12 - Panic

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[parole: 4410]


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NARRATRICE


Era sicuro che i muri si stessero avvicinando. Volevano schiacciarlo. Cessare ogni sua possibilità di respirare.
Era sicuro che di lì a poco sarebbe impazzito, il suo autocontrollo stava evaporando come nulla fosse e presto non sarebbe riuscito a controllarsi.
Cominciò a sudare freddo, il suo cuore aumentava a ogni secondo il suo ritmo arrivando addirittura ad udirlo facilmente, respirava ma sembrava non ci fosse aria, tremava, i suoi occhi divennero lucidi e ignettati di sangue mentre in lui la paura di morire e la sensazione di svenire crebbero a vista d'occhio.
Quella poca luce che filtrava dalle fessure della porta non riusciva più a definirla correttamente a causa della sua vista leggermente offuscata dalle lacrime pronte per uscire.
Sentiva poco posto per muoversi, poco posto affinché potesse entrare aria, un posto enormemente stretto per lui che lo vedeva il doppio più piccolo. 

"Suo figlio soffre di una grave forma di Claustrofobia post trauma, sinceramente, al momento, non credo di avere la terapia giusta da consigliarle per un caso così...particolare"

Queste furono le parole che lo psicologo rivolse alla madre di Futakuchi quando sospettò qualcosa riguardo la sua salute e lo mandò a fare dei controlli.
Una realtà che non solo distrusse lei, che sapeva ciò che l'aveva causata, ma soprattutto lui che da quel momento ebbe una vita completamente diversa da tutti gli altri.
Per i primi mesi il solo stare in classe con la porta e le finestre chiuse lo metteva talmente in ansia che a una certa chiedeva sempre di andare a farsi un giro. Il solo sapere di doversi chiudere in uno spazio ristretto o con poche finestre gli faceva venire la pelle d'oca e un insolito tremolio. Per i primi mesi fu obbligato a tenersi a distanza dagli altri perché si sentiva soffocare dopo un po'. Per i primi mesi aveva timore di andare in spogliatoio. Per i primi mesi ebbe una paura tremenda anche del buio. Per i primi mesi, soprattutto d'inverno, non riusciva a tenere la sciarpa senza farsi venire attacchi d'ansia. Per i primi mesi, si svegliava nel cuore della notte boccheggiando in cerca d'aria, come se avessero provato a soffocarlo durante la notte. Per i primi mesi ebbe dei seri problemi a dormire.
Passò dei mesi, anni, d'inferno dopo il trauma, ma poi crescendo e con l'aiuto di varie terapie minori riuscì in qualche modo ad affievolire questi sintomi e a tornare un minimo "normale".
Ovviamente però, c'è un limite a quanto il suo stato potesse sopportare, e quella situazione non la sapeva minimamente gestire.

Istintivamente il ragazzo tastò le pareti, come per assicurarsi che non si stessero avvicinando troppo e questo Tokyo lo notò anche se non poteva vederlo, inoltre sentiva il battito del suo cuore molto bene.

"Tutto ok? Sento il battito del tuo cuore molto chiaramente...va così veloce"

Solo allora Futakuchi riprese un briciolo di controllo rendendosi conto che in quello stanzino non c'era solo lui, ma anche qualcuno che non doveva sapere assolutamente del suo problema. Non che ci fosse qualcosa di male, ma lei lo odiava ed era sicurissimo che sarebbe stata capace di usare ciò a suo vantaggio, inoltre non voleva la sua pietà o cosa, non voleva semplicemente che qualcun'altro lo sapesse.
Così, con voce tremolante, le rispose.

"N-no...st-o bene...è che son-sono felice, tutto qui", fece un respiro profondo cercando di non far sembrare la sua voce troppo spezzata. "Ma c-credo sia m-meglio usc-ire non credi?"

La rosa annuì un po' confusa.
"Dov'è la chiave?"

"Non lo so. Perché? Non sarà mica chiusa a chiave?! Si può aprire no?!" quasi urlò in preda al panico.

Different || Haikyuu || Kenji FutakuchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora