Capitolo 22

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Mia

Mancano ancora 3 ore all'arrivo a Manchester. Tutto questo tempo in aereo non ho fatto altro che leggere, ascoltare musica e andare in bagno. Josh ed io abbiamo parlato davvero poco. Credevo che per ricostruire il nostro rapporto la cosa fondamentale fosse il dialogo, ma se mi sbagliassi? Forse sono più importanti le azioni, i piccoli gesti. Inoltre non me lo ricordavo così taciturno, ma sicuramente sarà così perché tra di noi c'è ancora un discreto imbarazzo.
Ho così tanti pensieri incasinati, e spero vivamente che questa vacanza mi faccia dimenticare tutto, che la mia testa abbia un attimo di pace, per l'amor di Dio.

Dopo aver letto ormai due capitoli e mezzo di "Tartarughe all'infinito", infilo il segnalibro in mezzo alle due pagine e lo chiudo. Mi sono stancata di leggere.
Mentre una vecchia canzone dei Beatles riecheggia nelle mie orecchie, mi guardo attorno e osservo: osservo la gente attorno a noi, gli altri passeggeri, osservo Josh accanto a me che dorme come un bambino. Osservo il mio cellulare per controllare l'ora, è ancora troppo presto. Osservo l'orario contando i minuti, i secondi, dopodiché mi stanco di fare anche quello e il mio sguardo torna ai passeggeri dall'altro lato dell'aereo: tra gli ultimi posti c'è una giovane coppia che non fa altro che baciarsi e stringersi, e si sussurrano cose dolci alle orecchie. Sembrano felici di essere qui. Sembrano felici di fare una vacanza insieme.
Invece nel posto davanti c'è una famiglia con una bambina piccola, entrambi i genitori parlano animatamente tenendo in mano degli opuscoli dei posti più famosi da visitare in Inghilterra, facendoli vedere anche alla figlia. Sembrano tutti entusiasti di andare in Inghilterra, o di andare semplicemente in vacanza con qualcuno che amano. Allora perché io non mi sento così? Mi sento entusiasta, ma non riesco a sentirmi felice.
Appoggio la testa al sedile e sento che mi si chiudono gli occhi, e quindi, ancora immersa di pensieri, mi addormento.

Mi sveglio dopo due ore e mezzo, giusto in tempo per atterrare. Mi giro e guardo il moro, è sveglio e mi guarda: "Ehi, buon risveglio! Stiamo per atterrare."-"Lo so."

Rispondo in modo un po' freddo. Mi slaccio la cintura e sento che l'aereo sta atterrando: "È tutto ok?"

Mi chiede guardandomi confuso l'altro. Io annuisco e rispondo, con tono vago: "Sisi, tranquillo, è tutto ok."

Mi alzo e, una volta che ci troviamo a terra, prendo la mia borsa dallo scompartimento in alto e mi risiedo. Anche Josh si sistema accanto a me ed entrambi aspettiamo che scenda un po' di gente prima di noi.

Una volta scesi camminiamo con i nostri bagagli silenziosamente fuori dall'aeroporto: "Prendiamo un taxi per andare in albergo?"

Chiedo una volta fuori. L'altro annuisce e dice: "Una volta in albergo ci rinfreschiamo magari. Sai, ho prenotato una cena stasera in un bel ristorantino, per passare al meglio la nostra prima serata in Inghilterra."

Mi avvicino al marciapiede e intravedo un taxi in lontananza, allungo una mano per fermarlo mentre lui parla e rispondo: "Oh si, andrebbe benissimo per me. Magari mi riposo un po' prima di uscire di nuovo."-"Si, va bene."

Detto questo, entriamo nell'auto dopo che il tassista ci ha gentilmente messo le valigie nel bagaglio: "Dove vi porto?"

Chiede subito dopo. Guardo il ragazzo accanto a me per rispondere, mi sono accorta solo ora che non so ancora l'indirizzo del nostro hotel.
Risponde con nonchalance: "Ci porti al Mercure Manchester Piccadilly Hotel. Grazie."

Partiamo subito, e intanto, ne approfitto per guardare fuori dal finestrino per avere un assaggio della città: mi cade l'occhio su delle case tutte costruite in blocchi di mattoni di terracotta che si affacciano sulla strada. Non so perchè, ma le trovo molto affascinanti.
Andando sempre più avanti vedo dei palazzi altissimi, negozi di ogni tipo e monumenti storici. Voglio davvero visitarli tutti.
Il taxi gira a destra e ci ritroviamo davanti a quello che presumo sia il nostro hotel: c'è una facciata altissima piena di finestre, il tutto illuminato, e nella fiancata di questa facciata la scritta del nome dell'hotel in verticale tutta illuminata di rosa.

"Wow!"

Esclamo guardando con occhi spalancati e a bocca aperta dallo stupore. Letteralmente.
L'altro mi guarda sorridente, un po' presuntuoso, come ad essere soddisfatto delle proprie azioni, e mi chiede: "Ti piace?"-"Scherzi? Lo adoro già!"-"Ahaha scendiamo, dai."

Annuisco e scendo subito dalla macchina dopo di lui. Stavolta prendiamo noi i bagagli. Josh mi passa i miei con attenzione, e una volta presi i suoi, chiude il portabagagli. Dopodiché si avvicina al finestrino del tassista e lo paga. Lo aspetto mentre guardo ancora la bellezza di questo posto. Dopo aver pagato entriamo. Dentro è ancora più bello: ci sono delle finestre enormi che danno la vista su tutta la città, dei tavolini rotondi posti davanti alle finestre attornati con delle sedie rivestite in pelle bianca. Tutto questo appoggiato su un tappeto persiano che si estende per tutta la stanza.
Se questa è solo la hall già mi immagino il resto dell'hotel!
Mi siedo su una delle sedie e guardo fuori, intanto il moro mi guarda e dice: "Mentre tu ti godi il panorama io vado a fare il check-in."-"Oh, okay, ti aspetto qui."

Va a parlare con il receptionist e intanto io mi perdo a guardare le luci che emana questa città e dei suoi edifici. Il cielo è di un blu ceruleo, si sta facendo buio, ed è di una tonalità che si sposa perfettamente con le luci di questa città. Mi sembra di vedere un dipinto olio su tela.
Mi giro verso la reception e mi avvio a passo svelto verso di lui: "Allora? A che punto siamo?"

L'altro mi guarda e mi passa la chiave della nostra stanza: "Siamo pronti, andiamo. Stanza 402, primo piano."-"Yee!"

Esulto e osservo la carta bianca che ho in mano, ovvero la camera della nostra stanza. Ringrazio il receptionist e ci avviamo verso l'ascensore. Intanto che lo aspettiamo dico, per non rimanere sempre nel nostro solito silenzio imbarazzante: "Ho osservato la città mentre ti aspettavo, ed è bellissima! Ci sono dei posti fantastici."-"Si, è molto carino qui."

E non prosegue oltre. Sbuffo delusa, e proprio in quel momento arriva il nostro ascensore e, trascinando la mia valigia, mi ci infilo subito dentro.
Una volta entrambi dentro, spingo il nostro piano e con una quiete tombale sentiamo l'ascensore salire.
Arriviamo al piano e rilascio un sospiro. Riprendo la mia valigia ed esco dall'ascensore seguita da lui. Prendo la chiave della stanza dalla tasca posteriore del jeans e guardo il numero inciso sopra, poi alzo lo sguardo, mi guardo intorno per trovare la camera, vedo la 390 davanti a me: "Seguimi."

Dico velocemente a Josh.
Lui mi segue e io cammino a passo svelto, guardando da porta a porta finché non arriviamo alla 403.

"Eccoci finalmente!"

Esclama. Passo subito la carta magnetica, impugno la maniglia della porta e la abbasso. Entriamo in camera, e ovviamente non poteva non essere bella anche questa stanza: c'è un letto a baldacchino molto moderno, in legno, poi davanti un tavolino con la tv e, come in tutto l'hotel, una mega finestra con vista. Davanti al letto, accanto al tavolino, c'è una poltrona enorme.
Il bagno è tutto meticoloso. Bianco, con una vasca enorme e con una finestra sempre più piccola sopra la vasca.

Mi sdraio un attimo sul letto, sfinita per il viaggio, mi rilasso mentre l'altro va in bagno per farsi una doccia e sistemarsi.
E nel preciso istante che sto per addormentarmi sento bussare alla porta. Rilascio un lamento sperando che la persona dall'altra parte se ne vada, ma invece bussa ancora.
Mi alzo controvoglia ed esclamo: "Arrivo!"

Apro la porta e quasi rimango pietrificata a alla visione che mi ritrovo davanti. Mi tremano le gambe.

"Ciao."

Dopo che l'ultima persona che mi sarei mai aspettata qui a Manchester mi saluta, dico, con la gola secca e la voce tremante, carica di perplessità: "H-Harry."

Night of illusionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora