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Stringo una sigaretta sulle labbra appena fuori il locale, l'accendo è quando soffio fuori il fumo che mi accorgo di una figura scura in lontananza.

Fischia per attirare la mia attenzione "signorina, l'aspetto in taxi" apre la portiera dell'auto scura, per poi sparirci dentro.

Mi sento quasi ridicola nella mia tuta da ginnastica pre nanna/post lavoro.

Lui sempre elegante con un pullover a collo alto nero e un cappotto lungo, quel suo sguardo da duro.

Spengo la sigaretta appena fuori l'auto.

L'aria nell'abitacolo è accogliente, rabbrividisco per il cambiamento improvviso di temperatura.

"Avrei optato per panna e fragole, ma penso che sei affamata" recupera qualcosa dai posti dietro dell'auto.

Un odorino invitante si sprigiona appena apre un cofanetto di plastica.

"Ci facciamo du spaghi"

"Birra o vino rosso?" fruga dentro il sacchetto.

"Niente. Accontentati della birra" mi porge una bottiglia.

Sorrido, scuotendo piano la bottiglia tra le dita.
Come la apro?

"Ah certo. Non prendermi per coatto.." se la riprende in mano e poi esce dalle tasche un accendino.

Me la porge aperta.

"Mille talenti" sussurro.

"Non hai visto gnente" mostra un sorrisetto malizioso.

Mangiamo in silenzio, lui finendo prima mette in moto.

"Vuoi che ti porto a casa?"
È arrivato il momento che io dica la verità su questo fronte.
Non posso nascondermi dietro questa bugia ancora per molto.
"No. Quella non è casa mia" scuoto la testa.
Siamo già nei dintorni della casa di Maria, riconosco i vicoli dai vetri oscurati.

"E la bambina?" Si gira un secondo distogliendo gli occhi dalla strada per scrutare la mia espressione.

Prima di rispondere alla sua domanda voglio vederci chiaro.
Voglio sapere cosa è successo realmente.

Parcheggia ugualmente vicino il palazzo di Maria, si muove sul sedile mettendosi con il busto girato verso di me.

"Hai fatto sesso con Dotty?"

So già la risposta.

Chiedo solo per entrare nel discorso. Non voglio per niente entrare nei dettagli. Voglio capire che intenzioni ha con me, il perché di questi incontri fuori il locale.

"È ovvio che sai già la risposta." È così evidente? Mi maledico mentalmente per non saper nascondere niente.

"Per questo sei strana con me?"

Lo imito, mettendomi anch'io girata verso lui, la gamba piegata sul sedile.

"Mi ha detto cosa le hai fatto" mento.

Sgrana un po' gli occhi, si morde il labbro e porta indietro i capelli.

"Cosa vuoi da me?" Respiro più forte, mi mette in soggezione il suo sguardo, lui, non so mai cosa aspettarmi.

"Perché ti sembra così strano che una persona voglia legarsi a te?" Si spazientisce quasi.

"Perché le persone non vogliono legarsi a me. Tanto meno tu." Do un pizzico al braccio come a rimproverarmi di trattenere le lacrime.

"Invece si." Si sporge in avanti, gli occhi inquieti.

"Invece no." Dico ad alta voce, appiattendomi alla portiera dietro di me.

Zitti e Buoni. //DAMIANO DAVID//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora