Take me home

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Aria asfissiante, poco spazio, quasi inesistente, luci soffuse, con qualche spruzzo di colore, odore di sudore mischiato al sesso, corpi volutamente ammassati, mani che frugavano ovunque, sussurri che echeggiavano in ogni angolo; tutto riportava a ciò che si poteva definire un club, ossia quel quadro perfetto, ricercato dal corvino, dove come cornice vi era il suo amico Mingi.


Non vedeva l'ora di immergersi in quel caos. Lui, che amava il controllo, sperava di ritrovare un po' di calma in mezzo a quella mischia, sperava che un'illusione lo potesse abbracciare, lui, che era un tipo scettico e preferiva la realtà. Quel ragazzino aveva capovolto la sua vita, nemmeno la sua mente era stata risparmiata.


-Bere, ballare e scopare. Questo è il piano. - disse San, voltandosi verso il più alto, che si trovava dietro alle sue spalle.

Entrambi indossavano una giacca di pelle, con dei dettagli in metallo, jeans stretti, esageratamente attillati e camicia abbastanza sbottonata, da poter intravedere gran parte del petto dei due ragazzi. L'unica differenza stava nel fatto che Mingi avesse i pantaloni talmente strappati, da poter notare la massa muscolare delle sue cosce e l'aspetto imponente delle ginocchia.

-Va bene, andiamo, tappo. – rispose il minore, ammiccando, con un'aria da finto menefreghista in viso. Si comportava in quel modo solo quando aveva desiderio di dar fastidio al suo amico, ossia il novantacinque percento delle occasioni.

-TAPPO A CHI!? DEFICIENTE! - gridò San, dandogli una spinta, facendogli quasi perdere l'equilibrio, mentre si facevano strada in mezzo alla folla.

Era un club nuovo, non il solito che frequentavano, insieme al resto del gruppo, ma con lo stesso livello di lusso e trasgressione. Per inaugurarlo, ci voleva, come aveva suggerito il corvino, una bella bevuta, così entrambi si diressero direttamente al bar del locale, ignorando i raggi laser che perforavano le loro iridi, annebbiando i loro sensi. Ci misero un po', invero, per poter attraversare la stanza centrale, dove sulle loro teste si poteva osservare il grande impianto elettrico costituito da svariate luci, le quali erano accompagnate da del ghiaccio in fumo per aumentare l'effetto scenico.

-Hai fatto bene a chiamare solo me. Hongjoong e Seonghwa erano a cena fuori. - disse il più alto, aspettando il proprio drink, una volta che avevano beccato due posti liberi, per potersi sedere.

-Lo so che domani festeggiano il quarto anno di fidanzamento e che c'è stato uno straordinario a lavoro. Quei due hanno dovuto anticipare il tutto. Me lo ha detto Hwa. - rispose San, guardandosi in giro. ​

-Già, che sfiga, ma a proposito di coppie, dove sta il marmocchio? È per lui che sei qui? – chiese, Mingi, con nonchalance

Il corvino stava facendo il possibile per non pensare al ragazzino, seppur tutto urlasse il suo nome, dato che la prima volta lo aveva visto proprio in un posto come quello e a quella domanda, sentì le spalle divenire pesanti, come se avesse portato su un peso e i muscoli del collo diventare improvvisamente contratti. La sua testa pullulava di riflessioni e preoccupazioni. Non era nemmeno all'interno dell'appartamento per controllare la lista dei movimenti della carta. Magari aveva comprato qualcosa, così da fargli sapere dov'era stato oppure no. Non sapeva più a cosa aggrapparsi.

Rinchiuse le dita della mano, fino a formare un vero e proprio pugno, che strinse per sfogare tutta la sua rabbia. Era uscito per distrarsi e ciò che era stato iniziato, doveva essere finito.

-Non era il mio ragazzo e comunque lui...lui si è trasferito da una persona fidata. Ha detto ​che si trovava meglio lì. - mentì il ventottenne, evitando lo sguardo dell'amico, prendendo al volo il suo cocktail, finalmente pronto, liberando l'arto superiore, precedentemente in tensione, dalla sua morsa.

Rose, scent, kissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora