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HEAL

Oggi

Ero ancora dentro di lei mentre cercavo di regolarizzare il respiro. Eravamo sulla sua scrivania, nel suo ufficio, con tutti i dipendenti dall'altro lato della porta che stavano dando una festa e si stavano divertendo. Non eravamo neanche del tutto nudi. Cazzo. Anche il suo petto si alzava e abbassava in modo irregolare scontrandosi col mio. Indossava ancora il reggiseno che avevo potuto osservare dopo aver fatto saltare tutti i bottoni della sua camicetta. Quello era sbagliato. Dannatamente. Allora perché mi sentivo così bene? Perché ero tornato a respirare come un tempo e a vivere anche solo per quell'attimo? La mia Dea non disse nulla, così come neppure io. Mi limitai a sostenermi sugli avambracci, quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi. quegli occhi color caramello che mi evitavano di continuo e mi scrutavano il petto fino a fermarsi sul mio tatuaggio, quasi all'altezza della costola sul fianco sinistro. Lo sfiorò appena con le dita prima di puntare il suo sguardo nel mio, finalmente.

-Quando lo hai fatto?- la sua voce era impassibile, ma io la conoscevo bene. Tanto da saper leggervi l'agitazione dietro. Alzai l'angolo della bocca, sfiorandole appena i capelli prima di rispondere.

-Dopo il nostro viaggio in montagna- la settimana del viaggio di fine anno. Quello a cui entrambi avevamo rinunciato per passare una settimana da soli...

Her.

My paradise

L'unico tatuaggio che avessi mai fatto e quello più significativo che potessi mai fare. Perché rappresentava lei, cos'era per me. Il mio paradiso... Era tutto il mio mondo e io l'avevo persa. Un sorriso le incurvò le labbra e quello bastò a farmi capitolare. Era... sorpresa. Credeva davvero che l'avessi dimenticata? O che potessi mai farlo davvero? In tutti quegli anni avevo immaginavo questo momento in mille modi diversi, ma la realtà aveva superato le fantasie. Cioè sempre quando si trattava di lei. anche se non doveva accadere così, ma sul mio letto. O il suo. Quello che condivideva con mio fratello. Non avrei dovuto cedere affatto. Ero un bastardo e la cosa peggiore è che non volevo comunque separarmi da lei. mai più. Abbassando lo sguardo la osservai tutta. La contemplai e notai, quasi allo stesso posto del mio, un tatuaggio. Sorrisi di rimando mentre lei mi guardava colpevole. Le grandi menti pensano nello stesso modo... Io e lei avevamo sempre avuto un'intesa fisica e psichica come nessun'altro. il suo tatuaggio recitava: My Hell. lo guardai desiderando di lasciare il mio marchio, proprio in quel punto. Avrebbe potuto toglierlo, cancellarlo. Cancellare me, ma non lo aveva mai fatto. Forse anche lei non era riuscita del tutto a lasciarmi andare come credevo. Come mossi dalla stessa forza lei si alzò di poco, con lo sguardo fisso sul mio tatuaggio, mentre io mi chinai verso il suo. Ci sfiorammo nello stesso istante, senza neanche il bisogno di guardarci negli occhi grazie alla nostra sintonia, e baciammo quel punto in cui l'inchiostro aveva segnato per sempre entrambi. Ero ancora dentro di lei con il preservativo che stava iniziando a scivolare lungo i bordi, ma non volevo spostarmi, anzi il mio fallo si rizzò di nuovo al contato con la sua pelle e lei sussurrò non appena lo avvertì. Smise di baciarmi per guardarmi negli occhi, io feci lo stesso. Una domanda era chiara sul suo viso: E ora? Ora sei di nuovo mia Kitty. Lo sarai per sempre... Arrivai solo a sfiorarle le labbra con le mie prima che qualcuno bussò alla porta dell'ufficio. Ci voltammo entrambi lentamente in quella direzione. Avevo chiuso a chiave, per fortuna, ma Nate insisteva comunque ad abbassare la maniglia per entrare.

Solo allora mi resi conto che la musica era scomparsa e che le voci stavano diminuendo pian piano. Vidi l'ombra di mio fratello allontanarsi dalla porta e poi sentì un'altra chiudersi. Era uscito. Qualcun altro però bussò di nuovo e dalla figura minuta intuì che fosse Kate. Parlò con voce ferma, anche se avvertivo il divertimento in lei.

Il Mio Inferno PersonaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora