Capitolo 58: Risveglio sanguinoso

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Jimin aprì gli occhi.

Era buio, non riusciva a vedere niente intorno a sé. La testa gli pulsava come non mai.

Provò a portarsi una mano a massaggiarsela, e si accorse solo grazie a quello di avere le mani legate. Provò a muovere le gambe: stesso risultato.

La camera in cui si trovava era priva di qualunque ornamento, non erano presenti né mobili né altro.

Lui era seduto, accovacciato in un angolo di una stanza che, pian piano, riusciva ad osservare sempre di più: i suoi occhi si stavano abituando al buio in fretta.

Non era solo.

Jimin sentiva un respiro pesante poco distante da lui, anche se non riuscì ad identificare la figura per vario tempo. Forse stava dormendo? Era Namjoon? Jaemin? No, la sagoma era troppo grande per appartenere a Jaemin... ma allora lui dov'era? Ma, soprattutto... le narici di Jimin erano state investite da un forte odore di... sangue. Cosa si era perso?

«Sei sveglio?» sussurrò la figura, con tono stanco e spento. Non sembrava aspettarsi una risposta, aveva perso la speranza.

«Sì... Nam hyung?» Jimin riconobbe a stento quella voce.

Namjoon alzò la testa, e finalmente il più piccolo riuscì ad identificarlo una volta per tutte. Era buio, sì, ma il viso era il suo, proprio come la voce e la statura. Namjoon era lì con lui, ed era ancora vivo.

«Jimin-ie... non pensavo che mi avresti risposto...» mormorò poi il maggiore, abbozzando un piccolo e triste sorriso.

«Da quanto siamo qui dentro? Jaemin? Cos'è successo?» si volle informare immediatamente Jimin, per poi tossire leggermente.

«Mi hanno spaccato l'orologio, non so dirti quanto tempo sia passato di preciso... ma credo che adesso sia notte fonda. Minimo dieci ore sono passate, minimo. E non so niente di Jaemin, sono restato in questa stanza con te che eri svenuto per quasi tutto il tempo.» rispose Namjoon, mordendosi il labbro: odiava non avere in mano la situazione.

«Hai visto... lei? In che senso "per quasi tutto il tempo"?» continuò l'altro, che voleva ricevere più dettagli possibili sull'accaduto: più avrebbe saputo, meno si sarebbe spaventato.

«Dayeon? Sì, l'ho vista. Qualche ora fa, quando era ancora sera... mi ha preso, e mi ha fatto picchiare da Baekhyun e Chanyeol, mentre Jongin mi teneva puntata contro una pistola. Quando ero inerme a terra, hanno iniziato a cospargermi di sangue sul petto, con una dannata precisione... Io non sono riuscito a ribellarmi, mi bloccavano e non potevo muovermi in alcun modo. Poi, hanno detto che dovevo tenere gli occhi aperti e guardare in alto. Se così non avessi fatto, ti avrebbero sparato. Bella scelta, vero? Mi hanno scattato delle foto, con un'angolatura studiata... Jimin, sembravo davvero morto in quelle condizioni. Non che adesso stia benissimo, certo... poi, Dayeon è venuta, ha visto le foto e le ha inviate a qualcuno. Credo che abbia simulato la mia morte per spaventare tutti... e, cazzo, un'immagine del genere lascerebbe pensare il peggio a chiunque.»

Namjoon aveva la voce spezzata, rotta. Lui era rotto. Aveva capito il piano di Dayeon, e si era sentito fin da subito male. Cosa avrebbe pensato Seokjin, vedendo quella foto?

Il viola voleva soltanto rassicurare il suo fidanzato del suo stato di salute: era vivo, almeno per ora. Eppure, in quel momento come non mai, era succube degli eventi, completamente passivo. Inutile.

«Perché è tornata...»

Jimin non stava parlando a Namjoon, non si aspettava una risposta. Aveva ascoltato tutto in silenzio, e via via che sentiva raccontarsi l'accaduto di quelle ore, si sentiva più male. Namjoon non aveva vissuto dei bei momenti, e non aveva potuto contare neanche sul suo supporto. Aveva dovuto affrontare tutto quello da solo, era stato picchiato a sangue e costretto a simulare la sua morte. Doveva sentirsi a pezzi, distrutto.

My Alien - VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora