Capitolo 5

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In fretta e furia andiamo alla casa di Rossella. Se quello che ho pensato è corretto, probabilmente l’assassino vuole uccidere Alessandro, così la polizia confermerà i suoi sospetti su di lei. Al massimo, se mi sono sbagliata, gli dirò che pensavo che Rossella fosse già arrivata e che volevo salutarla.

Credo di aver fatto il tragitto a tempo record. Parcheggio la macchina davanti alla loro casa e vedo il cancello socchiuso. Guardo preoccupata Angelo ed aumentiamo il passo. Entriamo in giardino e provo ad aprire la porta d’ingresso, per vedere se è chiusa a chiave. Non è chiusa. Mi sto agitando troppo, forse Alessandro è andato a buttare la spazzatura, non so… fatto sta che sento un rumore soffocato. Spalanchiamo la porta e vedo una persona vestita con berretto, passamontagna, guanti, dolcevita e pantaloni di lana neri  che lasciano scoperta solo la zona attorno agli occhi e che sta imbavagliando Alessandro,  sdraiato sul tappeto del salotto, privo di sensi
<< ehi tu! >> urla Angelo, facendo sussultare il colpevole che si gira di scatto verso di noi.  Si alza velocemente e non cerca nemmeno di combattere, scappa dalla porta-finestra del salotto, la apre e fugge in giardino. Nel fare ciò gli cade qualcosa ma nessuno di noi tre presta molta attenzione. Angelo si butta all’inseguimento ma io, visto che non sono molto veloce, mi precipito fuori dall’ingresso. Entro  in macchina e prendo il cellulare per chiamare la polizia, alla quale do indirizzo e numero civico per poterci aiutare, specificando cos’era successo in poche parole. Contemporaneamente, accendo la macchina per inseguire il colpevole. Faccio il giro della casa e vedo subito Angelo dietro all’uomo. Accelero e cerco di sbarrargli  la strada prendendo una scorciatoia e quando gli compaio davanti all’improvviso per poco non cade a terra dalla sorpresa. Nonostante ciò si alza subito e salta agilmente dentro il giardino di una casa. Ormai è troppo tardi, Angelo stremato arriva e cerca di dire qualcosa. Gli apro la portiera per farlo sedere e gli passo una mano sul braccio
<< andiamo da Alessandro, oramai non possiamo più fare nulla >> dico sconsolata << è stato da incoscienti lasciarlo per terra da solo>> aggiungo.

Quando entriamo  in casa, controllo se sta bene. Appoggio le dita sul suo polso, come mi avevano insegnato in un corso di pronto soccorso. Fortunatamente sento il battito anche se ha un aspetto orribile e non si sveglia se lo chiamiamo e lo tocchiamo. Angelo intanto chiama l’ambulanza e quando attacca la cornetta del telefono, nota l'oggetto caduto all'assassino. E' una siringa con uno strano fluido al suo interno
<< e questa cos'è ? >> chiede senza toccarla
<< io non… >> sto per rispondergli che non ho idea di cosa sia, ma qualcuno mi precede
<< veleno signore, probabilmente lo stesso usato per le altre vittime >> ci giriamo di soprassalto: è il commissario Votta, con altri agenti
<< veleno? Come mai non sapevo che le altre vittime sono state avvelenate? >> ora che ci penso, non mi ero resa conto che non sapevo di cosa erano morti Andrea e Lucrezia
<< gliel'ho detto signorina, ma lei era un po’… provata per rendersi conto di tutto quello che  le dicevo >> si giustifica il commissario.
I carabinieri ci fanno uscire, per evitare che le tracce del colpevole vengano compromesse,  e un agente inizia a farci delle domande in giardino.

Dopo circa venti minuti che Alessandro è stato portato in ospedale ancora incosciente dall’ambulanza, arriva Rossella. Ha uno sguardo stanco e confuso per tutti quei poliziotti a casa sua, ma è felice che l’abbiano rilasciata. Quando ci vede in giardino e i nostri sguardi si incontrano, si avvicina e ci abbracciamo
<< scusa se mi sono arrabbiata >> le sussurro all’orecchio
<< no è colpa mia, scusami avremmo dovuto essere sinceri con te >> mi guarda e sorride <<scusate potrei sapere cosa  sta succedendo? >> chiede leggermente infastidita al poliziotto che ci stava interrogando
<< il suo fidanzato è stato molto fortunato signorina, se i suoi amici non fossero arrivati in tempo sarebbe morto>> le dice l’agente e le racconta dei nostri sospetti e di tutto l’accaduto. Quando arriva alla parte in cui abbiamo visto Alessandro a terra le scappa un singhiozzo
<< è tutta colpa mia… cos’ho mai fatto per meritarmi una cosa del genere>> dice tra le lacrime. Le stringo la mano per consolarla
<< la polizia troverà il colpevole >>  le assicuro.

Dopo che il commissario Votta –estremamente diffidente nei confronti di Rossella- l’ha interrogata, ci congeda e io la invito a venire a casa mia perchè non è sicuro che stia sola dopo quello che è successo. Lei però  declina l’invito dicendo che preferisce stare a Desenzano: sarebbe andata a dormire dai suoi, così avrebbe potuto raccontare loro cos’era successo. Decidiamo di vederci al bar di Angelo per fare colazione insieme, il mattino seguente.

Quando finalmente saliamo in macchina per tornare a casa, cerco di accendere la macchina ma le mie mani tremano e non riesco ad inserire le chiavi. Angelo mi prende gentilmente la mano. Non mi ero resa conto di quanto mi aveva spossata tutto questo
<<ci penso io non preoccuparti >> mi dice con voce dolce
<< grazie >> gli sorrido. Lo  guardo: è veramente bello e ora, se non ci fosse lui, credo che sarei affranta. Gli devo molto. Lui si accorge che lo sto fissando e mi guarda; normalmente avrei abbassato lo sguardo ma non questa volta. Continuo a guardarlo e sollevo impercettibilmente gli angoli della bocca in un sorriso. Mi continua a tenere la mano e con quella libera mi stringe leggermente il mento tra il pollice e l’indice. Lentamente ci avviciniamo l’un l’altro e le nostre labbra si toccano. E’ un bacio diverso, non saprei dire perché, sento solo che vorrei restare con lui per sempre. Sento che siamo legati, nonostante ci conosciamo da poco tempo.
Mi concentro su quello che sento per imprimerlo bene nella mente: il mio labbro superiore  si trova tra le sue labbra carnose, calde, morbide. Faccio scorrere la mano libera sui suoi bicipiti e poi sui pettorali. Wow. Lui dal mento porta le mani sulla nuca e mi stringe leggermente i capelli. Con le dita mi fa delle piccole carezze e la mano smette di tremarmi dopo un po’.  Quando il nostro bacio finisce, tiro via la mano dal suo petto e lui dalla mia nuca. Ci guardiamo e vedo nei suoi occhi una piccola fiamma di felicità. Non diciamo niente, ci limitiamo a cambiare di posto e accende la macchina per portarmi a casa.

Quando entriamo mi siedo sul divano pensando che Angelo mi avrebbe imitata. Invece mi sfila le scarpe
<< che fai? >> gli chiedo divertita
<< non voglio sporcarti il divano di fango e terra >> si limita a rispondere. Anche lui si tira via le scarpe e si siede accanto a me. Ci baciamo ancora, ma questa volta le nostre lingue si sfiorano. È una bella sensazione. Da molto tempo  esco con dei ragazzi ma senza provare realmente qualcosa. Invece con lui è diverso… potrei azzardare a dire che potrebbe diventare una storia seria.
Non so per quanto tempo restiamo abbracciati, ma lui, ad un certo punto, si è alzato e a malincuore mi ha accarezzato il viso
<< domani mattina vengo a prenderti >> e con un bacio mi saluta.

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