[parole: 3509]
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FUTAKUCHI
La vita non è altro che una lotta tra l'essere il criminale piuttosto che la vittima.Era una frase che avevo sentito spesso, nei libri, nei film, una volta pure a scuola...ma sinceramente non ne ho mai capito il senso. So cosa volesse dire, ma era stupido, è ovvio che tutti preferiscano infliggere che subire, è ovvio che tutti preferiscano essere forti piuttosto che deboli, che razza di utilità aveva quella frase? Decidi tu se essere carnefice o vittima, no?
Beh, no. Non è così.L'uomo è schiavo di un ambiente che non tiene conto della sua anima, dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri e delle sue azioni, buone o malevole che siano. Ed è ormai quasi naturale che in ogni gruppo ci sia una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e infondate, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere. Come se fosse un oggetto.
Ultimamente la gente viene etichettata, definita con termini che per la maggior parte delle volte non li rappresenta neanche, ma lo si fa, probabilmente fa star bene la gente, definire qualcuno in base a quello che vede o sente. Li fa sentire appagati, non si sa di cosa, ma lo fa. Alcuni si adattano e si sforzano di credere che quella parola li definisca, mentendo a loro stessi, ed altri invece che sono troppo deboli per farlo, o troppo intelligenti per crederci davvero.
E quei poveretti sono costretti a vivere con questi termini inappropriati volti a evidenziare ciò che non sono, devono vivere dietro questa parola perché non hanno scelta, perché non gli hanno lasciato scelta, di decidere per sé o per il suo valore. Costretti a vivere in un piccolo riquadro di definizione.
Le vittime sono loro, schiavi e succubi di chi decide del loro essere, senza poter parlare, senza poter respirare aria propria.
La si distrugge poco a poco, la vittima, fisicamente, psicologicamente, mettendole in testa idee che non condivide, spargendo dicerie malevole nei suoi confronti, trapanandole la mente e il corpo di lame taglienti e roventi che altro non sono se non insulti e altre stupide etichette. E lei cerca di resistere, perché spera, spera che un giorno tutto questo finirà, spera di vedere la luce, di respirare, di volare e liberarsi delle catene, ma spesso non succede, e queste catene ti trascinano infondo al baratro coprendo le tue urla di dolore e disperazione.
E dopo che le hanno tagliato le ali, che l'hanno distrutta in tutti i sensi, ogni violenza ha come fine ultimo far balbettare la vittima... spezzare la sua sintassi.
E devi lottare prima ancora di cominciare la guerra, o non sopravvivi. Devi prendere posizione, la neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima e il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato. Devi far vedere subito chi sei, devi definirti da solo e non lasciare campo libero agli altri. Devi poter sopravvivere con le tue forze in questo mondo bastardo.
E forse si, essere carnefice, ferire gli altri, deriderli e andare dietro alle dicerie altrui è sbagliato, ma è l'unico modo per restare in piedi, questo pensavo.
In questi anni però ho realizzato una cosa importante, la vittima muore davanti all'assassino è vero, ma l'assassino...lui muore davanti al mondo intero.Camminavo tranquillamente per il cortile della scuola in direzione della palestra che dovevo ancora aprire, mi rigiravo le chiavi tra le mani creando un rumore metallico che in quel silenzio era più che udibile.
Avevo accompagnato Ryo al suo club e poi mi ero incamminato per andare al mio. Non mi interessava se gli altri stavano aspettando fuori dalla palestra il mio arrivo, avrebbero pagato caro il loro essere presuntuosi e so-tutto-io riguardo il mio ruolo di capitano, che provassero loro a portare 'sta pressione di merda.
Svoltai l'angolo e in lontananza vidi la palestra con le luci già accese. In effetti Aone aveva delle chiavi di riserva, quindi non doveva essere chissà che strano che la palestra fosse già aperta, forse si era rotto di aspettarmi e l'aveva aperta lui.
Eppure cominciò a salirmi l'ansia, e sebbene non servisse andare a controllare ripresi a camminare verso l'edificio. Ad ogni passo una strana sensazione cominciò a diffondersi nella mia testa, quella fottuta sensazione che sai che starà per accadere qualcosa di brutto ma non la ascolti mai pensando fosse una tua inutile paranoia, poi ti trovi inculato, come mi è successo con Tokyo.
Vi prego non pensate male.
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Different || Haikyuu || Kenji Futakuchi
Fanfic> "Immagino che tutti voi che siete capitati qui sappiano che solitamente la protagonista della storia è la classica ragazza nuova arrivata, sfigata e secchiona che viene presa di mira dalla stronza o dallo stronzo di turno. Magari bullizzata in pas...