«L'arrivo.»

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Pov Macarena
"Non preoccupatevi, andrà tutto bene. Credo di essere abbastanza adulta per potermi gestire da sola!"
"Lo so Macarena, ma tu per noi sarai sempre la nostra bambina."
Sospirai. Sapevo bene che per un genitore non era mai facile lasciar andare proprio figlio, ma arriva un momento nella vita di chiunque in cui il bisogno di autonomia è necessario.
"Stai attenta alle lezioni, lascia stare le brutte compagnie, le feste, non farci preoccupare."
"Mamma, lo so, stai tranquilla."
Ebbene sì, nonostante la mia età piuttosto adulta, i miei genitori mi hanno sempre trattata come una bambina da proteggere in ogni momento.
Non dico che sia sbagliato, so che lo facevano perchè mi volevano bene, ma certe volte avrebbero dovuto rendersi conto che non andavo più alle elementari, ma stavo per vivere autonomamente in un college.
Purtroppo, per motivi economici, per molti anni non ho potuto inseguire i miei sogni e iscrivermi a nessuna università.
Ora però, grazie a qualche mancia sudata tra un ristorante e l'altro e qualche lavoro extra, finalmente, ero davanti alle porte non solo di un sogno che sembrava irraggiungibile, ma anche davanti ad un nuovo capitolo della mia vita.
"Ci vedremo nelle vacanze di Natale. Vi chiamerò sempre, lo giuro."
"Ti vogliamo bene Maca."
"Anche io ve ne voglio. Salutatemi Romàn."
Rivolsi un ultimo saluto ad entrambi i miei genitori e vidi la loro auto allontanarsi sempre di più.
Era fatta. Ora ero sola e avrei dovuto iniziare una vita totalmente da zero, su due piedi.
Sospirai gioiosa e presi le mie valige con me.
Ero così elettrizzata che avrei potuto sollevare il mondo intero con una sola mano.
D'altro canto però c'era sempre un lieve timore di come sarebbero potute andare le cose. Era pur sempre un'esperienza nuova e come tale, era normale che spaventasse.
Entrai all'ingresso di questo enorme istituto.
Non vi sto nemmeno a dire quanto potesse essere meraviglioso.
Dire che era immenso sarebbe stato un eufemismo.

 Dire che era immenso sarebbe stato un eufemismo

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"Vale..."
Mi feci coraggio e mi diressi verso la segreteria all'ingresso.
"Buongiorno, sono una nuova studentessa. Non mi è ancora stata affidata una camera."
"Buongiorno, mi dica pure il suo nome."
"Macarena...Macarena Ferreiro."
Ad accogliermi fu una donna sulla trentina, che mi diede il benvenuto con fare caloroso notando sicuramente il mio evidente stato confusionario e, oserei dire, impacciato.
"Vedrai Macarena, ti troverai benissimo. Dovrai solo ambientarti all'inizio."
Le rivolsi un sorriso cortese di rimando.
"Va bene, vediamo..la tua camera..oh."
La guardai con aria interrogativa, era notevolmente confusa.
"C'è qualcosa che non va?"
"Ci dev'essere un errore, chiamo un attimo la direttrice."
Non stavo capendo cosa stesse succedendo, il che mi lasciò alquanto perplessa, ma annuii per gentilezza.
"Direttrice, salve. Ho qui una nuova alunna, Macarena Ferreiro. Le è stata affidata la camera A11, sicuramente ci dev'essere un errore ..

Oh. Va bene capisco...con tutto il rispetto però direttrice, ne è sicura?

D'accordo, allora la accompagno immediatamente. "

Chiuse la cornetta e io distolsi lo sguardo, fingendo di non aver ascoltato.
Mi chiesi perchè mai ci fossero problemi proprio con la mia camera, ma ormai non mi sorprendevo nemmeno più.
"Macarena prego, seguimi pure."
Uscimmo dall'università e gentilmente, la segretaria mi scortò fino al quartiere affianco dove risiedevano dutti i dormitori e i vari appartamenti.
Rimasi sbalordita da tanta bellezza. Qualche mese fa vivevo tutto ciò solo in maniera astratta, attraverso film americani e fantasie che all'epoca mi sembravano irraggiungibili.
Non pensavo nemmeno che a Madrid potesse esserci un'istituto tanto bello.
"Eccoci, A11."
Le stanze e gli appartamenti erano ben distanziati. Qui eravamo del tutto autonomi e indipendenti.
Aprii la porta e i miei occhi caddero subito su una donna che saltò immediatamente giù dal letto.
Aveva dei capelli neri come la pece, lineamenti marcati e tratti orientali. Mi colpirono i suoi occhi felini e taglienti, truccati con dell'eyeliner e della matita azzurra. Sotto il suo occhio notai una riga nera tatuata, sembrava alludesse ad una lacrima.
Si piazzò davanti a me e puntò i suoi occhi nei mei.
Mi intimorì abbastanza, devo ammetterlo.
"Che cazzo significa?" allargò le braccia, in segno di domanda.
"Zulema, ti prego. Ordini della direttrice."
"Di alla direttrice che può andare a farsi fottere. Avevo chiaramente espresso di voler stare da sola in stanza."
"Macarena entra e appoggia le tue cose."
Avanzai lentamente, incerta.
Neanche il tempo di fare un passo che la mano di Zulema mi fermò, facendomi sobbalzare.
"Non lo fare."
"Fallo."
"NO!"
"Zulema, o lasci entrare questa ragazza o finisci dritta dalla preside. E lo sai che non ti conviene.
Sei intelligente, fai la scelta giusta."
Era così vicina a me che potei sentire il suo fiato sul mio collo e il suo profumo invadermi le narici.
I suoi occhi tornarono su di me, costringendomi ad alzare lo sguardo.
Serrò la mascella e mi studiò dalla testa ai piedi poi, arresa, si staccò.
Sentii la tensione abbandonare il mio corpo e il cuore ricominciare a battere regolarmente.
"Molto bene. Con permesso, vi lascio ragazze." mi fece un occhiolino d'intesa e io le sorrisi, abbastanza intimorita.
"Non preoccuparti è solo apparenza!" mi sussurrò e chiuse la porta.
"Che si fotta."
Mi girai e vidi Zulema sedersi sul letto, intenta a leggere un libro.
Non capivo che problemi avesse questa donna con me, ma sicuramente intuii il motivo per il quale non volevano farmi trasferire in questa camera.
Dopo qualche minuto di silenzio, la vidi alzarsi e dirigersi verso il bagno.
Continuai a sistemare le mie cose nei cassetti, convinta del fatto che più l'avrei ignorata e meglio sarebbe stato per entrambe.
"Come hai detto che ti chiami?"
Sobbalzai, ritrovandomela a due centimetri di distanza.
"M-macarena ..."
"Non ti mangio mica."
"Beh a giudicare dalla tua reazione di prima avrei qualche dubbio a riguardo."
"Fai bene bionda, potrei ucciderti mentre dormi. O quando fai la doccia. Stai molto attenta..."
"Divertente."
"Pensi che io stia scherzando?"
"No in realtà no, ma se dovrò morire almeno uccidimi dopo che mi sarò laureata. Vorrei raggiungere almeno un obiettivo nella mia vita, ti ringrazio."
Scoppiò in una risata che mi fece sussultare il cuore.
Provai emozioni contrastanti e..strane.
Lei era strana. Un secondo prima mi avrebbe mangiata viva, il secondo dopo stava ridendo ad una mia battuta. La odiavo.
Tornò a leggere il suo libro ed io, finito di sistemare le cose, uscii a prendere una boccata d'aria, armandomi di cuffie e musica malinconica.
Forse non sarebbe stato facile come avevo immaginato. Forse non sarebbe andato tutto a meraviglia come credevo, perchè questa era la vita non un film adolescenziale.
Sentii gli occhi diventare pericolosamente lucidi e, presa dal peso di mille emozioni contrastanti, feci scendere le classiche "lacrime da primo giorno".
È normale, mi ripetevo.
Andrà meglio.

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