«Tra le righe.»

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Pov Macarena
Presi posto in qualche fila più infondo rispetto alla cattedra. Ero agitata, era la mia prima lezione, ma in anni mi ero preparata a questo.
Aprii il mio zaino e disposi sul banco in modo ordinato i libri e quaderni per gli appunti.
Presi gli evidenziatori, penne e prefino post-it.
"Buongiorno ragazzi."
Puntai i miei occhi attenti e curiosi verso una donna di mezza età, la quale fece capolino verso la cattedra.
"Sono la professoressa López, mi occuperò di insegnarvi e seguirvi nel percorso di letteratura.
Inanzitutto, per i nuovi, benvenuti."
Come prima impressione mi diede l'idea di una donna decisa sul da farsi. Una di quelle professoresse gentili ma al contemplo una di quelle che pretendevano molto.
"Inutile dire che avete preso un'ottima decisione nel scegliere questa università. Non per nulla è tra le più decantate in tutto il territorio spagnolo.
Bando alle ciance, iniziamo subito.
Andate al capitolo 3 del vostro libro. Cominceremo da uno dei poeti più noti nella storia della letteratura. Giacomo Leopardi."
"Cazzo bionda nello zaino avevi tutta una cartoleria?"
Chiusi gli occhi sentendo d'improvviso la presenza di quella persona al mio fianco.
"E tu invece? Hai lo zaino vuoto?"
"Non ho bisogno di prendere appunti colorati come se fossi alle medie."
Serrai la mascella cercando di ignorarla il più possibile seguendo la lezione.
Mi fece sussultare quando si avvicinò al mio orecchio, causandomi una scia di brividi che percorsero tutto il mio corpo.
"Mi fai leggere dal tuo libro?"
"S-si..."
La lezione proseguì ed io più cercavo di seguire la donna che gesticolava davanti a me e più non riuscivo a non pensare alla presenza di Zulema.
Al suo sguardo che cadeva su di me.
Al tocco del suo braccio che ogni tanto sfiorava il mio causandomi una marea di scosse.
"Signorina, potrebbe leggere la frase citata nel secondo paragrafo?"
Sussultai assorta nei miei pensieri.
"I-io?"
"Sì, lei."
Sentii Zulema sbuffare una risata cosa che mi infastidii e non poco.
"Questa bionda." sussurrò.
Perchè mi stava aiutando? Non traeva forse piacere nel mettermi in difficoltà?
Mi alzai cercando di mettere da parte l'ansia creata dalla situazione.
Buttai un occhio veloce sulla citazione stampata nero su bianco. Sorrisi.
"Non t'accorgi, Diavolo che sei, che tu sei bella come un angelo?"
"Molto bene. Si sieda pure e mantenga la concentrazione."
"Certo, mi scusi."
Mi sedetti presa dall'imbarazzo.
"Non è divertente."
"Oh invece lo è, tantissimo."
"Sei una stronza."
"Sai, mi aspettavo più un -grazie Zulema per avermi salvato il culo da un'ennesima figuraccia-, ma -sei una stronza- va bene comunque."
Mi persi nei suoi occhi e automaticamente sul mio viso nacque un sorriso che cercai in tutti i modi di nascondere.
Presi un evidenziatore e sottolineai quella frase sapendo già che sarebbe rimasta impressa nei miei ricordi.
"Vuoi ricordarti per sempre della tua figura di merda?"
"Callate Zulema..." risi.
Risi perchè sapevo che non avrei voluto ricordarmi della figura che avevo appena fatto, ma di chi in quel momento mi salvò.
Non ci credevo nemmeno io, ma risi perchè d'un tratto l'irritazione che covavo per quella donna si trasformò in qualcosa di diverso.
Sembrava quasi essere differente, almeno con me.
Ai miei occhi.
Le sue battute in quell'istante non mi diedero fastidio, anzi, mi fecero sorridere.
"Per oggi abbiano finito. Potete andare."
Mi accorsi di quanto veloce sia volata quell'ora di lezione. Quasi come se non fossi stata presente, perchè effettivamente con la mente ero da tutt'altra parte.
"Grazie per la frase che mi hai dedicato Bionda.."
Mi girai di scatto verso di lei, confusa ed incredula da tale affermazione.
"C-come?"
Mi fece un occhiolino e portò il suo labbro sotto i denti per poi girarsi e lasciarmi lì.
Spiazzata.
Incredula.
Senza parole.
Come sempre d'altronde, in balia dei suoi modi di fare.
In balia di lei e di quelle fottute sensazioni a cui il mio corpo rispondeva in un istante.

La giornata proseguì, tra una lezione e l'altra.
Dopo stamattina non incrociai più gli occhi di Zulema.
Forse seguiva lezioni differenti dalle mie, o forse non le seguiva proprio. Più plausibile la seconda.
Tornai in stanza dopo aver passato la giornata a prendere appunti e sottolineare paragrafi rilevanti.
Mi accorsi di come le lezioni passarono lente senza la presenza di quel diavolo dai tratti orientali.
"Bentornata Rubia. Hai altre frasi da dedicarmi?"
Ecco, ci risiamo.
"Senti Zulema, non so che idea tu ti sia fatta ma io non ti ho dedicato alcuna frase."
"Certo.."
"Sei solo una stronza arrogante! Chi ti credi di.."
In un attimo il mio corpo si scontrò contro la parete del muro, facendomi chiudere gli occhi d'impulso.
"Continua Bionda.."
"Ho...ho finito."
"Bene."
D'improvviso sentimmo la porta spalancarsi, il che mi fece sussultare.
"Zulema non hai idea di cosa...oh.
Oh mio dio."
"Saray.."
"Interrompo forse qualcosa?"
"Non lo so, chiedilo alla Bionda."
Tutto questo era troppo e credo che dai miei occhi le mie emozioni non passarono inosservate.
"Cazzo Zulema smettila di tormentarla. Spostati."
"Hermana, callate..."
"Wow Bionda, sei molto più di quel che mi aspettassi!"
Le rivolsi un sorriso tirato non sapendo come decifrare la sua affermazione.
Ma almeno era stata gentile, a modo suo.
"Come ti chiami?"
"Macarena. Tu invece?"
"Saray, è un piacere conoscerti."
Prese la mia mano e lasciò un bacio sopra ad essa, facendo sbuffare una risata da parte della mora al nostro fianco.
"Okay Saray, pensa alla tua ricciolina."
"Gelosa Zahir?"
Trattenni una risata che non passò inosservata agli occhi della mora che non perse tempo a squadrarmi.
"Per favore Saray non dire stronzate. Piuttosto, perchè hai fatto irruzione nella mia camera?"
"Come se fosse una novità."
"Arriva al punto hermana."
"Non hai idea di quello che è successo con la Riccia."
"Evitami i dettagli, ti prego."
Risi notando come Zulema cercava di rimanere sempre sulle sue, tenendo quella corazza stretta a se, come se temesse di perdere in qualsiasi momento le vesti della persona che si era creata in anni.
Vedevo come parlava però con Saray.
Credo si conoscessero da molto tempo.
Mi chiedo come possa averla sopportata per così tanto.
"Quindi ora state insieme?"
"Una cosa del genere."
"E dimmi, anche lei ti dedica frasi di Leopardi?"
Scattai sull'attenti a quell'affermazione puntando i miei occhi su di lei.
"Sai, la tua amica è così egocentrica da pensare che tutti cadano ai suoi piedi."
Saray scoppiò in una risata a dir poco contagiosa.
"Vuoi dire il contrario Bionda?"
"Sì Zulema, non potrei mai andare dietro ad una persona come te, sei così fottutamente convinta, sfacciata, irritante!"
"Hai dimenticato stronza arrogante."
"Dio mi sembrate una coppia sposata!"
"Callate Saray."
Sentii il mio sguardo bruciare nel suo e viceversa.
"Okay, vi lascio da sole. Percepisco della forte tensione all'interno di questa stanza..non so se mi spiego."
Rimasi a bocca aperta, ma le sorrisi comunque. Di certo non avevo bisogno di farmi altri nemici.
Zulema faceva già da 1000.
"Bionda: è stato un piacere. Zulema..ne riparleremo."
I suoi occhi non si staccarono un attimo dai miei, nemmeno per salutare la sua amica.
"Ciao Gitana."
Chiuse la porta e dentro quella stanza scoppiò un silenzio a dir poco assordante.
Ma non mi sarei più sottomessa al suo sguardo.
Infatti, non lo distolsi nemmeno per un secondo.
"Vedo che hai tirato fuori le palle."
"Non era quello che volevi?"
Si avvicinò di nuovo a me.
Ormai capii qual'era la sua tecnica.
Sapeva di farmi un certo effetto e sfruttava la situazione a suo piacimento.
"E tu invece? Cosa vuoi?"
Quella domanda mi bloccò d'impulso, facendo riaffiorare i ricordi di quel sogno in un attimo.
Le sue labbra sul mio corpo, la sua lingua intrecciata alla mia, il respiro mozzato, la passione.
La spostai allontanandomi da lei, uscendo di fretta da quella maledetta stanza.
Avevo bisogno d'aria.
Zulema era questo: lei era la donna più complicata che io abbia mai incontrato sulla faccia della terra.
Era tormentata, lo leggevo nel suo sguardo.
Uno sguardo a tratti triste, ma che non lasciava la possibilità a nessuno di poterne cogliere anche quel poco di fragilità nascosta.
Leggevo nei suoi occhi il dolore che aveva provato nel lutto di una persona importante: se stessa.
Era come se una parte di lei fosse morta da tempo, lasciando una scia di ceneri lungo ricordi passati.
Sembra così dura vista da fuori, non si direbbe che lei abbia un cuore.
Ma io lo avevo percepito. Lo avevo sentito, in qualche modo, da quei piccoli gesti che per qualunque persona potevano sembrare irrilevanti.
Mi aveva fatto sfiorare a malapena la sua anima sepolta, ma ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria.
E la sua reazione era proprio quella di maledirsi per quegli istanti nei quali lasciava trasparire anche una lieve emozione, rispondendo con azioni del tutto contrarie.
Zulema, io vorrei salvarti, ma come aiutare qualcuno che non vuole essere salvato?
Hai fatto dei tormenti una corazza, divenendo per te sia le armi che l'armatura.
Ti proteggi, allontanandoti da tutti, ma così facendo parallelamente ferisci te stessa.
Fuoco e fiamme.
Tu sei all'inferno perchè ti rifiuti di amare.

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