I am you

425 40 9
                                    


Seul indossava uno dei suoi vestiti più eleganti. Esso era composto da un lungo mantello scuro, ricoperto da piccoli luccichii, comunemente definiti "stelle"; le poche abitazioni ancora illuminate, i locali notturni e i passanti facevano da pubblico alla città, la quale sfoggiava ormai il suo accessorio abbinato più bello, la luna.

Due ragazzi facevano da cavalieri alla splendida dama sopracitata, completamente immersi nella quiete e nella tranquillità, che solo la notte sapeva regalare. Con ancora i vestiti indossati all'interno del club, comprese le camicie sbottonate a più non posso, Mingi e San passeggiavano per le vie del quartiere, fianco a fianco, con le mani in tasca, immersi nei loro pensieri. Avevano deciso, infatti, di parcheggiare l'auto del ragazzo con le treccine, qualche isolato prima, rispetto al luogo in cui si trovava il condominio del corvino.

Nonostante il più alto e il più basso avessero tanti grattacapi per la testa, a causa degli avvenimenti accaduti nelle ore precedenti, non avvertivano un senso di pesantezza addosso, piuttosto il contrario. Con tutta quella tranquillità avevano il modo di ragionare e mettere in ordine le loro preoccupazioni e i loro piani, senza nessuna fretta o impedimento che potesse interrompere quel flusso di idee. Continuarono a camminare, finché non si ritrovarono di fronte all'edificio che custodiva l'appartamento del ventottenne.

-Siamo arrivati. - affermò San, cercando a tastoni le chiavi del numero sessantasette, tra le cianfrusaglie che quest'ultimo portava in tasca, mentre scalino dopo scalino entrambi si addentravano all' interno del condominio. Quando finalmente si pararono davanti alla porta dell'alloggio, l'affittuario inserì le ​chiavi nella opposita fessura e aprì, seguito da Mingi.

Non aspettandosi altro che l'ordine in cui aveva lasciato le sue cose, il corvino compì quei gesti meccanici, abituali, con lentezza, calma. Forse influenzato anche dalla quiete che gli aveva trasmesso quell'ebbrezza invernale, in cui erano stati immersi una decina di minuti fa. Invero, San, non mise velocemente a fuoco ciò che si palesava realmente dinnanzi ai suoi occhi, come se la mente vedesse ciò che voleva vedere. Quando le iridi feline studiarono l'ambiente e realizzarono l'accaduto, la mano del ventottenne strinse conseguentemente con forza la maniglia della porta e il viso divenne irrequieto, seguito dal resto del corpo. Non capiva cosa fosse successo.

-San, che c'è? - chiese il più alto, alle sue spalle, sporgendosi al di là del braccio dell'amico, per poter finalmente dare un'occhiata. Aveva notato subito l'irrigidimento della figura del corvino e non ci pensò due volte a dare una sbirciata oltre l'entrata.

-Ma che cazzo è successo qui?! - chiese incredulo, Mingi, i cui occhi si erano spalancati più del solito, nonostante apparissero generalmente sottili, tanto da scomparire, durante un normale sorriso.

Le sue parole si riferivano al caos, che si era impadronito dell'appartamento. Solitamente il ventottenne teneva tutto perfettamente sotto controllo. Il massimo del disordine che aveva visto in quel luogo, il ventisettenne, era stata una giacca lasciata con non curanza sul divano, niente di più.

-Io non ho lasciato così l'appartamento. - ​disse San, facendo qualche passo avanti. Era incredulo, come se stesse sognando e sapesse di doversi svegliare da un momento all'altro. Tutto era sottosopra: documenti scombinati; fogli sparsi ovunque, compresi quelli dove aveva segnato gli appunti per i successivi progetti su cui aveva lavorato; il PC acceso, col quale sicuramente l'intruso aveva provato addirittura ad accedere alle sue informazioni, fallendo miseramente, per fortuna; gli oggetti più cari al corvino buttati per terra, con non curanza, persino il portagioie che gli aveva regalato sua madre, prima di morire, era stato scaraventato sul pavimento. Pareva fosse passato un uragano. Un sospiro sofferente si fece strada nella stanza silenziosa. Vedendo quella catastrofe, al ragazzo più grande gli venne d'istinto di controllare la somma di denaro che teneva custodita all'interno dell'alloggio, non era una grossa cifra, dato che la maggior parte dei risparmi si trovavano in banca, ma era comunque importante in caso di necessità. Si avvicinò al nascondiglio, non infischiandosene del fatto che potesse vederlo Mingi. Lui era un suo amico, si fidava ciecamente di lui, avevano condiviso tante cose.

Rose, scent, kissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora