Capitolo XVIII

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Accese nel caminetto un piccolo fuoco e si sedette sulla poltrona. Osservó la piccola fiamma danzare, mentre in mano teneva il bicchiere, l'altra appoggiata sulla fronte. Degustó quel liquido ambrato a piccoli sorsi cercando, invano, di darsi pace.
Finito il whisky, appoggió il bicchiere vuoto sul tavolino, sprofondando poi sulla poltrona.
Senza accorgersene, piombó in un sonno profondo.

La mattina seguente il potion master si sveglió con il collo indolenzito. Si mise a sedere con la schiena ritta, cercando di stendere il collo prima da un lato e poi dall'altro, mentre sul viso comparivano a volte alcune smorfie di dolore. Si guardó attorno, notando la stessa scena di alcune ore fa e la porta della camera ancora chiusa.
Sospiró, indeciso sul da farsi. Non sarebbe potuta andare ad oltranza una situazione simile, così si decise ad entrare in camera.
Aprì delicatamente la porta, entrando e cercando la figura della ragazza.
Hermione era rannicchiata sul letto, sveglia e con due occhiaie non poco visibili. Alla vista del professore si mise a piangere -perché mi tratti in questo modo? Abbiamo fatto l'amore e poi d'un tratto sei cambiato e mi hai abbandonata qui-
Severus non potè mentire a se stesso. Quella vista gli faceva male, ma non aveva dimenticato il proprio obiettivo: cercare di allontanare la ragazza da lui, per il suo bene.
-ieri ci siamo lasciati andare agli impulsi, è stato un errore. Rifatti una vita, Granger, sarà meglio per tutti.-
Hermione a quel punto si mise a sedere di scatto, spalancando leggermente gli occhi -cosa significa questo discorso?-
Il potion master, addolorato, infierì ancor di più -ti credevo più intelligente, ma mi sbagliavo. Significa che è finita tra noi.-
Dal dolore, la ragazza passó alla rabbia improvvisa, cominciando ad alzare la voce -per te è stato tutto un gioco, vero? Il tuo obiettivo era quello di portarmi a letto e poi scaricarmi!-
Severus non rispose alle accuse della ragazza, alzó solo il sopracciglio destro e disse -la colazione è pronta in studio, ora devo andare-
Detto ció, non lasció il tempo alla strega di controbattere. Ad ogni passo che lui faceva per allontanarsi dalla camera, corrispondeva ad una dolorosa coltellata al petto. Prese il mantello, raggiunse la porta fermandosi e sentendo i singhiozzi e il pianto disperato di lei. Era tutto tremendamente angosciante, ma era sicuro che si sarebbe ripresa in poco tempo. Si richiuse la porta alle proprie spalle con il cuore appesantito. Era il macigno della colpa che lo stava torturando. Per la prima volta dopo anni, precisamente da quando aveva stretto a se il corpo esamine di Lily, si ritrovó in procinto di piangere. Cercó di ricomporsi immediatamente: la famiglia Weasley, Remus e Sirius lo aspettavano alla tana.

Hermione stette per ore a piangere e sfogare il dolore, la rabbia e la frustrazione per le parole che quell'uomo, qualche ora prima, le aveva detto. La rabbia era talmente grande che cominció a gettare i cuscini del letto ovunque. Andó nello studio, in preda alla furia, prendendo la tovaglia e facendo cadere a terra tutto ció che era presente sopra al tavolo. Un bicchiere ed una cloche erano rimasti sul tavolo, così la ragazza con un pugno li buttó a terra, ferendosi la mano con un profondo taglio. All'inizio non se ne accorse, tanta era l'adrenalina che le scorreva in corpo.

Qualche ora dopo un elfo domestico si materializzó nello studio del professore, agitandosi all'istante nel vedere tutto quel caos. Vide la figura di Hermione seduta a terra, rannicchiata verso il muro. I vestiti erano sporchi di sangue, come il pavimento della stanza.
-Signorina cosa è successo?-
Lei alzó il pallido viso dalle ginocchia. Talmente debole da non rendersi conto di tutta la situazione.
-nulla Dobby, solo scivolata sul tavolo-
-Dobby deve avvertire qualcuno-
-no Dobby, pulisci solo lo studio- rispose con voce flebile la ragazza
Dobby eseguì quanto ordinato, ma non poteva lasciare in quelle condizioni la ragazza.

Severus rientrò al castello, andando immediatamente da Silente per riferire gli sviluppi della situazione con i mangiamorte. Cercó di non farsi vedere da nessuno, meno persone sapevano della sua presenza al castello e meglio era.
Salì le scale a chiocciola per poi entrare da Silente.
-Severus! Spero ottime notizie dal quartiere-
-Preside, ci hanno riferito che Bellatrix è passata nel cottage dove io e Granger siamo stati fino a qualche giorno fa. Procede tutto come previsto.-
-Bene!- sorrise Albus -la ragazza come sta?-
Severus non fece in tempo a rispondergli che comparì Dobby nell'ufficio.
Vide Severus e corse da lui, cominció a parlargli sottovoce, non prima di essersi inchinato -Professore, Dobby deve dirle una cosa. Dobby ha trovato la Signorina Granger ferita e lo studio sotto sopra-
Severus strabuzzó gli occhi. Annuì e l'elfo sparì davanti ai suoi occhi.
Silente, incuriosito, chiese -qualche problema, Severus?-
-non più di quanti ne siano presenti al momento. Ci vediamo dopo nel mio studio, devo andare.-
Severus uscì dalla porta dell'ufficio del Preside, scendendo le scale a chiocciola e dirigendosi a passo spedito verso i propri alloggi, non prima di essersi guardato attorno.

La porta dell'ufficio del professore si aprì di scatto, rivelando la figura del potion master. L'ufficio era nel caos: vetri infranti, cibo a terra, piatti rotti e del sangue sul pavimento. Dobby stava cercando di ripulire il tutto nel minor tempo possibile. Si voltó verso il professore, che gli chiese -lei dov'è?-
-è sul letto Professore, la Signorina non sta bene-
Nel giro di qualche minuto il piccolo elfo tiró a lucido la stanza e si smaterializzó.
Severus, preoccupato, entró subito nella camera da letto, dove Hermione stava distesa. Gli occhi chiusi, le labbra secche e il viso pallido gli misero angoscia. Guardó i vestiti sporchi di sangue e vide la mano bendata.
Si sedette di fianco a lei, facendo svolazzare il mantello.
Spaventato le disse -ma cosa ti è saltato in mente Granger?!-
-Lasciami stare- le rispose solamente la ragazza, girando la testa dal lato opposto e cominciando a piangere.
Lui stette a guardarla per un po, sospiró ed uscì dalla stanza. Non sapeva esattamente se ció che aveva compiuto fosse stato giusto o sbagliato. In quel momento preferì non sporgersi: il cuore gli diceva "amala" mentre la testa affermava "allontanala".

Inter Lineas | Part.2 | SeverusxHermioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora