Capitolo sedici

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Piano piano inizio a riprendere i sensi e il volto di Dave preoccupato mi compare davanti. In un primo momento non riesco a capire dove mi trovo e perché ma come in un flash mi ricordo tutto e salto in piedi.

-" I tuoi fratelli stanno bene. Sono a casa"- mi conforta subito lui capendo il mio stato di agitazione e il cuore ritorna al suo posto.

-" Cosa facciamo adesso? Quell'uomo è pericoloso! Brutto bastardo!"- urlo rabbiosa mettendomi le mani tra i capelli.

-" Per qualche giorno teniamo i ragazzi a casa, vediamo come si sviluppa la situazione, magari la polizia lo ritrova subito. Stanno pedinando Magnus, speriamo che vada a cercare il figlio ma se è furbo non lo farà, almeno non per il momento. Non dobbiamo farci prendere dal panico, dobbiamo mantenere il sangue freddo. Lo prenderanno!"- dice Dave cercando di tranquillizzarmi e annuisco non tanto convinta.

Mi trovo su un divano presumo nell'ufficio dell'ispettore e ad un tratto mi rendo conto del trambusto che ho creato e l'imbarazzo mi colpisce in pieno. Con il viso arrossato dalla vergogna mi alzo.

-" Scusatemi per il disturbo, davvero, non volevo creare tutto questo disagio"- dico guardando l'ispettore.

-" Si figuri, è normale dopo la notizia che ha ricevuto"- dice e io annuisco rassegnata.

-" Andiamo a casa?"- chiede Dave e io lo seguo congedandomi da tutti.

Non avevo mai preso in considerazione la possibilità di ritornare ad avere a che fare con quell'uomo. Quella paura che mi spingeva a non uscire di casa per rimanere con mamma, non mi fidavo di lui, non l'ho mai fatto sin dal primo momento in cui l'ho visto e il mio istinto non sbagliava. Tante volte ho detto a mia madre di lasciarlo, che non mi piaceva ma lei non voleva, forse per non rimanere sola, non so. Pensava che la mia fosse gelosia, pensava che non volessi nessuno al posto di mio padre e da un lato era vero ma se mia madre avesse trovato un brav'uomo che si prendesse cura di lei e la sollevasse un po da tutte le sue preoccupazioni, l'avrei accettato con grande gioia. Non era quello il caso.

La violenza non va mai scusata. Al primo segnale di allarme o sospetto bisogna allontanare subito quella persona e denunciare. Purtroppo molte donne sono intrappolate in situazioni economiche precarie, dipendono dai propri compagni e non sanno dove andare oppure semplicemente giustificano e perdonano per amore. Che poi chiamarlo amore è sbagliato.

Mi piacerebbe creare un rifugio per queste donne, non l'ho mai detto a nessuno ma adesso che ho l'eredità di mio padre, ho anche i mezzi per farlo. Vorrei creare un associazione che prima di tutto possa ospitare donne e bambini che decidono di lasciare la propria casa, stanze e tutto ciò che può servire per poterle ospitare, una serie di avvocati che le assistono gratuitamente, psicologi e soprattutto aiutarle a diventare indipendenti, nel caso non lo siano. Il cuore mi batte forte dall'emozione... ad un tratto mi sembra tutto più fattibile.

-" A che pensi?"- chiede Dave.

-" Vorrei fare qualcosa per tutte le donne che si trovano in situazioni di violenza, vorrei che abbiano aiuto in tutti i modi possibili e sto cominciando a pensare che effettivamente posso farlo. Vorrei aprire un centro dove si possa chiedere aiuto.  Non so, forse penso troppo in grande"- sussurro imbarazzata.

-" Se c'è una persona che può farlo quella sei tu. Non solo perché adesso effettivamente hai i mezzi per poterlo fare ma hai il cuore e l'animo più buono che abbia mai conosciuto ed è la cosa più importante per poter fare quello che desideri. Io, oltretutto, ti aiuterei volentieri."- dice lui e io lo guardo emozionata.

-" Dici sul serio?"- chiedo con gli occhi lucidi e lo vedo annuire.

-" Ti amo"- gli dico. Mi guarda con occhi pieni d'amore e mi stringe a sé.

Sam Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora