È passata circa una settimana da quando mi hanno dimesso dall’ospedale e in questo arco di tempo sono riuscita presentare Angelo ai miei genitori per rendere ufficiale la nostra relazione. Fortunatamente mio papà non lo ha stressato troppo, si è comportato abbastanza, ma credo lo abbia fatto su ordine di mamma. A Rossella sta andando un po’ meno bene: Alessandro è ancora incosciente e la polizia non sa che pesci prendere. Hanno provato a fare degli esami del DNA usando il sangue dell’assassino che aveva lasciato nel mio appartamento ma niente, il colpevole rimane ancora senza identità. Il che è sia un bene sia un male: agli occhi del commissario Votta, Rossella è innocente, ma ciò vuol dire che la polizia è a corto di piste da seguire.
Ho ancora la frustrante sensazione che manchi qualcosa nel quadro generale della situazione, qualcosa di semplice e lampante, un indizio con in mano un cartello con scritto “hey sono qui! Sono io il problema!” ma stamani mi sono alzata più allegra e spensierata del solito, vado a lavoro di buon’ora e incontro Sara all’ingresso
<< Ehilà, buongiorno! >> la saluto allegramente
<< buongiorno, il sole splende e gli uccellini cinguettano? >> mi chiede ridendo. È una cosa che facciamo spesso, quella di rispondere in questo modo quando una di noi due è felice.
<< sì, e non so perché! >> esclamo ridendo, anche se non capisco il motivo
<< hai bevuto? >> mi chiede Sara divertita, aprendo la porta degli uffici
<< non credo, forse il latte era scaduto, non ho controllato >> le rispondo come se fosse una cosa del tutto normale. La verità è che sono stanca di essere triste e spaventata ma non glielo dico. Prendiamo i nostri fogli e timbriamo il tesserino
<< ah ecco, si spiega tutto >> ammicca e si dirige verso la sua postazione << ci vediamo a pranzo >>Mentre lavoro, decido di risolvere il problema dell’assassino misterioso come se stessi correggendo un’equazione matematica sbagliata. Il trucco per trovare l’errore non è rileggere lo svolgimento dell’equazione, ma riscriverla daccapo. Analizzo quindi il caso come se fosse la prima volta che lo esamino e compare una piccola falla nel sistema, ancora all’inizio dell’equazione: chi ha detto alla polizia che Rossella era l’amante di Andrea? Con un brivido di eccitazione, prendo il telefono e digito il numero di Rossella. Mi risponde subito
<< pronto ufficio di Rossella Barberi >>
<< a chi avevi detto di uscire con Andrea? >> le chiedo tutto d’un fiato
<< Sofia? Si beh, ciao anche a te >> mi dice con un tono un po’ intimorito << comunque non l’ho mai detto a nessuno, era una cosa troppo imbarazzante…>> anche se dall’altro capo del telefono, capisco che sta arrossendo
<< oh niente scusa ciao >> e attacco. C’è ancora una cosa da controllare. Chiudo gli occhi e penso a quel giorno che avevo conosciuto la testimone del litigio tra Giovanni ed Andrea. Era una donna con i capelli a caschetto biondi, ma con le sopracciglia scure, quindi non erano biondo naturale. Gli occhi erano belli… azzurri mi sembra, no verdi! Un bel verde… e il naso era troppo grande, dava nell’occhio. Non era tanto più alta di me, abbastanza magra, ma come si chiamava? Giovanna mi sembra… un nome che iniziava per “G” . In quel momento squilla il mio telefono
<< pronto…>>
<< L’avevo detto a Giulia!! Ero ubriaca una sera e lei mi aveva portata a casa e glielo avevo detto. Però l’ho confessato solo a lei e non lo direbbe mai in giro >> dal tono, Rossella non sembra molto convinta di quest’ultima confessione, è arrivata al punto di dubitare di tutto e di tutti da quanto è spossata
<< ma certo, Giulia Rizzi! Non Giovanna! Che stupida sono stata! >> esclamo
<< ehm si in effetti Giulia e Giovanna si somigliano molto come nomi >> commenta sarcasticamente la mia amica
<< sentimi sono dislessica! >> sbotto << devo scappare, ho finito il turno ciao! >> attacco subito, mi precipito fuori dall’ufficio prendendo il giubbotto. Nella corsa, urto Sara
<< Sofia! Ha chiamato il commissario Votta! Ha detto che Alessandro sta bene, si è risvegliato! >> esclama tutta allegra.