Freddie si rese conto che il problema di Effy era molto più grave di quanto sembrasse. E lui aveva paura. Sua madre soffriva di depressione e si uccise per questo. E adesso vedeva gli stessi sintomi su Effy. E questa volta non era un ragazzino di 11 anni che aveva paura di reagire. Questa volta avrebbe fatto di tutto, l'impossibile per proteggere la donna che amava.
La prima cosa da fare era farla uscire di casa. Era ormai una settimana che non usciva. Una settimana che rimaneva dentro casa a sballarsi e ubriacarsi.
- Oggi usciamo - disse Freddie all'improvviso.
Effy si tirò su dal letto e lo guardò con la fronte corrugata. Uscire era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare. A stento ricordava l'ultima volta che l'aria le ha soffiato sul viso. E onestamente non le mancava quella sensazione.
Freddie notò il suo sguardo incerto e la prese per mano - Adesso ci laviamo. Poi ci vestiamo e usciamo - il suo tono era rassicurante e questo le diede forza per alzarsi.
Quando Freddie le aveva detto che si sarebbero lavati intendeva che si sarebbe lavata solo lei. Effy rimase immobile mentre lui le toglieva quei vestiti che non cambiava ormai da giorni.
Si ritrasse leggermente non appena sentí il rumore dell'acqua. Alla fine però Freddie la convinse ad entrare nella vasca. Con cautela le bagnò i capelli e glieli insaponò. I movimenti di Freddie erano dolci e delicati ed Effy riamnse seduta immobile mentre le strofina a il bagnoschiuma sul corpo. Il suo sguardo era vuoto e spento. Effy si sentiva come se non avesse più energia. Come se la sua forza fisica si fosse prosciugato lasciandola sola lì a respirare. E la sua mente? Nemmeno lei riusciva a capire quello che stava pensando.
Finito il bagno Freddie l'asciugò e la vestì. Aveva ancora i capelli umidi quando aprirono la porta.
Effy sentí una leggera brezza arrivarle addosso. Il sole illuminava poco visto che era oscurato da grandi nuvole grige. Eppure non faceva freddo.
- Andiamo? - chiese Freddie in modo incoraggiante.
- Ho paura - mormorò lei.
- Ci sono io - cercò di, rassicurarla - andrà tutto bene -
Effy studiò attentamente i suoi occhi scuri che come al solito le trasmettevano sicurezza. Subito gli afferrò il polso, come segnale. Come per fargli capire che lei si fidava e che era pronta.
Lui le sorrise e intrecciò le dita alle sue. Effy chiuse gli occhi e fece un grosso respiro. Tremava leggermente mentre muoveva i primi passi nel vialetto di casa. Non appena attraversò il cancello riuscì a calmarsi.
"Non è così male" pensò Effy mentre camminava "anzi, è quasi rilassante".
Si sentiva bene. Dopo settimane riuscì di nuovo a sorridere. Si sentiva sicura mentre la strada, stretta al braccio di Freddie intorno alle spalle. Camminarono fino al parco ed Effy si rese conto che non c'era assolutamente nessuno.
- Dov'è la gente? - chiese.
- Oggi è carnevale - le ricordò - probabilmente staranno alla festa in maschera per strada -
- Allora il parco è tutto per noi - intuì.
Freddie subito sorrise e annuì. Effy si mise a correre. Si sentiva come una bambina. Si sentiva libera e correva velocissima. Freddie le era subito dietro all'inseguimento. Le sue mani si chiudevano spesso attorno ai suoi fianchi ma lei riusciva sempre a sfuggirgli. Alla fine lui riuscì a prenderla e ridendo finirono per rotolare a terra.
Effy si distese sull'erba e baciò Freddie. Erano entrambi distesi e la mente di Effy vorticava velocemente. Le nuvole sopra di loro erano enormi. Bianche limpide che contrastavano il cielo grigio azzurro. Effy sentiva delle emozioni quasi estranee e per la prima volta riuscì a dire quello che stava pensando.
- Io avevo paura - disse Effy - non ho idea di quello che tu mi hai fatto. Mi fai sentire debole, ma anche al sicuro - Effy gli appoggiò una mano sul petto - vedi, io qui una volta avevo solo un vuoto, come il tuo. Ma adesso il mio vuoto combacia con il tuo. Molto speso mi davano la caccia, erano sempre affamati, e io riuscivo a scappare. Ma questa volta no. Tu sei riuscito a fermarmi e far cambiare il mio vuoto con il tuo. Tu lo hai riempito -
Il discorso di Effy non aveva molto senso. La sua bocca non aveva filtri e tutto quello che pensava lo diceva.
Freddi rimase per un attimo in silenzio, poi si sollevò verso di lei - Io ti amo. Ti amo da morire -
Effy sorrise e dopo un pó cominciò a ridere. Una risata strana, come se fosse divertita da qualcosa. Quel tono non sfuggì a Freddie e questo lo rese inquieto, come se si aspettasse che ci sarebbe stato qualcosa che sarebbe andato storto.
Effy sentí come se il suo corpo galleggiasse. Alla fine smise di ridere e voltò la testa a destra. Da lontano vide una decina di persone avvicinarsi vestiti tutte di nero. Le distingueva appena, ai suoi occhi sembrava tutto sfocato.
"Sono qui per me" pensò "mi hanno trovata a e adesso mi danno la caccia"
- Dobbiamo scappare - Effy cercò di mettersi in piedi - ci hanno trovati e adesso ci daranno la caccia -
Freddie non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Si guardò attorno ma nel parco non c'era nessuno se non loro due. Seguì lo sguardo di Effy e vide uno stormo di uccelli planare su una collinetta.
- Ti prego Freddie mandali via - sussurrò Effy con le lacrime agli occhi.
Freddie non capiva cosa potesse fare ma era troppo per lui vedere Effy così spaventata. Decise quindi di scacciare via gli uccelli. Forse era qualla la paura di Effy. Quindi si alzò e corse incontro allo stormo che girava su quella collinetta poco più distante da loro.
- Via! Andata via! - urlava facendo alzare in cielo tutti gli uccelli.
Effy rimase seduta mentre guardava Freddie urlare e muovere le braccia al cielo cercando di scacciare gli uccelli. Solo che lei non vedeva semplici uccelli. Vedeva delle persone. Persone che adesso si davano alla fuga. Vederle scappare via così spaventate fece ridere Effy così forte che Freddie tornò subito da lei.
La risata morì molto in fretta nella gola di Effy. Per un momento si sentí smarrita. Non capiva dove si trovava. La confusione che si stava creando in testa la mandò in panico. Il suo respiro accelerò e il cuore iniziò a marterlarle in petto.
Freddie si rese conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano. Tutto quello che voleva era far uscire Effy da qualla casa nel quale si era rinchiusa per più di una settimana. Ma ora quello era l'unico posto sicuro per lei.
- Torniamo a casa - le disse aiutandoli ad alzarsi.
Effy si aggrappò alle sue spalle e una volta in piedi si strinse a lui. Più che altro era Freddie a reggerla. A stento riusciva a stare in piedi.
Sentendo Effy ansimare Freddie cercò di andare il più veloce possibile. Decise che era meglio usare una scorciatoia ma questo li imbatté nel pieno della festa in maschera.
La musica era altissima. Erano tutti mascherati. Chi con dei costumi, chi con in testa delle parrucche colorate. Un ragazzo si parò davanti a loro e gli lanciò addosso una manciata di coriandoli.
- Levati di torno! - gli urlò Freddie tirandogli una spinta. Dovevano andarsene di là, tornare subito indietro. Trovare un luogo più tranquillo. Ma non appena Freddie si voltò Effy non era più al suo fianco.
Effy correva tra la folla in cerca di una via di fuga. Ma era impossibile. C'era così tanta gente che rimase bloccata in mezzo alla strada con la gente la spintonava.
La musica era altissima e questo la mandò ancora più in crisi. Si tappò le orecchie con le mani ma non era abbastanza. Alla fine sentí qualcun strattonarla e tirarla via dalla strada. Effy urlò spaventata ma si riprese non appena si accorse che la persona che la stava aiutando era Cook. Ma pure lui faceva a farsi largo tra la folla.
La trascinò fino a un carro in maschera a e la sollevò con lo stesso misero sforzi con cui si solleva un gattino. Senza capire si ritrovò tra le braccia di Freddi, ma questo non la rassicurò.
- Che cosa è successo? - chiese Cook urlando. Il viso era tutti truccati, rosso e con dei baffi neri disegnati a ricordare un diavoletto. Sulla testa aveva perfino due piccole corna.
- Non ne ho idea - il tono di Freddie era disperato.
- Dobbiamo portarla via da qui - questa era Katy... La sua amica dai capelli rossi era travestita da angioletto, con un corto vestito e le ali attaccate dietro la schiena. L'esatto opposto di Cook.
- So dove andare - disse infine Freddie.
Con l'aiuto di Cook riuscirono a farsi largo tra la folla. Effy Freddie e Katy si infilarono in un vicolo e subito se ne andarono. Effy si guardò indietro e notò che Cook non era più con loro.
I ragazzi entrarono nella macchina di Katy. Freddie si mise alla guida e partì a tavoletta. Effy e Katy erano sedute sui poste posteriori. Katy aveva fatto distendere Effy facendole appoggiare la testa sulle sue gambe. Le accarezzava i capelli cercando di rassicurarla. Effy su calmò ma si, sentiva come se non appartenesse più a quel corpo.
"Ma cosa mi sta succedendo?" si chiese mentre stringeva gli occhi cercando di non piangere.
La macchina si fermò di colpo e Katy aiutò Effy a scendere. Una volta fuori Freddie la strinse a sé e la porto dentro l'edificio. Katy li era subito dietro.
Questa era la casa di cura dove abitava il nonno di Freddie. Nell'ultimo mese era passato spesso a trovarlo. Non appena si rese conto del cambiamento radicale di Effy si presentò subito da lui per dei consigli. Lui era il padre della madre di Freddie. La madre che soffriva di depressione e che alla fine si tolse la vita.
Le infermiere non fermarono i ragazzi mentre entravano nel salone. Ormai erano abituate a vedere Freddie passare per quei corridoi.
Subito si piazzarono davanti un signore di una settantina d'anni che però si, dimostrava più giovane per quell'età.
- Freddi cosa succede? - gli chiese il signore guardandolo.
- Nonno non so più che fare - disse Freddie.
Suo nonno guardò oltre le spalle del nipote e osservò le due ragazze.
- Chi di queste due belle ragazze è Elisabeth? -
- È lei - Katy strinse le spalle di Effy.
Effy sembrava frastornata e a stento si, reggeva in piedi. Se non ci fosse stata l'amica di sicuro di sarebbe ritrovata a terra.
Il nonno le lanciò un'occhiata preoccupata e poi si rivolse a Freddie - Dobbiamo parlare - quel tono innervosí subito Freddie. Lo conosceva fin troppo bene.
Si girò verso le ragazze - Prova a farle bere un pò d'acqua - disse a Katy - io arrivo subito -
Effy si lasciò portare via. Mentre attraversava il corridoio delle immagine le si sfumarono nella mente. Tutti quegli articoli che aveva ritagliato il gironi prima le tornarono in testa. E mentre ci pensava rimase molto attratta nei vari atti di suicidio che aveva letto.
Non appena vide una porta aperta sfuggì dalla presa di Katy. Si infilò dentro, chiuse la porta a chiave e cominciò a guardarsi attorno.
- Effy aprirmi! - urlò Katy martellando la porta di pugni.
Effy quasi non la sentiva. Era troppo occupata ad aprire cassetti e cercare qualcosa con cui farla finita. Davvero non capiva da dove derivasse tutto quel desiderio. Ma in quel momento lei non pensava a niente. Aprì gli sotto il lavandino e agguatò un cacciavite con la lama abbastanza affilata.
- Effy apri la porta - continuava a urlare Katy, quasi supplicandola.
Effy infilò il cacciavite nel polso così affondo che per un momento pensò di essersi toccata l'osso. Subito tirò uno strattone aprendo un taglio profondo. Con la mano che tremava fece la stessa cosa sull'altro polso.
Era una sensazione strana. Sentiva il sangue caldo scivolarle sui palmi delle mani, e ben presto le sue mani si ritrovarono appoggiate su una pozzanghera di sangue. Sentiva un'aria gelida oenetrargli nei tagli, eppure quella era l'unica cosa che sentiva. Non provava nessun tipo di dolore.
La vista cominciò ad annebbiarsi e sentiva la testa così leggera che per un momento si chiese se l'aveva persa.
Nessuno batteva più sulla porta. Effy chiuse gli occhi. C'era silenzio.
"Perché?" si chiese alla fine Effy sentendo freddo alle spalle.
All'improvviso la porta si spalancò con un tonfo assordante. Eppure Effy rimase immobile.
Freddie era riuscito finalmente a sfondare la porta dopo svariati tentativi falliti. Si inginocchiò accanto a lei chiamando aiuto. Sentì una presa calda stringere i polsi facendole male. Capí che era Freddie che cercava di fermare il sangue che ormai sgorgava a fiordi dai sui polsi aperti.
- Aiuto! Qualcuno mi aiuti! - urlava Freddie. Poco più di un sussurro alle orecchie di Effy...
Effy riuscì ad aprire gli occhi e vide la disperazione sul viso di Freddie. Richiuse gli occhi e non riuscì più a riaprirli.
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The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLF
Roman pour AdolescentsUna storia traboccante di paure, tensioni, sorprese, che viaggia attraverso le realtà che un giorno tu credevi essere tua. Pericoloso e crudele . Indifesa e instabile. Effy diventerà il giocattolo preferito di Stiles, usandola, manipolandola, giocan...