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I piedi iniziano a far male.

Scendo dal palco per andare in bagno.
Sembra interminabile questa serata, più non vedi l'ora che finisca più non passa il tempo.

Sciacquo il viso e quando sollevo lo sguardo per vedere la mia immagine riflessa nello specchio, noto qualcuno alle mie spalle.

Un uomo sulla cinquantina mi fissa il culo e continua a toccarsi.

Resto pietrificata.

Non riesco a muovere nessun muscolo in mio possesso.

"MA CHE CAZZO STAI A FA'?" sento urlare.
Poi come se mi svegliassi da un incubo, riprendo un minimo i sensi.
Mi rifugio nel bagno più vicino, tremo, stringo fortissimo gli occhi, come a voler cancellare quell'immagine dalla memoria.

Che schifo.

Sento gli occhi di quell'uomo scorrermi addosso come fossero viscida melma sporca.

Sfrego i palmi forte sulle braccia per scacciare quella sensazione.

"tutto ok?" Bussano alla porta.
Non rispondo.
Non mi escono parole.

Passo il resto della serata in quel bagno ed è solo all'alba che riesco a trovare il coraggio di uscire dal locale.

Neanche l'acqua fredda di una doccia riesce a sovrastare quella sensazione di sporco sulla pelle.


La notte quando torno al locale brividi alla schiena non vogliono lasciarmi in pace neanche per un secondo.

E mentre sorrido fintamente ad un cliente, sobbalzo al contatto di una mano posata sulla mia spalla.

Mi volto e quel tipo, Damiano, mi fa cenno di seguirlo.

Cerco gli occhi di Dotty tra la folla con scarsi risultati mentre a passo svelto -per star dietro al ragazzo che mi precede- raggiungiamo una stanza rossa.
Deglutisco, notando con la coda dell'occhio che si accomoda sul divano.

Sto raggiungendo il centro della stanza quando con un suono per lo più gutturale mi fa voltare nella sua direzione e mi indica la sua gamba.

È seduto sul divano, le gambe divaricate, le braccia aperte sopra lo schienale.

Mi siedo sulla sua coscia, restando paralizzata sulla schiena.

Devo fare qualcosa.
Sono troppo impacciata e rigida.

Mi scorgo in avanti, la mia mano si posa sul suo petto, la camicia sbottonata sui primi bottoni.
La mia bocca tocca la sua, e faccio pressione con la lingua sulle sue labbra.
Non risponde, sospira e mi allontano interrogativa.

Si sistema meglio, non mi tocca nemmeno ed è già tanto se mi guarda.

Restiamo qualche secondo a fissarci, poi lascio un bacio umido sul suo collo e lo sento irrigidirsi.
"Lasciati andare" sussurro al suo orecchio, leccando con la punta della lingua l'estremità del lobo.

Deglutisce e ancora si scansa un po'.

Insomma, che gli prende?
Mi sento rifiutata.
Inizio a pensare che il maiale mi ha affidato il caso degli impossibili di proposito.

Faccio per alzarmi.

Chiude di scatto le gambe facendo scontrare i lati delle sue ginocchia con le mie, incastrandomi nella presa delle sue gambe.

I suoi occhi percorrono il mio corpo, soffermandosi qua e la.

E come se fosse il peggiore dei vizi, la sua lingua tormenta le labbra, leccandosi, quasi continuamente.
In modo quasi ipnotico, mi cattura lo sguardo.

Afferra i miei polsi e mi lascia sedere sul suo ginocchio come poco prima.

"È già successo altre volte?" Le sue dita accarezzano i miei capelli portando alcune ciocche dietro l'orecchio.

Mi sento stramaledettamente a disagio.

Mi muovo nervosa cercando di non far notare il mio stato di impaccio.

"Mmh..? Può capitare qualche volta" le mie dita sfiorano il suo petto che si solleva sotto il mio tocco in maniera quasi tormentata.

"Non dovrebbe capitare. Mai." Il suo tono è categorico quasi arrabbiato.

Non so se spaventarmi, non riesco a capire le sue intenzioni ed inizio a pentirmi di essere venuta in questa stanza.

"Magari non è la serata adatta.. puoi venire a trovarmi tutte le volte che vuoi" cerco di tirarmi fuori dalla situazione.

Qualche istante di silenzio poi la stanza si riempie di risa.

Corrugo la fronte non capendo.

Mi sento infastidita.
Sta facendo cilecca, e ride lui di me?

Ma chi cazzo me l'ha messo questo davanti?

"Guarda che sono sempre pronto." Abbassa gli occhi ai suoi pantaloni invitandomi a fare lo stesso.

Deglutisco a disagio.

"Devi imparare a difenderti. In giro ci sono troppi coglioni come quello dell'altra sera." Stringo le braccia al petto come se avesse scoperto qualcosa che non volevo venisse a galla e che in questo modo possa essere nascosta.

Ho capito benissimo a cosa si riferisce.

Adesso ricollego la voce che ha scacciato via quello sporco stronzo l'altra sera dal bagno.

Mi perdo un attimo a guardare dal lato opposto, in modo che non possa vedere che per la prima volta da quellaccaduto stia ricacciando dentro le lacrime mai uscite.

Per quanto mi sia sforzata di piangere e sfogarmi non ci sono riuscita, e questo non reputo sia il momento adatto.

....continua

I commenti sono ben graditi, anche perché ci tengo tantissimo ai vostri pareri.






Zitti e Buoni. //DAMIANO DAVID//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora