Noi siamo eroi

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Violetta

Ho presentato la mia famiglia agli amici di Hiro, e sono stati entusiasti di conoscere dei suoereroi con veri poteri.

"Strano, però." fa Hiro mentre camminiamo in corridoio.

"Cosa?"

"I tuoi poteri non c'entrano niente con quelli dei tuoi genitori. E lo stesso vale per tuo fratello."

Alzo gli occhi al cielo. "Ma cosa te ne frega! L'importante è che siano abbastanza potenti da salvarmi."

"Ehi, uno scienziato come me fa caso a tutto."

Ci avviamo per i corridoio azzurri velocemente. Sto portando Hiro a mostrargli la mia camera.

Entrati fa un giro su sè stesso, stupito. "Ma perchè io non ce l'ho così!"

Sorrido. "Io sono meglio di te."

"Molto spiritosa. Non riderai più quando vedrai di cosa sono capace."

Quando usciamo incontriamo un Wall•e, uno dei tanti tipi di robot che ci aiutavano in città: si occupano di trasformare mucchi di rifiuti in blocchi di sporco, che poi venivano portati via dal camion dei rifiuti.

È diverso da quelli della mia città: sembra più vecchio, e ha molte ammaccature.

Si volta e ci guarda con i suoi occhi a cannocchiale. Strano, di solito i robot non ti considerano. Questo invece si avvicina, scivolando sulle ruote. Si porta una mano al corpo quadrato e dice: "Wall•e." La sua voce robotica è molto buffa.

Sono un po' confusa, eppure sorrido e mi indico. "Violetta, e lui è Hiro."

Wall•e fa un verso che sembra positivo.

Hiro si accuccia e inizia a studiare il robot, girandogli intorno come un cagnolino. Gli alza un braccio, borbottando qualcosa da scienziato, gli smuove la testa e gli apre la scatola dei cubi, dove sono racchiusi alcuni oggetti.

Il ribottino fa un verso di esclamazione e richiude lo sportello, ritraendosi con imbarazzo.

Afferro Hiro per un braccio e lo tiro su. "Piantala!"

Poi da dietro Wall•e arriva un altro robot. Non lo conosco: è una specie di sonda bianca che vola, molto più moderna di Wall•e.

La sonda si avvicina e il ribottino avvicina gli occhi alla sua faccia, e tra loro avviene una scintilla. Era un bacio.

Wall•e le prende la mano e si rivolge a noi: "Iva."

La robot fa una risata. "Eve." lo corregge. La sua voce è più profonda dell'altro.

Ci presentiamo e poi ci avviamo verso l'atrio. Decisi ad andare in giardino. Ma Pippo ci raggiunge e ci trascina con sè. "Venite, akiok, c'è una sorpresa per voi."

Hiro

Pippo ci spinge all'ascensore, poi stacca una specie di adesivo, che si confonde con il colore delle pareti, dal quadro dei pulsanti, scoprendone uno nascosto. Lo preme e scendiamo.

Quando le porte si aprono entriamo in una piccola stanza e passiamo attraverso due porte scorrevoli.

Ci ritroviamo in una grande palestra, con tanti strani marchingegni: manichini con dei bersagli sul petto, lunghissimi tapirulan, ostacoli con tanti pericoli robitici e molto altro.

Ci sono i Big Hero 6 e gli Incredibili.

"Cos'è questo posto?" chiedo, incantato.

Pippo sorride. "La vostra palestra personale per allenarvi. Divertitevi." detto questo se ne va.

I miei amici hanno già addosso le loro armature.

Wasabi ci saluta. "Ciao ragazzi. Hiro, la tua armatura è laggiù."

Seguo il suo dito e corro a prenderla. Mi nascondo in un angolino per indossarla (sono impacciato quando la metto), poi torno dai miei amici.

Violetta mi guarda. "Carina."

"Carina? Non deve essere carina, deve farti paura." Chiudo il casco e ci avviciniamo a Baymax, che sta facendo fuori delle sagome di legno.

"Ciao Hiro. Sai, credo che potresti allenarti con quello." Indica il più grande pungiball che io abbia mai visto. È molto più grande di Mr Incredibile e altissimo.

Mi concentro e, da uno scatolone, s'innalzano in un'onda i miei microbot. Con mia grande soddisfazione, Violetta spalanca la bocca.

I microbot si muovono e si dirigono verso il pungiball, assumono la forma di un pugno e iniziano a colpirlo.

Violetta mi sorride. "Avevi ragione. Non è niente male." Si volta verso uno dei manichini e lancia una sfera viola, rompendolo.

Si volta verso di me e alza la testa sui microbot, poi alza le mani.

Mi accorgo che alcuni di essi vengono circondati da delle piccole sfere, che si dirigono verso Violetta. Provo a tirarli fuori, ma sembra impossibile.

Alla fine Violetta lascia andare e sbuffa di soddisfazione.

Io la prendo per mano. "Ti fidi?" chiedo mentre i microbot s'infilano sotto i nostri piedi.

Lei annuisce.

Allora l'avvicino a me, mentre i microbot ci alzano fino al soffitto. Lei si stringe a me, spaventata, ma poi inizia a ridere. Le sorrido e facciamo il giro della palestra, il mio cuore colmo di felicitâ.

Autrice

Ciao, scusate il ritardo ma non ho avuto molto tempo in questi giorni. Spero che il capitolo vi piaccia. :)

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