Era il 5 maggio del 2021, quando arrivai a Chicago. Stavo andando lì per il semplice fatto che un carissimo amico, l'investigatore Eddie Valiant, andava in pensione. Mi contattò tramite una chiamata e mi chiese se volevo prendere il suo posto. Accettai subito la proposta, e presi il primo treno per Chicago.
Mentre uscivo dalla stazione, alzai lo sguardo verso il cielo per un'istante, poi, m'incamminai verso la fermata dei taxi e feci segno con il pollice all'insù. Dopo qualche minuto, si fermò dinnanzi a me un taxi. Per la miseria, ricordo ancora la puzza che c'era dentro il veicolo: sembrava che ci avessero ficcato un cadavere sopra quei sedili, a giudicare da quanto fossero sporchi e puzzassero.
"Mi porti a George Jenckins Aveney, grazie" dissi al taxista che, con cenno della mano, partì a tutta birra. Mentre guardavo dal finestrino le strade della gloriosa Chicago, il taxista mi chiese: "È la prima volta che viene a Chicago, signorina?" Io, con nonchalance, risposi al tipo: "Si. Sono di New York".
"New York. Dio, quella si che è una magnifica città. Sa, io ci sono stato in quella città, ma nel lontano 1987" disse cordialmente l'autista, mentre mi mostrava alcune fotografie appese come i dadi sullo specchietto interno. "Lei è di New Orleans?" domandai al tipo che, sorpreso per la mia domanda, mi rispose: "Come ha fatto ad indovinare?" Io, con tono scherzoso, gli risposi: "Semplice. Lei è di carnagione scura, e in più ha l'accento tipico di quelle parti".
Il taxista, senza parole, mi chiese: "Cavoli. Ha qualche parente laggiù? Intendo a New York". Cambiai di colpo il tono della mia voce, e risposi al tipo: "Purtroppo si. Una sorella e due fratelli, assieme a mia madre". Il tipo guardò per un'istante dallo specchietto, poi, riguardò con molta attenzione la strada.
Dopo venti minuti di viaggio, il taxista disse gioiosamente: "Guardi, signorina. Ecco la via che cercava" "Quanto fa?" domandai al tipo, e lui mi rispose: "Per stavolta, offro io". Io, sorpresa per il gesto, dissi al signore: "Grazie, ma preferisco lasciarle lo stesso una mancia. Tenga, sono 80 dollari. Magari, provi a far risistemare questa macchina". L'autista rimase a bocca aperta; non pensava di guadagnare tanto denaro in una sola giornata. "Grazie, signorina. Che Dio la benedica!!" disse entusiasto il taxista, e ripartì a tutta birra.
Io, invece, presi le mie due valigie e m'incamminai verso il numero civico 27. Mentre camminavo, notai alcuni personaggi dei cartoni animati che attraversavano la strada. Vi giuro, in quel momento pensai tra me e me: "Mi sono fumata qualcosa? Dio, vedo Betty Boop e Pippo che camminano mano nella mano!!"
Mentre attraversavo la strada, notai un bambino che giocava con Daffy Duck. "Wow, Eddie aveva ragione: qui la gente convive con i cartoni animati" dissi tra me e me, mentre controllavo i vari numeri civici.
Indovinate dove stava il numero 27? Stava sulla mia destra, dall'altra parte della strada. Prima di attraversare, controllai per ben 3 dannatissime volte, poi, come misi piede sulla strada, sbucò dal nulla un camioncino giallo. Per poco non mi investiva. "Guarda dove vai, brutto deficiente!!" urlai all'autista del camioncino.
Quando giunsi davanti al portone della palazzina, sospirai per un'istante e bussai con 4 colpi ben assestati il portone. Aspettai un attimino, poi, la porta si aprì di colpo e comparve dinnanzi a me un signore sulla settantina d'anni. "Beatrice, credevo che saresti arrivata domani pomeriggio" mi disse Eddie, mentre mi aiutava con le valigie.
"Eddie, non sei cambiato per niente" dissi io mentre mi toglievo il cappottino rosso. Il detective portò le valigie vicino al divano, poi mi chiese: "Vuoi qualcosa? Magari un bicchiere d'acqua?"
STAI LEGGENDO
Chi ha assassinato Bugs Bunny?
HumorSiamo in un mondo parallelo, e per essere precisi, nella Chicago dei nostri giorni, dove i caratteri dei cartoni animati convivono con gli umani. Una detective cercherà di investigare sul terribile omicidio di Bugs Bunny. Man mano che la detective...