Finita la cioccolata, io e Rossella ci siamo separate per andare alle nostre rispettive case per preparaci: l'appuntamento con Angelo è stato fissato al Borgo Wuhrer e ho deciso di vestirmi per bene. Dopo una lunga doccia mi sono asciugata, vestita e truccata e il risultato non è affatto male: il vestito corto blu elettrico, corto fino alle ginocchia mette in risalto le mie gambe lunghe e affusolate e la scollatura non è troppo profonda da farmi sembrare sfrontata.
Improvvisamente squilla il telefono “ chi mi chiama a quest’ora?” penso. Faccio un rapido elenco di persone che potrebbero telefonarmi a quest’ora e l’unica probabile è Rossella. Dunque alzo la cornetta per scoprire il mittente:
<< pronto? >>
<< parlo con la Signorina Franchi? >> risponde una voce da uomo, profonda e grave
<< ehm si… lei chi sarebbe scusi? >>
<< Commissario Votta >> “oddio mi vogliono arrestare! Cos’ho fatto??” << conosce un certo Andrea Riccardi?>>
<< si lui è…il mio ex ragazzo >> “ah bene, non ho fatto niente” << ha fatto qualcosa?>> chiedo irritata. L’ultima cosa che vorrei fare è tirare fuori dai guai quel pirla
<< no vede… lui è morto >>
Mi fermo un attimo. Non posso crederci, Andrea è morto? Sembra una cosa irreale, impossibile. E’ questo quello che distingue dalla realtà dai libri e dai film: quando muore una persona che conosciamo bene, non ce ne rendiamo conto, continuiamo a voler credere che non sia realmente successo mentre, se leggiamo che un personaggio è morto, beh… ce ne facciamo una ragione e basta.<< come… >> prendo fiato << com’è morto? Non era malato quando…>>
<< non è morto per cause naturali, signorina >> mi interrompe subito il commissario Votta << è stato assassinato. Se ci fa il piacere di venire in commissariato, dovremmo farle delle domande >>
<< si… mi cambio e arrivo>> attacco la cornetta senza salutare. Va bene, avevamo litigato, quindi serbavo ancora un po’ di rancore nei suoi confronti, ma non posso non essere sotto shock dall’accaduto. Chiamo Rossella e disdico l’appuntamento.Quando arrivo in commissariato vedo anche il padre di Andrea. Lui si gira con uno sguardo triste ma non ha pianto. Deve essere forte per sua moglie, che però non vedo lì. Vado verso di lui e ci abbracciamo. Anche se non sono più loro nuora, ho mantenuto un rapporto d’amicizia con il signore e la signora Riccardi, mi hanno sempre voluto bene come se fossi una figlia
<< signorina Franchi? >> sento la stessa voce che mi aveva parlato al telefono e mi giro
<< lei è il commissario Votta? >> gli chiedo
<< si. Si accomodi, le devo fare qualche domanda >>Il commissario mi fa strada in un corridoi grigio e illuminato con lampade al neon, come quelle che ci sono nelle scuole. Arrivati a quello che suppongo sia il suo ufficio, mi fa sedere su una poltroncina e lui si siede alla scrivania. Prende gli occhiali e inizia a studiare delle carte con uno sguardo pensieroso. Aspetto.
<< Dunque lei è la ex compagna della vittima, il signor Andrea Riccardi. Da quanto vi siete lasciati? >>
<< circa due mesi >>
<< vi siete più sentiti dopo? >>
<< non spesso, abitavamo nella mia casa e dopo una settimana che ci eravamo lasciati si era fatto sentire per sapere quando poteva venire a prendere le sue cose. Poi non ci siamo più sentiti >>
<< però ho visto che è in buoni rapporti col padre >>
<< i suoi genitori erano molto affezionati a me, e io a loro>> spiego
<< Conosce un certo… Giovanni Volpi? >> mi chiede dopo aver consultato una scheda
<< si, è un caro amico di Andrea >> “cosa c’entra Giovanni?”
<< una testimone li ha visti ieri sera litigare. Erano abbastanza ubriachi a quanto dice>>
<< oh >> non saprei che altro dire. Non riesco a immaginarli quei due a litigare, si vogliono troppo bene. Quindi lo dico al commissario
<< si, lo ha detto anche il signor Riccardi >> dice con una voce annoiata. Dopo cinque minuti, il commissario Rex si ricorda della mia presenza
<< oh si scusi… può andare>>Quando esco il Signor Riccardi mi da una carezza al braccio, più per consolare se stesso che me. Gli sorrido e gli chiedo se vuole un passaggio per andare a casa. Gentilmente mi risponde di no.
Quando arrivo a casa non posso fare a meno di pensare quanto è stata movimentata la mia giornata. Mi metto velocemente in pigiama, afferro Sirius e ci buttiamo nel letto, sotto il piumone. Sono tentata di leggere un libro ma mi addormento subito.
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