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"Lena"
Alzo lo sguardo su Franco, il mio capo.

"Senti, vedi di non fare al solito tuo. Stasera c'è gente importante." Fa una pausa e mi squadra dalla testa ai piedi, mi guardo intorno a disagio, notando di sottecchi le altre ragazze che si preparano.
"Devi fare TUTTO quello che ti dicono." Scandisce bene le parole e noto nel suo tono che c'è come qualcosa che vuole lasciarmi intendere. Lo guardo interrogativa "non fare stronzate. Ti servono i miei soldi. Metti in testa una sola cosa: non devi dire mai no ad un cliente." Sono irritata e sbalordita al tempo stesso.
Non posso credere a ciò che sentono le mie orecchie, spero che mi stia sbagliando e pizzico l'interno della mia guancia come a volermi risvegliare da un brutto incubo.

Osservo la sua figura allontanarsi di spalle, Dotty raggiunge il mio fianco.
Mi accarezza i capelli "non dargli retta, se non ti va di fare qualcosa, voltati verso me, non stare a sentire quel maiale. Non fare nulla che non vuoi fare" mi lascia un bacio fra i capelli, e sculetta via dalla stanza.

Aggiusto il trucco e la seguo.

Sguardi languidi di uomini arrapati ci osservano, mentre da due ore e mezza ci muoviamo attorno a dei pali di metallo lucidi.

Franco si fa largo tra la folla fa un cenno e mi chino "Guarda quelli" mi indica qualcuno infondo alla stanza puntando il pollice alle sue spalle senza voltarsi.
"Devi fare in modo che ritornino ancora in questo posto, ti darò il doppio se ci riesci" solleva il mento come a volermi congedare e se ne va. Alzo lo sguardo verso Dotty e come se mi avesse letto nel pensiero annuisce.

Sospiro e miro all'obiettivo.
Sono tre ragazzi giovani forse anche più piccoli di me.

Scendo dal piedistallo e disinvolta, nel mio bikini di swarovsky fasulli, mi dirigo verso i ragazzi.

Due sembrano essere stati portati in questo posto di peso contro la loro volontà, l'altro vedendomi arrivare mi fissa insistente fin quando non arrivo davanti a loro.

Mi chino poggiando i gomiti sul tavolo basso innanzi a loro e con l'innocenza lontano anni luce da me, mi sporgo in avanti, per mostrare ai ragazzi le mie tette.
Funziona sempre, infatti la loro attenzione è stata catturata.

Per così poco?

Il ragazzo seduto al centro -quello che sembra essere più sfacciato- che già da prima di arrivare mi fissava, è l'unico a non aver abbassato lo sguardo, anzi i suoi occhi mi mettono quasi in soggezione.

"Avete già ordinato da bere?" Chiedo civettuola.
"No" risponde secco il tipo del centro.
"Faccio io. Vi porto il meglio, offre la casa.." mi sollevo lentamente sulle ginocchia, curvo la schiena e gli piazzo davanti le mie natiche.

Quando torno, adagio il vassoio al tavolino porgendo rigorosamente le spalle ai ragazzi restando qualche secondo di troppo china in avanti, sento i loro occhi come fiamme sulla pelle.
Prendo un bicchiere e mi siedo tra i due capelluti bruni.

Sembrano avere problemi con i barbieri, portano capelli lunghi e selvaggi.
Il più distante è biondo dice di chiamarsi Thomas, al centro - Damiano lo sfacciato- li porta mossi sopra le spalle e alla mia sinistra, Ethan, li porta lisci e lunghi.
Dicono di chiamarsi così e gli lascio credere che me la bevo, tanto non me ne faccio nulla di sapere i loro nomi, è solo motivo di conversazione.

Di tanto in tanto incrocio lo sguardo di Dotty per farle capire che va tutto bene.

Giro lo stuzzica denti con l'oliva dentro il bicchiere poi, lo reggo tra le dita mentre mi sporgo verso sinistra e do da bere al ragazzo.
Reggo l'oliva tra i denti mentre mi sporgo al lato opposto, con le dita faccio segno a thomas di avvicinarsi.
Afferra l'oliva dalle mie labbra mentre gli occhi attenti di Damiano, in mezzo a me e al ragazzo, assistono alla scena in prima fila.

Prendo un altro bicchiere dal vassoio e ne bevo un sorso, poi ne prendo un altro e lo trattengo in bocca, mi avvicino a Damiano e piano lascio passare il liquido nella sua bocca.

Qualche istante dopo sento un improvviso senso di bagnato al petto, abbasso lo sguardo e prima che possa dire o pensare qualcosa, la lingua di Damiano lecca il cocktail dalla mia pelle.

Me l'ha sputato addosso.

Mi sposto bruscamente, quasi come colpita da un'arma da fuoco.
"Devo andare, spero di vedervi presto da queste parti"
Raggiungo Dotty, rossa in viso per  l'imbarazzo.
Stuzzicare è il mio lavoro, ma non mi piace essere trattata da puttana dai clienti.
Devo condurre io il gioco, so io quali sono i limiti del mestiere, devi lasciare fare a me.

Zitti e Buoni. //DAMIANO DAVID//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora