03 Verifica a sorpresa.

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*Driiiin Driiiin Driiiiin*

- Domani riprenderemo la lezione. Non spingete! – esclama la professoressa di storia al suono della campanella, interrompendo la sua spiegazione sulla seconda rivoluzione industriale.
Il primo giorno è giunto al termine. Giuro che in tutti questi anni non ho mai avuto un primo giorno di scuola strano quanto questo! E' stato surreale. Ho trascorso cinque ore consecutive cercando di restare concentrata nel tentativo di capire come si calcola la derivata di una funzione o cos'è la catena di montaggio e come ha ispirato Henry Ford. Più che altro è stata una lotta con me stessa. Guardavo e ascoltavo i professori per un massimo di dieci minuti, poi dirigevo lo sguardo, e di conseguenza la mia attenzione, su Ombra, riflettendo su quanto mi avesse affascinata e ripensando al sogno fatto la notte scorsa. Possibile che abbia sognato esattamente quella collana? E' strano, ma più cercavo di riavvolgere il nastro di quanto avvenuto nella mia mente durante il sonno più questo si faceva sfocato.
Non riesco a ricordare quasi nulla. L'unica cosa chiara è quel ciondolo.
"Key of my Heart" mormoro tra me e me.

- Mela!! – mi chiama il mio amico Thomas. Mi guardo attorno e mi accorgo che la classe si sta svuotando velocemente, tutti si accingono ad uscire dall'aula con il sottofondo della campanella.

- Scusa, mi ero incantata un attimo. Andiamo! – gli rispondo riprendendomi dal mio stato di trance. Volgo lo sguardo verso lui e gli sorrido come per dire "è tutto ok". Thomas ricambia inarcando leggermente le sopracciglia e inclinando la testa su un lato quasi a dire "cos'hai che non mi dici?" Mi avvicino a lui scuotendo la testa e insieme ci dirigiamo verso l'uscita. Mentre camminiamo non posso fare a meno di pensare ancora ad Ombra. Perché mi fissava? Forse perché si era accorta che la guardavo? Mi avrà preso per una maniaca o una schizzata?
Magari sono io che mi sto fissando... probabilmente nel mio sogno la collana non era esattamente come quella che indossa lei. Ho forse semplicemente proiettato su di lei l'oggetto del mio desiderio, tra l'altro immaginario in quanto l'ho solo sognato. E lei mi guardava perché io la guardavo. Non credo sia stato carino fissarla in quel modo, alla fine non ci conosciamo e chissà cosa ha pensato di me. Sicuramente nulla di buono. Devono sempre andare male i miei primi incontri, mai una volta che vada tutto liscio e riesca a stringere amicizia senza problemi.

Ricordo di quella volta che Sara organizzò un'uscita di gruppo e invitò il suo vicino di casa per farmelo conoscere. Sono praticamente l'unica in tutta la classe che non ha mai baciato un ragazzo e credo che fosse uno dei motivi per cui l'abbia fatto. Decidemmo di ritrovarci tutti sotto casa mia e raggiungere il ristorante a piedi. Passeggiando lungo la costa iniziarono a formarsi quei soliti gruppetti che trovando un argomento in comune di cui parlare si allontanano leggermente dagli altri. Ecco, io rimasi sola con il vicino di Sara. Ripensandoci non credo sia stata una situazione del tutto casuale. Ero imbarazzata, non sapevo se dovessi essere io ad iniziare una conversazione e nemmeno come. Mi limitai a rivolgere lo sguardo verso la sponda del mare e il tramonto, ammirando il movimento maestoso dell'acqua. Lui, notando il mio imbarazzo, improvvisò qualcosa. - Ti piace il mare?

- Si! – risposi io. Notai che la mia risposta secca lo ammutolì completamente. Avrei forse dovuto argomentare? Capii subito che se non volevo continuare questo silenzioso tragitto imbarazzante avrei dovuto prendere le redini della situazione in mano. "Cosa potrebbe mai andare storto?"

- Mi affascina molto il mare, l'oceano. Se solo penso che questa grande distesa d'acqua ci collega tutti... vorrei poter essere anche solo una sua goccia.

Notai un leggero stupore sul suo volto. Mi guardò con i suoi occhi castano scuro per un momento, giusto il tempo di incrociare i miei. Accennai un sorriso. Poi tornò a guardare avanti a sé. Passò qualche minuto di silenzio. Non capivo, avevo in qualche modo aperto una conversazione e lui invece taceva. Eppure lui voleva parlarmi o non mi avrebbe fatto quella domanda.

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