AuroraMi fissano tutti in silenzio, mentre a malapena riesco a soffocare il grido che da dentro di me spinge per uscire.
Non so se provo più rabbia per il fatto che mia madre crede davvero che si possa rimediare a quello che è successo o se perché, per qualche incomprensibile e assurdo motivo, Massimo mi sta guardando come se la colpa di tutto fosse mia. Come se avessi io un debito con lui e con tutti, come se il mio cuore non si fosse frantumato in mille pezzi cinque anni fa ma soltanto il loro.
Non mi sarei mai aspettata che avrebbero potuto chiedermi di rimanere. Non così, almeno. Né che sarei stata accolta da Massimo con ostilità. Non so come mi aspettavo di essere accolta da lui, ma certo non in questo modo. Immaginavo che rivedermi l'avrebbe turbato ma scioccamente credevo che quel turbamento sarebbe stato causato da un'emozione diversa da quella che gli leggo addosso stasera. Mi sento davvero spersa. Tra i molti scenari possibili, tutti a dir poco apocalittici, che mi ero immaginata per il mio ritorno, a questo non avevo pensato. Ma è sempre così, dopotutto, o sbaglio? La realtà supera sempre l'immaginazione.
Rimanere. Davvero credete che sia così semplice?, vorrei gridare a tutti loro. E su quali basi potrei farlo se l'unica persona che potrebbe ricevere in risposta il mio sì, se mi chiedesse di rimanere, evidentemente mi vorrebbe ancora lontana migliaia di chilometri da lì?
«Non posso» dico con un filo di voce. Avrei dovuto dire "non ci riesco". «Mi dispiace» aggiungo.
«Ma certo che puoi» mi fa seguito Nic, con tono rassicurante. Nic è così dolce. Vorrei che tutto fosse rassicurante come la sua voce. Invece è tutto sconvolgente. La paura che sento è così viva, concreta, che non mi sembrerebbe così assurdo se all'improvviso si materializzasse accanto a me, sotto forma di una bestia affamata, e mi divorasse. Mi sta già divorando. A mala pena respiro.
«Non decidere frettolosamente, Aurora» è Rita a dargli supporto. «Rimani per qualche giorno, il tempo che ti serve per capire se vuoi davvero andartene o se trattenerti più a lungo non è così impossibile.»
Sospiro, la guardo con occhi supplichevoli. Non farmi questo Rita, sai immaginare quanto mi costerebbe, non chiedermi proprio tu di rimanere.
«Ti prego» aggiunge, e il suo sguardo si riempie di tristezza e speranza. «Mi sei mancata, mi manchi» dice, cercando di vincere quel nodo alla gola che tradisce la sua emozione. «Ho bisogno di ritrovare la mia migliore amica.»
Alzo gli occhi al cielo, ma solo perché si sono appena riempiti di lacrime e non voglio che gli altri se ne accorgano. Ho tanto bisogno anche io di ritrovare la mia migliore amica, Rita. Non hai idea di quanto mi è costato tagliarti fuori. Ma per fuggire dal passato non ho avuto altra scelta. Ho bisogno anche di ritrovare il mio Nic, ma il vero problema è che più di ogni altra cosa avrei bisogno di trovare finalmente il mio Massimo. Capisci perché non posso restare Rita? Perché non c'è nessun Massimo, per me, da trovare.
Vorrei gridare esattamente questo, e dare una vera ragione per ammutolire a quel silenzio sgomento che mi circonda, ma come posso farlo?
Cerco di fingere di non stare per cedere a un pianto imminente, ma non ci riesco tanto bene perché tutti quanti si accorgono delle mie lacrime represse. Provo a trasformare la tristezza in un sorriso. Vorrei dissimulare la mia fragilità. E magari ci riesco, chissà. Cerco di farmi forte pensando che non hanno il diritto di vedermi dentro, che non posso permettermi che mi vedano vulnerabile. Non è giusto, non lascerò che abbiano accesso al mio mondo interiore.
A turno, un po' tutti cercano di convincermi ma non voglio ascoltarli. I più insistenti, neanche a dirlo, sono i miei genitori. Adesso che mi hanno ritrovata, stanno facendo di tutto per indurmi a tornare sui miei passi e dare loro una possibilità. Non vogliono perdermi ancora. Lo so che la paura di non rivedermi più, di nuovo, li angoscia. E se non mi avessero fatto quello che mi hanno fatto potrei anche intenerirmi e cedere per renderli felici. Ma non è più come una volta, quando erano tutto il mio mondo e io il loro. Qualcosa si è spezzato. Irrimediabilmente.
«Davvero, non posso», insisto liquidando con fermezza le insistenze di mio padre. Tiene stretta la mano di mia madre nella sua, come se cercassero di farsi forza a vicenda. «E poi ho già approfittato troppo della vostra pazienza, no?» distolgo il mio sguardo da loro per lanciarne uno di ghiaccio a Massimo, ma lui è impenetrabile come sempre. Forse più di sempre. «Adesso devo andare» mi decido subito dopo, prima di poterci ripensare rompo gli indugi e mi alzo in piedi recuperando la mia borsa abbandonata ai piedi del tavolo, decisa a uscire da quel ristorante per rifugiarmi nella mia sicura e anonima camera d'albergo. E tirare un sospiro di sollievo.
Sorrido, sperando di sembrare disinvolta, mentre cerco le parole per un veloce saluto, che non abbia il sapore di un addio ma nemmeno quello di un arrivederci. Dopotutto non so se vorrò ancora sottopormi a questo strano supplizio, anche se non è stato terribile come immaginavo non è stato nemmeno una passeggiata. Decido di agire in fretta prima che la situazione emotiva generale degeneri, soprattutto quella particolare dei miei genitori.
«Inutile fingere che non sia stato strano» dico, cercando di sdrammatizzare, «però mi ha fatto piacere essere qui stasera e vedervi, vedere che state bene, nonostante tutto».
Mi volto e mi sforzo di sorridere a Rachele. «Sono contenta di averti conosciuto Rachele», le dico e lei annuisce, anche se un po' in imbarazzo.
«Sì, anche a me» risponde, titubante, ricambiando il mio sorriso. Chissà che cosa sta pensando di me, mi chiedo. Chissà che cosa ha davvero capito di ciò che è accaduto sotto ai suoi occhi.
Nic e Rita si alzano, cercano un'ultima volta di farmi cambiare idea. «Aspetta, lascia che ti accompagniamo all'auto» mi prega Nic. Acconsento, almeno avrò modo di salutare loro due come meritano, rimbrottare affettuosamente Nic per lo scherzo che mi ha giocato e far sentire a entrambi quanto è sconfinato il mio amore per loro.
Ma le cose non vanno mai come ci si aspetta. Mentre stiamo per allontanarci dal tavolo Massimo si alza in piedi. «Lasciate», dice guardando a turno Nic e Rita. «L'accompagno io.»
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Il mio sbaglio 2
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