sotto di sé. Michael alzò gli occhi al cielo, sollevandosi un poco per ricambiare quei baci sempre più esigenti.
«Ancora non ti basta?» domandò contrariato, la mano che scivolava di nuovo sotto la canottiera di Jordan.
«Dai... ti do un indizio: è ciò che ogni donna vorrebbe sentirsi dire» bisbigliò ridendo un po'. Michael sbuffò appena, spingendola fino a farla finire sotto di lui.
Cercò la coperta con la mano e l'aiutò ad infilarsi sotto, come avevano tanto fantasticato di fare.
«Non mi aiuti, così. Sono un po' troppe cose, non ti pare?» Jordan alzò gli occhi al cielo, ma non poté replicare, perché subito dovette mordersi il labbro, quando sentì la bocca di Michael schiudersi sul suo collo.
«Non ti sto chiedendo la luna, Clifford. Devi solo dirmi che... che avevo ragione» ansimò, mentre le labbra di Michael scendevano un po' più in basso, a baciarle la scapola.
Michael rise, scostandole la spallina della canottiera per poi sfiorarle la pelle con il naso e provocarle un brivido.
«D'accordo. Jordan Collins... avevi ragione tu, dovevo starmene a casa e farmi i cazzi miei» espirò, sollevando la sua canottiera.
«E i miei» concluse lei, portando le mani intorno al suo collo. Michael ridacchiò, per poi tornare subito serio nello scoprire che sotto la canottiera del pigiama non portava nulla.
«Mi rendi le cose semplici, babe» sorrise, scendendo con le labbra a pizzicarle il seno. Jordan si lasciò sfuggire un piccolo gemito, subito soffocato dalla mano di Michael, premuta senza troppa grazia sulla sua bocca.
«Devi fare silenzio, piccola» sussurrò, facendole correre un brivido lungo la schiena. Annuì appena, mugugnando qualcosa sotto le sue dita.
Michael scese sotto la coperta, prendendola per i fianchi, mentre lei si tappava la bocca con entrambe le mani, gli occhi strizzati così forte da farsi quasi male.
Percepì le labbra di Michael sul ventre, scendere sempre più lentamente sulla sua pelle accaldata per l'imbarazzo. Lasciò andare una mano, solo per portarla sotto la coperta, tra i suoi capelli, come aveva tanto sognato di fare.
Michael portò le dita sotto i suoi pantaloncini, facendoli scivolare lentamente lungo le gambe di Jordan. Spostò l'attenzione sulle sue cosce, baciandola con dolcezza, schiudendo le labbra di tanto in tanto, mentre Jordan concentrava tutte le sue energie per non ansimare, muovendo le gambe, inarcando il bacino verso di lui a poco a poco che le sue labbra si facevano più vicine a quel punto che le avrebbe fatto perdere il controllo.
Michael le solleticò i fianchi con le dita, facendola tremare un po', mentre le abbassava anche l'intimo.
Le sue dita l'accarezzarono piano, trovando lentamente il centro del suo piacere, facendole mordere il labbro così forte che Jordan quasi riuscì a sentire il sapore del sangue.
Chiuse forte gli occhi, abbandonandosi ad un sospiro leggero, mentre Michael raggiungeva il punto giusto, quello che aveva imparato a trovare.
Jordan arrossì violentemente, ricordandosi solo in quel momento della sua posizione. Era in un collegio, in una stanza piena di ragazze. Il minimo rumore e qualcuna di loro si sarebbe svegliata, scoprendo il suo ragazzo sotto le coperte a toccarla come non aveva mai fatto prima di allora.
E tutto questo, la paura di essere scoperta e il desiderio di averlo ancora, riuscì ad eccitarla ancora di più, al punto tale di scuoterla e farla tremare, mentre le dita di Michael si muovevano ancora dentro di lei, mentre lui la baciava proprio lì, dove le aveva promesso che sarebbe stato.
Michael rise leggermente, sotto la coperta, finendo piano il suo lavoro per poi ritornare su lentamente, le labbra piegate in un ghigno soddisfatto.
«Sono felice di essere tornato da te. Al Black Hole non mi sarei divertito così tanto.» Jordan annuì, ancora scossa da quello che era appena successo, cercando il suo viso con le mani.
Michael sospirò e si chinò a sfiorarle la fronte con un bacio.
«Forse...»
«Sì, meglio che vada» sospirò allora a malincuore, mentre Jordan illuminava i loro visi con lo schermo del cellulare.
«Non volevo che te ne andassi così presto.»
«Beh... immagino tu non voglia nemmeno che una suora mi becchi nel tuo letto e domani mattina mi faccia castrare, no?» Jordan rise lievemente, accarezzandogli il viso. Lo baciò sulle labbra, sospirando.
«Michael?»
«Che c'è?»
«Questa volta... tornerai, vero?» Sorrise e Jordan quella volta riuscì a vederlo.
«Staremo insieme, te lo prometto.» Si alzò senza aggiungere altro e, furtivamente, scappò da dove era arrivato, con quella promessa sulle labbra.
Si sarebbe licenziato dal Pinker, avrebbe concluso l'università e tagliato ogni rapporto con Chase e la sua compagnia.
Si sarebbe lasciato il passato alle spalle e, quella volta, avrebbe mantenuto la promessa.
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Talk Dirty || 5 Seconds Of Summer
FanfictionAvvertimenti: Contenuti forti «Hai mai fatto sesso telefonico?» domandò all'improvviso. La ragazza si sentì arrossire e, d'istinto, si coprì col lenzuolo, come se lui potesse vederla. "Ti chiamerò tutti i giorni alla stessa ora e parleremo insieme"...