Aurora
Quella proposta, a dir poco inaspettata, ci mette un attimo a mandarmi in tilt, precipitandomi nel panico. Per un po' trattengo il respiro, non so come ho fatto a non avere un mancamento. All'improvviso la tensione si è riaccesa, è tanto densa che potrei toccarla. Ci fissano tutti in imbarazzo. E io, forse, lo sono più di tutti. Immagino che l'idea che io e Massimo rimaniamo da soli li metta a disagio. Come dargli torto. Mette a disagio anche me, se penso all'ultima volta che è accaduto, a quello che gli ho detto.
Nic si schiarisce la voce con un esitante colpo di tosse, sorpreso quanto me dell'iniziativa. Cercando di sembrare disinvolto mi guarda e mi chiede se per me va bene. Soltanto a quel punto mi ricordo di respirare, ma non esce alcun suono dalla mia bocca in risposta alla sua domanda, mi limito ad annuire lentamente con la testa, gli occhi sgranati come a chiedere aiuto.
«Andiamo?» chiede Massimo, cercando di scrollarmi dalla mia esitazione.
Inspiro ed espiro a fondo mentre faccio appello a tutte le mie forze psicofisiche per non cedere all'emozione di affrontarlo da sola, e annuisco facendogli segno di precedermi. Un istante dopo, tra lo sgomento generale, lo seguo fuori dal ristorante. Ho le gambe che tremano e il cuore che batte impazzito come non faceva da tanto tempo. Spero proprio che né le mie membra né il mio muscolo vitale cedano adesso.
Un passo dopo l'altro, lentamente, raggiungiamo l'uscita.
«Dov'è la tua auto?» domanda Massimo una volta fuori. Gliela indico e ci incamminiamo insieme verso di lei. Tra di noi, solo silenzio. Vorrei sapere che cosa sta passando per la sua testa. Spero non i miei soliti pensieri, perché non potrei sopportarlo. Detesto l'idea che stia pensando alla mia disperazione dell'ultima volta che ci siamo parlati. Non posso pensare che, guardandomi, veda quella ragazza inconsolabile gridare ai suoi piedi che lo ama. Non posso pensare che, posando i suoi occhi su di me, veda quella ragazza nella sua camera da letto, che non desidera altro che fare l'amore con lui.
Ripensando alla notte prima che precipitasse tutto, ho un mancamento.
Ok Aurora, smettila di tormentarti con questi ricordi. Fai come fanno tutti: semplicemente, fingi che non siano mai esistiti. Fingi di non averlo mai amato, di non essere stata a letto con lui, fingi di non provare niente adesso che dopo un tempo lunghissimo lui è qui accanto a te.
Raggiunta l'auto Massimo si ferma e io lo imito. Si volta verso di me, le mani nelle tasche dei pantaloni. Per la prima volta, dopo cinque anni, i miei occhi fissano i suoi, scuri e penetranti. E ci si perdono dentro. Non so che cosa dire, ma evidentemente nemmeno lui lo sa. O almeno è quello che sembra. Continua a fissarmi senza proferire parola così a lungo che inizio a sentirmi molto a disagio. Soprattutto perché è così bello che fa male.
Sto per voltarmi ed entrare in auto, in risposta e in protesta alla sua immobilità e al suo silenzioso, indecifrabile fissarmi. Ma Massimo mi trattiene con un fermo «Aspetta».
Sorrido stizzita, è incomprensibile per me il suo comportamento. «Che cosa vuoi? Avanti, parla. O vuoi rimanere a fissarmi in silenzio ancora a lungo? Non ho tempo per questi giochetti.»
Anche Massimo sorride stizzito. «Non ho nessuna intenzione di giocare con te» dice alzando gli occhi al cielo. Sembra davvero irritato da me, dalle mie parole, da quella situazione. Rendermene conto non fa altro che alimentare il mio nervosismo.
«Bene, allora le nostre volontà sono allineate. Quindi parla se devi dire qualcosa. Mi hai accompagnata fin qui per un motivo, immagino. O sbaglio?»
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Il mio sbaglio 2
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