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[parole: 6458]

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FUTAKUCHI

Mi sentivo libero, con un enorme peso in meno dal petto, come se mi avessero svuotato.
Non sentivo affatto che tutti i miei problemi fossero stati risolti, però sentivo e percepivo di avere l'opportunità affinché ciò accadesse e mi faceva sentire sollevato, in un certo senso, avere l'opportunità di rimediare a qualcosa è sempre meglio di lasciarla alla sua disfatta.
Avevo l'opportunità di migliorarmi e di poter fare in modo di spianarmi la strada davanti, ora che quei massi erano stati rimossi, seppur in parte, dal mio cammino.
Credevo finalmente di poter chiudere col mio passato o almeno di non tormentarmi per esso, di poter vivere la mia vita felicemente, di potermi svegliare la mattina e non provare schifo per ciò che avevo fatto in passato e per le persone che avevo ferito e deluso. Insomma, di poter aprire gli occhi e vedere le cose in una maniera diversa, ora sentivo di poterlo fare o perlomeno di essere a un passo affinché si realizzasse.
Eppure mi sembrava tutto così facile, non sapevo ancora che i problemi erano appena iniziati.

"Sei sicuro di voler andare?"

Sbuffai l'ennesima volta.
Erano almeno 6 volte che mia madre me lo chiedeva da quando si era alzata per assicurarsi che, appunto, me la sentissi di andare a scuola e agli allenamenti dopo essere quasi svenuto per l'attacco di panico del giorno prima.
Era così in ansia che me la stava mettendo anche a me. Il giorno prima non volli andare all'ospedale per farmi controllare, dicendole fermamente che mi sarebbe passato presto, ma era pur sempre una madre ed è il loro lavoro preoccuparsi fino alla morte per i loro figli, la sera non voleva nemmeno andare a lavoro per paura mi succedesse qualcosa e ora non era sicura di farmi andare a scuola, ma d'altronde rimanere a casa mi avrebbe solo portato a pensare e ripensare alla situazione di ieri e preferivo di gran lunga riprendere un ritmo normale, soprattutto ora che ero stato riammesso in squadra.

"Si, mamma, te l'ho detto duemila volte, non voglio stare a casa"

"Ma pensaci almeno!" insistette. "Non sei obbligato"

"Ma ho libertà di scelta e ho deciso che ci andrò, fine del discorso" conclusi facendo il nodo alla cravatta giallastra che non ci ha mai azzeccato un cazzo col resto della divisa grigia e verde scuro. "Sono rientrato in squadra poi"

Sorrise guardandomi alla prese con l'indumento. "Giusto...ma quindi hai fatto pace con Tokyo?"

"Una sottospecie...diciamo che si sforzerà di non sputarmi in faccia ogni volta che mi vede" risposi alzando le spalle.

"Vede?"

"Eddai hai capito!" sbuffai, presi il borsone e me lo misi in spalla aspettando che le sue risate cessassero.

"Beh, è un bel traguardo no? Hai l'opportunità di rifarti" sorrise.

"Già, speriamo. Io vado allora" dichiarai uscendo dal salotto e avvicinandomi all'ingresso dove mi misi le scarpe sotto gli occhi preoccupati di mia madre.

"Mi raccomando eh"

"Sisi ciao"

Dopodiché uscii finalmente da quella casa e mi incamminai per la stradina della landa tossica dove, come ogni giorno, facevo finta di non vedere i drogati passarsi chissà che cosa tra i muretti delle varie abitazioni.
Mi concentrai invece sul cielo che quella mattina era la cosa più limpida mai vista, segno che l'estate era arrivata e con lei l'arsura che tra pochissimi giorni ci avrebbe colpiti tutti, anzi, ci stava già colpendo.
Quando giunsi alla fine della solita stradina feci per girare a destra, verso la scuola e il punto d'incontro con Aone e Mai, ma cambiai idea quando mi ricordai di un posto in cui non ero stato per diverse settimane, così, avendo ancora mezz'ora prima dell'allenamento, girai a sinistra senza pensarci troppo imboccando la strada che poco a poco si faceva sempre più povera di abitazioni fino a non averne più per un bel tratto di strada.
Dopo poco lo vidi e mi salì un groppo in gola.
Un edificio senza tetto, squadrato perfettamente, tintura bianca asettica, anzi, ti dava subito un senso di malinconia, la vernice scrostata in più zone mostrando il cemento al di sotto e l'enorme cancello in ferro nero arrugginito lasciato aperto h24 che ti dava libero accesso a quel posto pieno del più brutto ricordo che la tua mente possa elaborare: il momento in cui calano in una buca profonda una delle persone più importanti della tua vita, sotterrando con freddezza non solo i ricordi, ma una parte importante del tuo cuore.

Different || Haikyuu || Kenji FutakuchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora