Il livido sulla guancia era ancora vagamente visibile sotto il fondotinta e la pelle pizzicava sotto la punta delle dita invisibili che sentiva sfiorarla. Pallia le aveva promesso di aiutarla con il male, ma si era dimenticata quanto il trattamento voudou potesse essere fastidioso. La bambolina che aveva cucito la sera prima non aveva le sue fattezze ed era probabilmente un vecchio calzino riempito di bambagia, ma aveva uno squarcio in corrispondenza della guancia e Pallia lo stava cucendo con un ago minuscolo. Dietro di lei i finestroni giganti dell'aula dove si erano accampati davano su un cortile ordinato e moderno, con addirittura delle colonnine per ricaricare i cellulari. Non c'era quasi nessuno fuori, solo qualche ombra di passaggio e delle voci nei corridoi. Erano le due ma la giornata era piovosa e il freddo si insinuava nelle giornate con maggior insistenza rispetto a solo una settimana prima.
A dirla tutta avevano cercato un altro posto dove mettersi a studiare, solo per scoprire che le riunioni delle gilde studentesche avevano ingolfato il già precario sistema di prenotazione delle aule che si fingeva funzionasse alla scuola di Ecate e Proserpina. In realtà, con la coda dell'occhio, Chanej poteva vedere il disappunto dipinto in faccia a Kizia. Era pensierosa e imbronciata da quando erano arrivati alla Politecnica, unica opzione se davvero ci tenevano a studiare assieme, e vedere come la segreteria avesse un registro digitale della prenotazione delle aule e come le segretarie avessero lasciato in mano ad Adriano una chiave e avessero augurato loro buono studio. Non sarebbe mai accaduta una cosa del genere da loro. Mai in mille anni.
"Ancora un secondo e ho finito" disse Pallia muovendo le mani con precisione chirurgica. La cosa più divertente, però, erano le facce sconvolte e incuriosite dei quattro umani persi completamente a osservare la magia in atto. A questo si aggiungeva il fatto che Pallia stava decisamente dando spettacolo. Aveva portato il materiale in borsa e poi aveva proceduto lì in classe al rituale di legame, per poi iniziare a riparare i tessuti dentro la sua guancia. Il livido sarebbe sbiadito di un poco, ma quello che le importava era riportare l'interno dei tessuti come prima.
Cato osservava con particolare interesse prima la bambolina e poi la sua guancia, come per cercare di vedere i cambiamenti in corso.
"Te l'ho già detto. È inutile, non si vedrà niente dall'esterno. È tutto interno... a meno che tu non abbia la vista a raggi x per vedere dentro".
Cato si rimise dritto a braccia conserte, a fatica, perché sembrava proprio intenzionato a rimanere a fissare fino a che non avesse finito. Ma il pizzicore era sempre più leggero e Chanej sapeva che ancora un paio di minuti e sarebbe finita.
"Mi serve solo per evitare di sembrare una specie di avanzo di galera quando andrò a ricevimento dal professore", disse Chanej, non appena Pallia finì, passandosi le dita affusolate sullo zigomo di un bel lilla.
"Perché non le hai chiesto di farlo sparire del tutto?" chiese Adriano incuriosito e Pallia, richiudendo il suo astuccio degli aghi e uncinetti, si prodigò di rispondere. "Perché per riparare una cosa del genere sarebbe stato troppa fatica per niente. È un ematoma, passerà da solo in due giorni e in questo caso avrebbe fatto più male tentare di riparare tutto piuttosto che dare una mano ai muscoli e al sangue per fare il loro dovere".
"Quindi avresti potuto farlo sparire del tutto" ribadì Adriano. "Nel senso, con i tuoi burattini puoi curare le persone". Sembrava parecchio interessato, ma Chanej immaginò fosse perché nessuno di loro aveva mai capito esattamente cosa studiassero Pallia e Kizia.
"È molto più facile fare del male – ammise Pallia – o trovare le persone, con questo tipo di magia. Ma sì, volendo si può usare anche per rimetterle a posto. Si basa tutto sul legame tra l'oggetto che hai e la persona a cui dirigi l'azione. Però, oggettivamente, anche voi avete la vostra medicina moderna: se vai dal dottore umano con un livido del genere ti propone un'operazione chirurgica o ti dà una pomata e ti consiglia di non farti prendere a pugni?"
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Cave magam
JugendliteraturLe streghe e gli umani non si amano particolarmente, nemmeno a Mediterra, dove sono costretti a vivere gomito a gomito, la metropoli che sembra avere spazio per tutti. Ma è solo un'apparenza. Le studentesse dell'Accademia dei Riti di Ecate e Proserp...