Aveva freddo. Appena aprí gli occhi non capí dove si trovasse. Aveva paura ed era disorientata. Si guardò attorno e capí di trovarsi in una stanza d'ospedale. Provò a tirarsi su facendo leva sulle mani ma appena ci appoggiò il peso sentì un dolore allucinante che la fece gemere.
Freddie si alzò dalla poltrona in cui aveva dormito tutta la notte e si sedette sul letto accanto a lei.
- Cosa è successo? - la voce di Effy tremava e non riusciva a togliere gli occhi da quelle bende legate strette si suoi polsi. Le bende erano macchiate di sangue e il polso non smetteva di pulsare. Provò a toccarsi le bende ma anche il leggero contatto fece scattare la mano indietro.
- Effy tu non... Non ricordi? - Freddie non aveva un bell'aspetto. I capelli erano tutti scompigliati e sotto gli occhi c'erano delle leggere occhiaie. E gli occhi... Effy ebbe ebbe un fremito non appena vide i suoi occhi. Gonfi e rossi. Come se avesse appena fuamto una decina di canne. Gli occhi luccicavano ancora dalle lacrime che aveva cercato di reprimere per tutta la notte.
Effy guardò di nuovo i polso e ricordò il cacciavite con cui aveva cercato di tagliarsi le vene. Con un tuffo al cuore si rese conto che il suo intendo era il suicidio. Un'idea che ancora l'affascinava, ma che non smetta a comunque di spavnentarla.
- Cosa mi è successo? - chiese agitabdosi - perché ho fatto una roba del genere? -
Lui sospirò e le prese delicatamente la mano. Quel gesto però per non si sa quale motivo diede fastidio a Effy. Non riuscì nemmeno a ricambiare la stretta.
- Ho parlato con i medici ieri. Gli ho spiegato la tua situazione e i sintomi che hai dimostrato -
- Sintomi? - si sorprese lei.
Freddie annuì serio - I tuoi sbalzi d'umore, la dipendenza che cominciai ad avere verso l'alcol, la paura costatante che hai avuto prima e durante la nostra passeggiata fuori -
"Mi hanno trovata" ricordò Effy "e mi stanno dando la caccia"
- Cosa hanno detto i dottori? - chiese in un sussurro. Freddie abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. Effy non era più una bambina e in quel momento voleva capire quello che le stava succedendo.
- Freddie - lo chiamò Effy - dimmelo -
- Depressione - sibilò stringendo i pugni - soffri di bipolarismo e repressione -
Effy rimase in silenzio. Bipolarismo? Sapeva cosa fosse la depressione. Eppure non pensò mai che il suo umore e la sua depressione dipendessero da qualla malattia. E poi il bipolarismo. Non sapeva nemmeno cosa fosse.
- Ho avvertito tua madre - aggiunse Freddie - non appena tornerà ti porteremo alla clinica San Margaret -
- MI volete mandare in una clinica - disse Effy dopo una decina di secondi - non ho intenzione di andare lì dentro -
- Effy ti prego - Freddie ormai la stava supplicando - non puoi tornare a casa. È troppo pericoloso per te. La situazione è molto più grave di quello che pensi. Questi problemi non ti fanno pensare con lucidità, diventi impulsiva e potresti di nuovo provare a... - la voce gli morì in gola.
- Tu mi stai abbandonando - si infuriò Effy - mi stai lasciando perché ho un problema mentale -
- Sai che non è così - obbiettò - se fosse come hai detto tu non mi sarei preso la briga di starti vicino e fare di tutto per aiutarti -
- E pensi che mandarmi in una clinica di pazzi mentali potrebbe aiutarmi? - domandò irritata.
- Si perché non ho più idea di cosa fare! - urlò alzandosi di scatto - non me ne rimarrò con le mani in mano per la seconda volta. Non perderò qualcuno che amo un'altra volta. Tu hai bisogno di aiuto, ma io non sono abbastanza -
Effy rimase del tutto sconvolta dal suo scatto d'ira. Freddie su lasciò cadere sulla poltrona e si prese la testa fra le mani. Non aveva mai visto nessuno così disperato come lui in quel momento.
Effy ripensò al tono forte e arrabbiato con cui si era rivolto a lei. E dietro a tutto questo c'era dolore. "Un'altra volta". Aveva ripetuto quelle parole due volte. Cos'è che le nascondeva e non le aveva ancora detto?
- Cosa è successo la prima volta? - volle sapere. Freddie scosse la testa ma Effy doveva capire - Freddie devi dirmi la verità. Magari questo potrebbe aiutarmi -
Freddie prese un grosso respiro e alzò lo sguardo su di lei - Mia madre soffriva di depressione. Una depressione quasi come la tua - strinse gli occhi e abbassò il capo - si tolse la vita buttandosi dall'ultimo piano di un edificio -
Non aveva mai nominato sua madre. Non parlava mai della sua famiglia. Sapeva solo che aveva un padre molto severo e una sorella maggiore abbastanza vanitosa. Ma quelle volte in cui nominava quelle due persone, nonostante i difetti, si percepiva l'amore che lui provava per loro.
- Appena notai i comportamenti che avevi nelle ultime settimane ho fatto del mio meglio per tenerti al sicuro e cercare di aiutarti. Non potevo perderti -
Effy scosse la testa. Stava per togliersi la vita. E ricordava vagamente la stretta delle sue mani su i suoi polsi. E ricordava l'urlo disperato che chiedeva aiuto.
- Mi sono informato - aggiunse - San Margaret non è un brutto posto e non ci dovrai rimanere per sempre -
- E per quanto allora? - replicò innervossendozi.
- Un paio di mesi - sospirò - finché non sarai guarita -
Effy osservò molto attentamente Freddie. Nella testa le si formò un dubbio che non riusciva a scacciare. Un dubbio che se non avesse trovato risposta sarebbe rimasto dentro di lei consumandola.
- Questa clinica - disse esitando - è stata un'idea dei medici? -
I suoi occhi non si mossero un attimo da quello di lei. I suoi occhi castani erano così scuri da sembrare neri. E gli occhi blu di Effy quasi diventarono di ghiaccio non appena Freddie scosse la testa.
- Scherzi? - Effy era del tutto fuori di sé - è stata un'idea tua! -
- Dovevo dare qualcosa! Aiutarti! -
- Mi stai mandando in un centro psichiatrico - sibilò stringendo i pugni. Ma questo le provocò solo delle fitte di dolore per tutto il polso. Un dolore che le avvolse le braccia.
- È una clinica, Effy - disse Freddie calmo - lì verrai seguita e tenuta sotto controllo -
- Ah bene, questo si che mi rasserena - replicò - non vado in un manicomio, solo in carcere -
Freddie scosse la testa rassegnato - Loro ti aiuteranno a guarire. L'unico modo che io ho per aiutarti e mandarti lì -
Si sentiva del tutto persa. Il ragazzo che amava la stava cacciando via. La stava allontanando facendola chiudere in una gabbia di matti.
- Perché lo fai? - chiese dopo un pò.
- Perché ti amo - rispose subito - e non voglio rivederti come ieri -
Nella sua mente risentí il pensiero: "gabbia di matti". Per quanto Effy potesse continuare a negarlo anche lei era diventata matta. E non serve ricordare solo l'accaduto del giorno prima. Basta pensare al comportamento che ha tenuto nelle ultime settimane.
"Sono impazzita" si rese conto "ho davvero bisogno di aiuto"
Guardò Freddie, letteralmente consumato dalla disperazione e dal dolore. Doveva per forza andare in quella clinica. E non tanto per lei. In realtà non le importava più di tanto quello che stava succedendo nella sua testa. Doveva farlo per Freddie. Non poteva perdere un'altra persona che amava. Non poteva dare l'egoista con una persona che cercava di fare il possibile per aiutarla.
- Ho paura - ammise Effy - la persona che sono adesso io non la conosco -
È vero, Effy è sempre stata una ragazza a modo suo difficile. Ci sono stati anni in cui non parlava mai. Nessuno era mai riuscito a capirne il motivo. L'hanno mandata da psicologi, ma nemmeno erano riusciti a capire quale fosse il problema. Ma poi ha incontrato Freddie e le cose sono cambiate.
- Io ci sarò sempre per te - Freddie aveva l'espressione stanca, eppure cercava di mantenere forte la voce.
- E mi ami anche così come sono adesso? - domandò facendo cenno ai suoi polsi. E la domanda non riguardava solo i tagli, ma anche il nuovo problema che aveva in testa. Quella depressione che molto probabilmente è sempre stata nascosta dentro di lei e che ora era  emersa.
- Effy io ti amerò sempre - le si avvicinò e le prese le mani - tu sei sempre la stessa persona. La stessa Effy di cui mi sono innamorato. E se pensi che ti allontanerò per questo allora ti sbagli di grosso -
- Ma lo stai già facendo - sussurrò - mi stai mandando in quella clinica -
- Per il tuo bene - chiuse per un momento gli occhi - quando tu uscirai io sarò qui ad aspettarti. I sentimenti che io provo per te non cambieranno mai -
- Tu non hai paura? -
Abbassò la testa - Sono terrorizzato - ammise - ma so che andrà tutto bene -
- Come fai ad esserne così sicuro? -
- Io credo in te - disse soltanto.
Freddie credeva davvero in lei. Non erano solo parole. Lo pensava veramente. Ed ora tutta la forza di Frddie divenne sua. Come è sempre stato. Non la sta abbandonando, ma aiutando. Adesso comprendeva. Anche se sarebbero stati lontani l'avrebbe sempre protetta. Questa era l'unica cosa che le dava coraggio.
- Sistemerò le cose Frddie - gli promise stringendogli le mani - e tornerà tutto come prima -
Non appena lui sorrise lei si rilassò.
"Un paio di mesi" pensò stringendoso a Freddie "e poi tornerà come prima"
Frddie rimase con lei per tutto il giorno e la notte. Più volte gli infermieri venivano a cambiarle le bende che si continuavano a macchiare di sangue. Non avrebbe voluto, ma ogni volta che vedeva i tagli ne rimaneva affascinata.
Uno psicologo venne a farle visita. Le parlò di San Margaret e parve felice quando Effy approvò il trasferimento.
Freddie la tenne stretta a sé per tutta la notte. Forse entrambi si stavano chiedendo quando sarebbe stata la prossima volta che sarebbero stati stretti l'uno nelle braccia dell'altra. Pe questo ne assoporarono ogni singolo secondo.
Il mattino seguente arrivò la madre di Effy. Parlarono per tutta la mattina di tutto quello che era successo e quello che stava succedendo. Più volte sia madre scoppiava a piangere colpevolizzandosi dei problemi della figlia. Si dava la colpa perché fu lei a tradire il marito e poi divorziare togliendo l'ultima figura paterna che era rimasta ad Effy dopo che Tony se ne era andato. Fu lei poi ad andarsene lasciando Effy da sola. Effy cercò di farle capire che non era colpa sua. Il problema non era sua madre. Il problema era se stessa. O meglio, quello che c'era nella sua resta.
Il pomeriggio tenne un'altra seduta con lo psicologo che le prescrisse vari farmaci da che avrebbe dovuto prende per un arco di tempo indeterminato.
Effy non versò nemmeno una lacrima mentre saliva sulla macchina della madre pronta ad andare a San Margaret.
Prima che la macchina potesse partire Effy abbassò il finestrino. Freddie la guardava con le mani in tasca fermo sul ciglio della strada. Non dissero niente. Freddie si avvicinò e la baciò. Un bacio che fece sentire Effy quasi imbarazzata per la presenza di usa made.
Frddie le diede un biglietto e senza dire niente si allontanò. Effy rimase a guardalo fino a quando la macchina non partí. Aprì il biglietto e lo lesse.
Ti amerò per sempre

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora