Giusto e sbagliato

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Momo aveva raggiunto la camera di Todoroki, era la seconda volta della serata che si recava nella parte maschile del dormitorio e sperava di ritrovarsi davanti ad una scena decisamente migliore della precedente.
Bussò con delicatezza ed aspettò qualche secondo ma nessuno venne alla porta. Pensò che il ragazzo potesse essere già andato a dormire o che magari non si trovasse lì, normalmente avrebbe desistito dall'insistere, per non disturbare, ma era troppo preoccupata per farlo. Bussò con maggiore convinzione e questa volta qualcuno venne ad aprire.
La porta ruotò sui suoi cardini di quel tanto che bastava per permettere a Shouto di sporgersi e vedere chi avesse bussato.
"Oh, ciao Momo" disse impassibile.
"Ciao Todoroki" si accorse di averlo detto con la voce troppo acuta così si schiarì la voce "scusa se ti disturbo ma prima mi è sembrato di vederti in infermeria e mi sono preoccupata, stai bene?"
Il ragazzo aveva profondo rispetto per l'intelligenza di Yaoyorozu e capì che non avrebbe avuto senso mentirle negando di essere lui la persona che aveva visto ma comunque non voleva dire il vero motivo per cui si trovava là.
"Tranquilla, sto bene, ho solo avuto dei problemi di stomaco, non volevo farmi vedere proprio per non allarmarvi inutilmente"
"Sicuro? Perché mi era sembrato avessi qualcosa con te quando te ne sei andato"
Lui distolse lo sguardo, aprirsi con gli altri gli era sempre stato difficile, se non impossibile, e Momo non faceva eccezione, ma l'ammirazione della ragazza nei suoi confronti lo aveva sempre sorpreso, lo faceva sentire apprezzato. Questo lo metteva a disagio quando si trattava di parlare con lei, non sapeva come comportarsi, con lei avrebbe voluto essere più estroverso ma la sua indole lo frenava ogni volta, era l'unica persona con cui aveva queste difficoltà.
La ragazza poggiò una mano sul braccio che aveva appoggiato allo stipite e lo guardò dritto nei suoi occhi di due colori diversi con espressione apprensiva.
"C'è qualcosa che non va Todoroki?"
L'aveva da sempre considerata di un livello superiore al suo, era bella, abile ed intelligente, tutto quello che si poteva desiderare, ed il fatto che mostrasse tanto interesse verso di lui lo faceva sentire fortunato.
"Entra" rispose aprendo completamente la porta.
Seguì Momo con lo sguardo mentre entrava e richiuse la porta. Lei si inginocchiò per terra al centro della stanza, al tavolino basso sui cui vi era un rotolo di garza, lo prese e notò che era stato usato. Shouto si avvicinò, si sedette alla sua destra e guardò il rotolo toccando l'avambraccio sinistro in maniera istintiva.
Yaoyorozu vide il gesto del ragazzo, posò le garze ed allungò le mani prendendo tra esse la sua, la portò verso di sé, il ragazzo fece inizialmente una lieve resistenza ma poi rilassò il muscolo guardando da un'altra parte. Era felice di aprirsi finalmente con qualcuno, e che quel qualcuno fosse Momo, ma al contempo era disgustato da sé stesso ed aveva paura che avrebbe spaventato ed allontanato la ragazza se si fosse mostrato per ciò che era. Lei sbottonò il polsino della sua camicia nera, che teneva sbottonata con sotto una maglietta bianca. Poteva immaginare cosa avrebbe visto ma in cuor suo sperava che non fosse vero, sperava che in qualche strano modo ci fosse una spiegazione differente a ciò che stava ipotizzando. Alzò lentamente la manica scoprendo l'avambraccio quasi completamente avvolto nelle bende, passò delicatamente le dita sulle garze, di un colorito leggermente rosa in numerosi punti, indicativo del fatto che non si trattasse della prima bendatura ma che comunque i tagli sottostanti fossero recenti.
"Perché?" chiese con un filo di voce con un tono che Shouto non aveva mai sentito, gli pareva triste, preoccupato, premuroso ed apprensivo.
Percepì quanto la ragazza fosse in pensiero per lui, quanto era importante per lei, una sensazione che solo la madre fino a quel momento gli aveva fatto sentire. Decise di ripagare quei sentimenti raccontandole la verità.
"Il male che mi infliggo mi fa sentire meglio, è come se facesse uscire il dolore che ho dentro, in un certo modo mi solleva. Mi sto solo infliggendo la punizione che mi merito"
"Cosa stai dicendo?!" domandò sconvolta.
"Sono sbagliato. Sono nato solo per creare il quirk perfetto ma non ne sono mai stato all'altezza, per mio padre ero un debole, una delusione, e mia madre non poteva neanche vedere ciò che ero diventato, non odiava me, ma odiava ciò che rappresentavo al punto da lasciarmi questo marchio sul viso" si portò la mano libera all'ustione che gli segnava il volto "sono cresciuto odiando colui che mi aveva generato e vedendo impazzire colei che mi amava. Adesso mio padre sta provando a rimediare ad i suoi errori, a ricreare il legame che aveva rotto con tutta la famiglia, e lentamente ci sta riuscendo, mia madre ed i miei fratelli lo stanno perdonando, ma io non ci riesco. Ogni volta che prova ad avvicinarmi io non posso fare altro che respingerlo. Prima mi ha scritto perché vuole incontrarmi ma io non ho saputo cosa rispondere, ho passato tutta la mia breve vita a cercare qualcuno che mi amasse ed ora che finalmente mio padre ha deciso di comportarsi come tale io lo respingo. Semplicemente non merito l'affetto che desidero. Sono sbagliato"
Sentì qualcosa bagnargli il palmo, girò il viso verso la ragazza e vide che delle solitarie lacrime stavano cadendo sulla mano, stretta saldamente nelle sue.
"Tu non sei sbagliato" disse con decisione anche se la voce si stava rompendo "sei eccezionale Todoroki, quindi non provare a dire una cosa simile nemmeno per scherzo. Tuo padre ha commesso degli errori, tu hai commesso degli errori, tutti lo fanno, ma non per questo si è giusti o sbagliati. Bisogna saper accettare i propri fallimenti, cercare il perdono e concederlo a chi si impegna per ottenerlo"
Senza pensarci lo abbracciò.
"Se persino tuo padre si sta impegnando tanto per costruire un rapporto con te forse non ti rendi conto di quanto tu sia importante per le persone, di quanto meriti tutto l'amore possibile...compreso il mio"
Shouto era rimasto pietrificato sia dal gesto che dalle parole della ragazza, si sentiva bene immerso in quell'abbraccio, si sentiva apprezzato. Se una persona saggia come Momo aveva detto quelle parole non potevano che essere vere. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì amato e non percepiva quel senso di repulsione ed inadeguatezza che solitamente lo coglieva dinanzi a quel sentimento. Lentamente, in maniera quasi titubante, ricambiò l'abbraccio.
Yaoyorozu si staccò leggermente da lui, appoggiandosi con una mano al suo petto, e lo guardò dal basso verso l'alto.
"Vorrei esserti più vicina d'ora in poi, vorrei aiutarti in ogni modo possibile, vorrei rimanere al tuo fianco"
Todoroki rimase sorpreso da tale proposta, non era mai stato bravo a leggere tra le linee, cosa che, per qualche motivo che non comprendeva, suscitava ilarità all'interno della classe, ma quella della ragazza gli era parsa una dichiarazione. Era ciò che più avrebbe desiderato, dire sì alla persona che più di chiunque altro lo aveva fatto sentire accettato ed importante, ma non si riteneva abbastanza per lei. Momo era bella, intelligente, talentuosa e di buona famiglia, non avrebbe mai potuto darle ciò che meritava , lui, che ancora non riusciva del tutto ad accettare se stesso, che era turbato da infiniti problemi famigliari e che faceva fatica ad aprirsi con gli altri, non voleva essere un peso o una preoccupazione per una ragazza così speciale, ma allo stesso tempo non voleva rinunciarvi, era la persona di cui aveva bisogno e quella per cui avrebbe fatto qualunque cosa ma non si sentiva sicuro di essere alla sua altezza.
L'afferrò delicatamente per le spalle e le diede un bacio sulla fronte, cosa che la fece arrossire e provocando di riflesso un sorriso sul viso di Shouto, aveva sempre trovato tenera quella sua espressione.
"Sei tu la persona veramente speciale tra noi due, vorrei tanto avere l'onore di passare il mio futuro con te, ma ho bisogno di riflettere"
Dettò questo si alzò, lasciando Yaoyorozu alquanto spaesata ed in un certo senso preoccupata, ed uscì dalla stanza riabbottonandosi il polsino, non curante del fatto che la stesse lasciando nella sua camera, la cosa non lo infastidiva affatto.
Non aveva idea di dove andare o cosa fare, voleva solo svuotare la mente e sperava che facendo una passeggiata capitasse qualcosa che potesse indirizzarlo. Persino lui comprendeva che era una cosa assurda, stava sperando che il fato gli mandasse un segno, o qualcosa di simile, che potesse aiutarlo a prendere una decisone, ma, per quanto ragionasse, non riusciva a trovare una risposta, quindi decise che l'opzione migliore era non pensarci attivamente, per quanto possibile.
Si diresse al pian terreno, voleva uscire a fare due passi all'aperto, non riflettendo minimamente sul fatto che non fosse vestito adeguatamente per la temperatura esterna. Quando era quasi giunto al portone qualcosa attirò la sua attenzione, con la coda dell'occhio notò una figura seduta su una dei divanetti, non l'aveva vista mentre transitava perché era piegata in avanti e lo schienale ne impediva la visione. Si avvicinò incuriosito e capì che si trattava di Izuku, aveva un'espressione stanca ma la cosa che lo preoccupò era la strana posizione in cui si trovava, pareva disperato.
Gli toccò una spalla per attirarne l'attenzione, lui si girò di scatto preso alla sprovvista, quasi spaurito.
"Ah, sei tu, Todoroki" disse con un sospiro di sollievo.
"Scusa se ti ho spaventato ma mi sembravi preoccupato"
Fece il giro del divano e si sedette anche lui, lasciando circa mezzo metro di spazio dal suo compagno, che guardava dritto dinanzi a sé senza fissare lo sguardo su qualcosa di specifico.
"Stai bene?" chiese più freddo di quanto non volesse sembrare, era sinceramente preoccupato per Midoriya, la prima persona con cui avesse stretto un rapporto all'interno della classe ed uno dei pochi che definiva tranquillamente suo amico, ma al tempo stesso non voleva risultare invasivo o sfrontato.
"No" rispose stancamente, si appoggiò completamente allo schienale e distese le gambe "ma non c'è niente che io possa fare oramai...credo...alcuni direbbero che non ha senso lamentarsi di qualcosa che non si può cambiare ma io non posso sopportarlo, come si può semplicemente accettare ciò che non possiamo mutare neanche volendolo ed impegnandoci con tutte le nostre forze?! Io non ci riesco"
La sua espressione divenne più tesa man mano che parlava. Tirò con decisione un pugno alla seduta del divano, sobbalzando leggermente nell'atto. Ci fu qualche secondo di silenzio.
"Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, ci sono cose nella vita che non possiamo decidere, non possiamo variare, penso sia comprensibile che qualcuno non lo accetti, ma questo non cambierà le cose, ci si può arrabbiare, ci si può disperare, ci si può impegnare, ma tanto alla fine non importerà"
"Quindi? Cosa dovrei fare? Starmene qui a piangere e basta?" c'era tanta rabbia nelle sue parole, ma non era indirizzata all'amico, non era indirizzata a nessuno a dire il vero, era la frustrazione dovuta al senso di impotenza che lo pervadeva, Todoroki lo aveva capito.
"Non so quale sia il tuo problema, ma credo che si debba andare oltre, trovare qualcos'altro"
"Ma io non posso andare oltre a ciò"
"Sembra sempre così, che non ci siano alternative. La volontà non potrà cambiare il destino...ma forse può cambiare noi"
Izuku non riusciva a comprendere completamente le parole del compagno, per lui era difficile accettare che quella fosse la soluzione, gli sembrava solo una scusa per arrendersi, per mollare, ma nel profondo percepiva che non tutto ciò che aveva detto era per forza sbagliato, non condivideva il suo pensiero ma sapeva che non esiste chi ha ragione e chi torto, esistono semplicemente modi diversi di vedere le cose.
Calò nuovamente il silenzio, il ragazzo aveva un'espressione più pensierosa che triste, Shouto lo stava fissando, cercando di capire cosa gli passasse per la testa, quando gli tornò in mente il suo problema, sapeva non essere il momento più adatto ma si trovava di fronte alla persona che riteneva più adeguata, così colse l'occasione.
Distolse lo sguardo per educazione, tossì sommessamente e riprese a parlare.
"Posso chiederti un consiglio?" domandò titubante
Midoriya lo guardò un attimo prima di rispondere.
"A dire il vero non sono molto in vena di parlare stasera, ma visto che hai provato ad aiutarmi proverò a fare lo stesso"
"C'è una ragazza a cui tengo particolarmente che, a quanto pare, vorrebbe stare con me, io però non voglio esserle un peso, una preoccupazione o farla soffrire in qualche modo, lei è speciale e si merita qualcuno che possa renderla felice sempre ed io temo di non essere quella persona, ho troppi fardelli da portare e non voglio che pesino anche su di lei, tutto ciò che ho passato mi ha portato ad essere una persona fredda e chiusa, quanto di più lontano possibile vorrei per lei. In maniera forse un po' egoista, però, non voglio rinunciarci. Qual è la cosa giusta da fare?"
Il suo compagno si alzò in piedi e si girò verso di lui.
"Tu la ami?"
"È praticamente la ragazza perfetta, chiunque l'amerebbe credo"
"Non hai risposto alla domanda" disse facendo comparire finalmente un sorriso divertito, anche se durò non più di un istante "tu la ami?"
"Sì" rispose finalmente convinto.
"Lei ti ama?"
"Da quel che dice mi pare di sì"
"Bene, allora la soluzione è più facile del previsto. Lei vuole te e tu vuoi lei, non farebbe bene a nessuno dei due fuggire da ciò. Tu hai paura di non essere la persona che merita ma sei stato tu stesso poco fa a dirmi che la volontà non cambia il destino ma può cambiare noi, allora cambia e diventa la persona che vorresti per lei, se davvero vuoi renderla felice ci riuscirai. Poi c'è una cosa che spesso dimentichiamo, che le nostre paure, i nostri dubbi, spesso solo gli stessi che colgono anche l'altra persona. Non è detto vada bene, ma è meglio aver amato e poi perduto che non aver amato"
Il ragazzo si diresse oltre il divano, verso le scale, sotto lo sguardo di Todoroki, che era stato come illuminato dalle parole dell'amico, ma poco prima di salire il primo gradino si voltò.
"Sai, non è vero che i treni passano una volta sola, ma certamente non ti aspettano in eterno, purtroppo io l'ho capito solo da poco"
Finito di parlare salì le scale.
Momo era rimasta spiazzata dalle parole del ragazzo, avrebbe voluto dirle di sì, e di questo era felicissima, ma non riusciva a comprendere su cosa dovesse riflettere. Non le era stato facile dichiararsi a Shouto ma quando aveva visto il suo braccio fasciato le era scattato qualcosa dentro, un senso di premura preoccupazione ed amore l'aveva pervasa, non avrebbe potuto vederlo nuovamente sotto un'altra luce.
Si guardò intorno, molto imbarazzata di trovarsi in una camera altrui senza il suo proprietario, e mentre i suoi occhi passavano sui mobili di legno scuro in raffinato stile giapponese classico notò una ikebana (uno stile di composizione floreale giapponese) di Iris viola, lo stesso tipo che lei aveva in camera sua in un vaso da fiori trasparente sulla mensola. Si alzò per andarlo ad osservare ma, mentre si avvicinava, notò la cornice tonda in legno nero appesa alla parete una decina di centimetri più a destra, la tolse dal suo gancio di sostegno per vederla meglio. A giudicare dall'aspetto di Todoroki doveva trattarsi di una foto abbastanza recente, nell'immagine vi era il suo compagno con la sua sorella ed il suo fratello, tutti e tre in piedi dietro la madre seduta, dovevano trovarsi in una stanza di ospedale. Mentre guardava il viso impassibile del ragazzo dai capelli metà bianchi e metà rossi rifletté a quanto dovesse essere stata dura, quantomeno sul piano emotivo, la sua vita, lei non poteva neanche immaginare cosa potesse provare ogni giorno. Comprendeva che la sua freddezza derivava dai suoi traumi infantili, era ovvio che per lui aprirsi ad altre persone fosse più difficile, pensò che la sua dichiarazione d'affetto così improvvisa potesse averlo spiazzato e che fosse quello il motivo per cui aveva necessità di riflettere. Decise di andarsi a scusare, per fargli capire che comprendeva la sua situazione.
Rimise la cornice al suo posto e si diresse fuori, avendo premura di chiudere con delicatezza la porta, imboccò le scale mentre cercava di dedurre dove potesse essersi diretto il ragazzo. In quello stesso istante comparve Midoriya al fondo della gradinata che saliva con passo deciso, lei accennò un saluto cordiale con la mano ma quando stava per iniziare a parlare osservò che il compagno dai capelli verdi non la stava considerando, aveva lo sguardo fisso sul pavimento ed un'espressione pensierosa. Si spostò su un lato per non intralciarlo e lo guardò passare, in silenzio.
Finì di scendere le scale e raggiunse il pian terreno dove si trovava Shouto, che si stava alzando. Appena il ragazzo si girò, con l'intento di incamminarsi verso le camere, vide la compagna e si immobilizzò, se non sorpreso quantomeno spiazzato.
Lei si avvicinò con mani le unite dinanzi a lei e le braccia distese verso il basso.
"Todoroki, sono venuta a chiederti scusa, prima sono stata troppo precipitosa. Penso veramente ciò che ti ho detto ma comprendo che tu possa non sentirti a tuo agio nell'esprimere apertamente e subito le tue emozioni, quindi volevo solo dirti di prenderti tutto il tempo che ti serve"
Il ragazzo rimase piacevolmente stupito di quanto lei si preoccupasse per lui, molte persone non ci avrebbero pensato, si era dimostrata sia intelligente che premurosa. Si avvicinò lentamente, guardandola dritta nei suoi occhi neri, cosa che mise leggermente in imbarazzo Momo, fece passare un braccio dietro la schiena, portandola a sé, mentre poggiava l'altra mano su quelle della ragazza, portandole all'altezza del loro petto, e si sporse facendo congiungere le loro labbra.
Yoayorozu rimase inizialmente spaesata ed imbarazzata dal comportamento di Shouto, non sapeva come reagire a questo gesto d'amore così improvviso, pensò a cosa dovesse fare ma comprese che per una volta non era il caso di star troppo a riflettere, subito sciolse i muscoli, chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel romantico momento.
"Todoroki stai bene?" chiese ironica appena le due bocche si separarono.
Lui guardò per un secondo il suo viso sorridente.
"Scusa, pensavo che fosse un modo comune per dimostrare il proprio amore" rispose con un velo di imbarazzo "ma se ti ha infastidito..."
"No, assolutamente no" troncò lei poggiandogli una mano sul petto "è solo che è...ecco...strano da parte tua, ma tranquillo, ne sono felice"
Lo abbracciò contenta. Il ragazzo mise una mano tra i suoi capelli e le portò la testa al petto facendo comparire sul suo volto un'espressione sinceramente contenta.

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