21. Pericoloso incantesimo

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Massimo





Un'ora e mezza più tardi imbocchiamo il vialetto che dalla pineta porta alla spiaggia.

Fare shopping con Rita, Aurora e Nic è stato più divertente di quello che mi aspettavo. Insomma, ero teso come una corda. La "missione costume", come l'ha ironicamente chiamata Rita, era il vero primo banco di prova per me. Voglio dire, avevo un'ansia pazzesca. Qualche anno fa sarebbe potuta essere una perfetta uscita a quattro. Invece, non lo era.

Purtroppo, mi sorprendo a pensare. E immediatamente il senso di colpa mi assale.

E non è la prima volta, a distanza di poco tempo. Sì, perché ho cercato di resistere alla tentazione di sbirciare dentro al camerino del negozio mentre Aurora si svestiva per provare qualche costume da bagno. La tenda era leggermente scostata. Mi sono fatto violenza per riuscirci. Ma è stato troppo più forte di me, e non ce l'ho fatta. Non del tutto, almeno.

Lei è come una calamita. Attira naturalmente il mio sguardo, non può farci niente. E nemmeno io posso. È così e basta. Passerei le ore a guardarla, se non fosse che farei del male a entrambi.

Come se non bastasse il mio senso di colpa pungente ad assillarmi, ad un certo punto Rita si è pure accorta che i miei occhi si dirigevano troppo spesso verso il camerino di Aurora. Ci ha messo un attimo a capire il perché e mi ha rivolto un'occhiataccia delle sue. Non so se fosse più arrabbiata o sconvolta dalla mia audacia.

Ci ha lasciati davanti all'espositore degli occhiali da sole, dove Nic stava passando il tempo provandosi alcuni modelli alla ricerca di quello perfetto, chiedendoci qualche consiglio. Ne ha preso in mano un paio da donna e con la scusa di farli comprare ad Aurora si è avvicinata al camerino, le ha passato gli occhiali e ha tirato la tenda. Poi mi ha lanciato di nuovo uno sguardo di rimprovero, scuotendo la testa con decisione.

Per un po' ho sostenuto il suo sguardo, cercando di fare l'innocente, poi però ho ceduto. Mi sono voltato dall'altra parte, fingendo disinteresse. Figuraccia con Rita a parte, il resto del tempo è passato bene e senza intoppi. E questo è ciò che conta, per adesso. Sul resto, be', cercherò di migliorare.

«Quanti siete, ragazzi?» Il titolare del bagno ci accoglie alla reception. Mentre Nic gli spiega che i nostri genitori dovrebbero avere già fissato un ombrellone per noi vicino al loro, io attendo in disparte, continuando a osservare Aurora e Rita che chiacchierano allegramente a pochi passi da me.

Mi sento intrappolato in un pericoloso incantesimo. Aurora è la mia sirena. Non resisto al richiamo della sua voce, anche se so che è sbagliato. Penso ad altro. Penso a Rachele. Di solito funziona pensare a lei, che è possibile, per cacciare dalla testa Aurora, che possibile non lo è.

Quando Nic ci raggiunge, lo segue il bagnino. Si scambiano qualche parola, vedo che ridono. Chissà, forse si conoscono?
Lo osservo. È alto, fisico asciutto, capelli castani tendenti al rosso. Lineamenti decisi. Non mi sembra di averlo mai visto, anche se sembra un nostro coetaneo.

Si fermano davanti a noi. Il bagnino scruta per un po' la spiaggia, poi si rivolge di nuovo a Nic. «Dovrebbe essere quello là», gli dice indicando verso la fila di ombrelloni più vicina alla riva. «È uno dei pochi ombrelloni rimasti vuoti. Riconoscete i vostri parenti?» chiede, e per la prima volta ci guarda degnandoci attenzione.

Il suo sguardo si posa su Aurora e sosta su di lei piuttosto a lungo. Vedo che un sorriso interessato gli nasce a poco a poco sul viso. So che cosa sta pensando. Che è bellissima. Che forse è una delle ragazze più favolose che abbia mai visto. Incrocio le braccia sul petto, osservandolo fisso. Con una certa ostilità.

Il mio sbaglio 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora