I lay back in the arms of your memory

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Seul cominciava a riacquistare i propri colori, come in un gioco di acquarelli, dove con una piccola passata di pennello, si dava vita a delle immagini grandiose e luminose. La neve, infatti, aveva ceduto alle avance del sole e aveva smesso di mettere in mostra i propri gioielli, ossia i fiocchi, lasciando il posto ai precedenti ospiti. Wooyoung si sentiva fortunato da quel punto di vista, perché almeno poteva godere del calore mattutino, mentre girava per la città, in cerca di un lavoro. Era la prima cosa che aveva deciso di fare, non appena aveva varcato la porta dell'appartamento di San. Inutile dire che non smetteva di pensare a quest'ultimo, non aveva nemmeno voglia di farlo o di provarci. Aveva pianto per ore, accasciandosi lungo il muretto che circondava il condominio, infischiandosene del fatto che qualcuno lo avesse visto o meno. A causa di quel calvario, aveva gli ​occhi gonfi e le labbra secche. Si chiedeva se stesse bene, se fosse concentrato a lavoro o se magari stesse parlando con Seonghwa di quello che era successo. Gli mancava terribilmente. Nella sua mente si vedeva nudo, come se non avesse dei vestiti addosso, senza la sua presenza. Ciò sembrava un dannato paradosso, perché in quel momento indossava proprio la roba del maggiore.

Non aveva idea di quanto stesse camminando, aveva un dolore lancinante ai piedi, ma non poteva fermarsi. Voleva trovare qualche offerta d'impiego, non gli importava di che tipo. Aveva la carta di San con sé, ma non poteva di certo essere un peso per lui, anche ora che se n'era andato. Avrebbe usato quei soldi solo in caso di estrema necessità.

Pur di farcela, stava ignorando il buco allo stomaco che lo perseguitava, dato che non aveva nemmeno pranzato per colpa di quella maledetta telefonata.

Finalmente vide un piccolo cartello con su scritto "cercasi cameriere". Gli sembrava quasi un miraggio, come se si trovasse abbandonato in un deserto e avesse intravisto dell'acqua. Non aveva mai svolto quel tipo di ruolo, ma per lo meno poteva provarci, dopotutto nessuno nasce già pronto per qualcosa, tutti hanno bisogno di iniziare da qualche parte. Si fece coraggio e prese un bel respiro per poter spingere la porta di vetro di quello che sembrava uno Starbucks, non prima però di aver controllato la propria immagine nella fotocamera del suo cellulare. Non poteva di certo presentarsi con qualcosa fuori posto o non lo avrebbero mai preso e lo avrebbero scambiato per chissà chi. Non ne aveva mai fatto uno, ma se c'era una cosa che conosceva sui colloqui era che la presenza contava parecchio.

Si sistemò i capelli, facendo adagiare i ciuffi spettinati, che ricadevano sulla fronte, dietro le orecchie, erano abbastanza lunghi da poterlo fare. Poi si bagnò le labbra per non farle apparire esageratamente disidratate. I vestiti del maggiore erano puliti e odoravano ancora di detersivo, perciò non c'era bisogno di prestarci troppa attenzione, facevano già la loro figura. In più i lividi lasciati dallo zio erano quasi del tutto svaniti. Così mise via il suo Samsung e finalmente entrò all'interno del locale, guadagnandosi delle occhiate piene di curiosità, da parte dei clienti presenti e qualche dipendente che si trovava tra i tavoli. Non sapeva con chi parlare e si guardò intorno, alla ricerca di un indizio.

-Posso aiutarti? - gli chiese una ragazza, con un sorriso sulle labbra, sporgendosi un po' sul bancone. Aveva dei capelli ramati, chiaramente tinti, pieni di piccoli boccoli, raccolti in una coda con un fiocco che spuntava sull'estremità della sua testa.

-In realtà si. Cercavo il capo? Credo. Ho visto la richiesta di personale all'ingresso. - spiegò velocemente il sedicenne, avvicinandosi.

-Ce l'hai davanti! Io e la mia coinquilina gestiamo questo posto. Mi chiamo Yugi. Piacere di conoscerti. Dammi pure del tu...ehm? - disse porgendogli la mano.

-Jung Wooyoung! - rispose prontamente il diretto interessato, stringendogliela, dopo aver fatto un inchino.

Quella ragazza gli trasmetteva leggerezza, la stessa che aveva provato la prima volta che aveva conosciuto Seonghwa. Con lui si era sentito subito al sicuro, come se si trovasse davanti una figura paterna e lo stesso valeva per Yugi. Forse perché dovevano avere più o meno la stessa età?

Rose, scent, kissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora