E poi un giorno il caos si apre. È una voragine, un abisso che nasce senza sapere dove e da dove: solo si spalanca. E mi lascia lì a fluttuare nel vuoto e nel nulla. E tutto quello che conoscevo, tutto quello che mi apparteneva, che faceva parte del mio io si disperde allontanandosi per sempre da me, e dal mio corpo.
Perché è così che mi sento la prima volta che incontro i suoi occhi sorridenti e amichevoli.
Incredibilmente vuoto e pronto per essere riempito nuovamente, solo che quel nuovo flusso di conoscenza è qualcosa che non conosco, non personalmente almeno e mi disorienta, mi devasta.
E mi sento come un foglio: mi accartoccio, ma non soddisfatto mi riappiano solo per poi stracciarmi in più pezzi. Lasciandomi distrutto.
Ingoio a vuoto e sorrido. O almeno ci provo.
"Mannaseo bangawoyo". Mi parla in coreano, in un saluto che non credo d'aver mai sentito, ma che so essere tale dall'inchino che fa verso di me.
Sono imbambolato, perso completamente in lui e nessuna foto, nessun video, nessuna ripresa possono eguagliare quel luccichio che lo fa brillare e che mai viene catturato.
E dentro di me parlo tanto, mi faccio domande che imperterrite però si schiantano contro quel muro che blocca ogni mia via di fuga.
"Ciao". Dico soltanto, intontito dal suo sorriso. E so che dovrei aggiungere qualcosa, che dovrei quantomeno presentarmi come si deve, ma sembra che ogni sillaba sia attaccata alle corde vocali con tutta la forza che possiede e non abbia nessuna intenzione d'uscire.
Poi la porta d'ingresso si apre ancora e la voce melodiosa di Emma si intromette tra di noi, salvando entrambi da quel qualcosa che ancora non mi appartiene. Vedo lei correre incontro al ragazzo che ho di fronte e vedo lui prenderla in braccio e ridere. Ma è quando sento la sua risata fin troppo a suo agio che un piccolo tumulto si innesca nella mia mente con urla e grida che mi fanno sussultare.
E non ne conosco la ragione.
O semplicemente non voglio aprire quel libro che segretamente molti anni fa avevo comprato per scoprire un lato di me che non conoscevo, ma che però ho sigillato in una busta chiusa con della ceralacca.
"Diego!". Mi sento chiamare dalla sorella del mio migliore amico. "Cosa ci fai qui?".
Vorrei dirle di spostarsi dal ragazzo che ho appena conosciuto, ma taccio i miei pensieri e le rispondo. Scambiamo giusto due parole prima di vederla allontanarsi con Hyon sottobraccio verso il divano, dove si siedono vicini.
"Hyon è l'amico di cui ti parlavo". La voce insolente di chi c'ha visto lungo di Min mi raggiunge.
"Non fa per me". Mi affretto a rispondere.
Ricordo esattamente il momento in cui mi ha detto che conosceva qualcuno da presentarmi. Un ragazzo. Ricordo di avergli sputato addosso quello che stavo bevendo e ricordo che quella notte non sono riuscito a dormire a causa della sua proposta.
"Perché?". Mi chiede mentre mi volto per tornare in cucina e togliermi da davanti gli occhi loro due seduti vicini.
"È un ragazzo". Afferro il barattolo del caffè e inizio a prepararmi un po' di forza liquida.
"Il cuore non conosce genere". Insiste.
Sbuffo mentre avvito la parte superiore della moka. "Ma i miei occhi sì". Ribatto convinto.
"Capisco".
Non vorrei chiedere, ma sono troppo curioso di sapere dove vuole andare a parare. "Cosa capisci?".
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Dentro Al Mio Vuoto Ho Messo I Tuoi Baci
RomansaL'amore non conosce tempo, luogo o attimo perfetto. Semplicemente, quando arriva arriva, accade e basta. Diego credeva che tutto quello che aveva sepolto a fondo dentro di sé non avrebbe mai iniziato a spingere per emergere con prepotenza e urgenza...