Capitolo 2

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"Un invito?" Alzai il sopracciglio guardando Namjoon annuire. "È un evento dove tutti i criminali, tra cui i migliori come voi Signor Kim, per parlare di affari." Guardai l'invito che girai tra le mani per poi lanciarlo sul tavolo come se nulla fosse.

"Non ci andrò." Borbotto, prendendo in mano i fascicoli e iniziarli a sfogliarli. Alle mie parole Namjoon sgranò gli occhi e iniziò a balbettare, "...M..Ma signor Kim è un'occasione da non perder...re!" Distolsi lo sguardo sui fascicoli e lo puntai di nuovo nei suoi. "Perché?"

"Potremmo negoziare con qualche criminale del suo stesso grado così che potremo portare a termine il proge-" Le sue parole vengono interrote dal il mio 'no' glaciale e da il mio sguardo infuocato.

"Perché mai dovrei negoziare con un criminale del mio stesso grado per il progetto? Non abbiamo mai avuto bisogno di un aiuto Namjoon. E anche se fosse.. non ci aiuteranno, ma ben si accoglierebbero al volo l'occasione di rubare sia il progetto e di conficcarmi una pallottola al petto." Il ragazzo dai capelli viola abbassò lo sguardo mortificato. "Ha ragione signor kim, non ci avevo pensato..." sussurrò portandosi una mano sul collo strofinando in essa.

"Namjoon mi conosci da quando ero un moccioso, smettila di chiamarmi signor Kim. Mi da suoi nervi." Alzai gli occhi al cielo e nel viso dell'uomo gli apparse un sorriso dolce.

"Avevi appena undici anni quando ti vidi la prima volta.."

"E tu ne avevi diciassette." Namjoon annuì alle mie parole.

"Da allora eri già stato influenzato dalle parole dei tuoi genitori e quella poca dolcezza che un ragazzino potesse avere a quell'età era sparita del tutto." Puntai lo sguardo in un punto indefinito mentre le parole di Namjoon riecheggiano per la stanza.

"Vorrei averti conosciuto prima Taehyung e salvarti da quello che i tuoi stavano modellando su di te."

"Perché?"

"Semplicemente perché non ti meriti tutto questo, meritavi di meglio."

"Namjoon mi stai dicendo parole che manco mi fanno effetto, dove vuoi andare a parare?" Scattai in piedi, stavolta riportando lo sguardo su di lui in quella straziante mattinata.

"Taehyung...."

"Cosa?"

"Taehyung... se solo ti avessi conosciuto prima, se solo i tuoi non ti avevano cresciuto.... in questo modo..." si avvicinò passo dopo passo guardandomi con quei suoi occhi lucidi. "Molto probabilmente non ti saresti mai sporcato le mani soprattutto all'età di dodici anni e soprattutto potevi saper amare." Mise le sue mani sulle mie guance accarezzandole delicatamente.

"Per me sei come un fratello Taehyung e quindi è normale che ci tengo e che voglio solo il meglio per te." Sorrisi in modo sforzato sussurrando quelle parole che alle orecchie delle altre persone poteva sembrare agghiacciante.

"Namjoon tu ovviamente non lo sai, ma la mia prima vittima non è stato all'età dei dodici anni ma bensì all'età di sette anni." Scansai in malo modo le mani dell'uomo davanti a me, e senza più sorridere, dissi le mie ultime parole prima di uscire dall'ufficio.

"L'amore non esiste." Dissi mentre mi avvicinai alla porta e l'aprì, "e comunque mi hai convinto, andremo all'evento di stasera." Chiusi la porta e camminai lungo il corridoio.

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