MassimoMi allontano da lei simulando disinvoltura.
Non credevo che sarei stato capace di arrivare davvero a tanto.
Aurora...
Non desideravo altro che rivederti, adesso che è successo ho avuto la conferma che non posso proprio permettermi di sbagliare con te. Non c'è altra scelta, per non perderti di nuovo devo imparare a viverti accanto ed esserti indifferente.
Sarà mai possibile? Non lo so, ma spero di riuscirci prima o poi. Quel che è certo è che posso recidere quel filo rosso che ci lega. So che cosa fare per ottenere che si allontani emotivamente da me. Un poco alla volta dimenticherà quello che siamo stati o, almeno, si abituerà all'idea di doverlo fare. Proprio come ho fatto io. Per quanto mi riguarda mi manca davvero soltanto l'ultimo passo verso la salvezza: abituarmi a lei nella quotidianità.
Un abisso di pensieri ed emozioni contrastanti e confuse mi oscura la mente. Mentre torno verso il ristorante, all'improvviso, sento che sto per cedere al bisogno di urlare. In realtà non desidero altro da quando l'ho vista arrivare, appena poche ore fa.
Le ho detto che è stato uno shock, ma è stato molto di più.
Quel grido potente e silenzioso mi ha divorato il petto per tutta la sera, ho dovuto sforzarmi molto per non cedergli. Più la guardavo, più ascoltavo il suono della sua voce e più quell'impulso cresceva dentro di me. Non ho potuto fare altro che rimanere muto, stordito e pure irritato dalla sua presenza così inaspettata, improvvisa e anche inopportuna. Proprio così, sì, anche inopportuna maledizione!
Proprio adesso che avevo raggiunto un equilibrio, proprio adesso che avevo presentato Rachele in famiglia ed ero riuscito a scendere a patti con il passato. Lei, con la sua bellezza che mi toglie il fiato, rientra nella mia vita. Prepotente e accecante come l'improvviso invadere della luce del sole una stanza buia.
Sorrido turbato mentre entro nel ristorante, pensando alla ferita che si è riaperta in me rivedendola. Poi penso a Nic, e il turbamento lascia il posto all'irritazione. Scuoto la testa, con sentito disappunto. Dovrò fargli un bel discorsetto, a mio fratello, appena rimarremo da soli. Lui sapeva quanto era importante per me e Rachele la cena di questa sera, dovrei credere che sia per caso che Aurora si sia palesata improvvisamente dopo cinque anni proprio stasera? Oh no, per caso Nic non fa mai niente. Ha sicuramente in mente qualcosa, e vorrei davvero sapere che cosa.
Una volta dentro non mi dirigo verso il tavolo dai miei che stanno aspettando il mio ritorno ma verso il bagno, attento che nessuno di loro mi veda passare. Mi ci chiudo dentro, girando per due volte la chiave nella serratura. Ho bisogno di stare solo per un po', far passare quella tempesta emotiva e recuperare una certa calma prima di tornare da loro.
Il bisogno di gridare si sta facendo sempre più pressante. Inspiro a fondo, guardando la mia immagine riflessa nello specchio finché tutte le emozioni che ho dentro non esplodono all'improvviso con violenza. Per sfogarmi tiro un pugno contro il muro.
«Merda!» grido.
Un dolore lancinante si diffonde in fretta alla mano. Guardo le dita e le nocche, si sono scorticate. In alcuni punti la pelle si è aperta. Rachele si accorgerà sicuramente di questo disastro. Impreco mentalmente. Dovrò trovare una spiegazione sensata per giustificare queste ferite.
Apro l'acqua fredda e la faccio scorrere a lungo sulla mano dolorante. Poi mi sciacquo più volte la faccia sperando che serva a rimettermi in sesto.
***
Non so per quanto tempo rimango chiuso lì dentro, la faccia nascosta tra le mani. Mi scuoto dai miei pensieri solo quando qualcuno inizia a bussare freneticamente alla porta, reclamando evidentemente che io esca di lì. Mi guardo un'ultima volta allo specchio, per accertarmi di non avere la faccia spaesata e devastata che avevo quando sono entrato lì dentro. Apro la porta, ignorando il brontolare non troppo sommesso dell'uomo che mi trovo di fronte.
Raggiungo di nuovo la mia famiglia e riprendo come se niente fosse il mio posto accanto a Rachele.
«Ma dove sei stato?» chiede lei, sollevata di vedermi finalmente di ritorno. Gli altri mi fissano in silenzio, probabilmente è la stessa domanda che si stanno ponendo tutti. Credo che la mia assenza iniziasse a pesare un po' troppo. «Non avevo capito che l'avresti accompagnata direttamente in albergo» ironizza lei.
Non c'è molto di cui sorridere, solo che Rachele per fortuna non lo sa. Infatti la sua battuta scatena un certo panico, lo sento. Cerco di sorridere e di sembrare calmo e disinvolto, «No, l'ho accompagnata all'auto e abbiamo parlato per un po', l'ho convinta a restare» annuncio.
Nic si lancia in un'esclamazione sorpresa e soddisfatta al tempo stesso. E non è l'unico. Il volto di Rita si illumina, e anche Laura e il marito sorridono sollevati.
«Davvero?» chiede Nic.
«Davvero» confermo, con fermezza.
«E come hai fatto?» si lascia scappare mio fratello. Non riesco a trattenermi e rido, torturandomi per un po' nervosamente il sopracciglio. Come ho fatto Nic? Non posso dirtelo. Ho ascendente su di lei, lo sai. Lo sapete tutti qui intorno a questo tavolo, non è vero? Non dico niente di tutto questo, ovviamente, e la domanda di Nic rimane senza una risposta.
All'improvviso ho bisogno di bere. Afferro il calice con quel che rimane del mio vino. Quel gesto attira l'attenzione di Rachele sulla mia mano martoriata. Subito lei l'afferra nella sua.
«Mio Dio, Massimo, ma che hai fatto alla mano?» chiede preoccupata.
La ritraggo, sperando che quel gesto non appaia troppo repentino e che non la insospettisca, e la nascondo allo sguardo degli altri. Nic mi sta lanciando delle occhiate piuttosto eloquenti. Immaginerà perfettamente che cosa le sia successo. Per il resto, nessuno osa chiedere. Il silenzio vince su tutto, è molto più comodo così no?
«Niente di che, poi ti spiego» le dico, minimizzando e cercando di rassicurarla con lo sguardo.
Spero con tutto me stesso che si dimentichi di chiedere la spiegazione che le ho promesso. Dopotutto non sono così certo di riuscire a inventarmi una scusa plausibile per giustificare quelle ferite. Né che ne esista davvero una...
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Il mio sbaglio 2
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