Caleb aveva ragione. C’era Stiles dietro a tutto. Non entrava solo nei suoi sogni. Entrava nella mente di
chiunque, manipolava tutto e tutti. Perseguitava, torturava facendoti arrivare alla pazzia. Forse era per
quello che tutti nel corridoio D erano pazzi. Matti che rinchiudono in camere blindati trattenuti con la
camicia di forza. Di certo erano entrati perché non stavano mentalmente bene, ma di sicuro non se ne
sarebbero mai andati finché Stiles sarebbe rimasto nella clinica. Era lui l’artefice delle atrocità che quelle
persone aveva nella testa.
Effy non sapeva nemmeno dove stava andando. Camminava veloce senza una vera e propria direzione. Era
sconvolta. Non poteva scappare via. Non avrebbe avuto senso. Lui l’avrebbe trovata. Eppure sentiva il
bisogno di allontanarsi. Mettere più distanza possibile fra lei e quel… cos’era? Come avrebbe mai potuto
definire Stiles? Una volta la parola perfetta per lui era psicopatico. Ma ora, dopo quello che aveva
scoperto,l’unica cosa che le veniva in mentre era mostro.
All’improvviso qualcuno la prese da dietro e le tappò la bocca can la mano. Effy provò a divincolarsi ma la
presa era troppo forte per potersi sottrarre. Venne trascinata via da corridoio con violenza e trascinata
all’interno di una porta. Effy cercò di scalciare, di graffiare il braccio con le unghie, di mordergli il palmo
della mano così da porte urlare aiuto. Ma era tutto impossibile. Ogni suo sforzo per sfuggire da quella presa
era vano.
A un certo punto si ritrovò nella tromba delle scale e mentre veniva trascinata giù, un piano più basso
l’altro, Effy alzò la gamba mise un piede sulla ringhiera e si spinse con tutta la forza che aveva.
La persona che l’aveva rapita non doveva proprio aspettarselo visto che appena iniziarono a cadere mollo la
presa. Rotolarono entrambi giù per le scale. Saranno stati una decina di scalini ed Effy sentì male ad ognuno
che toccava. Prima la schiena, poi il fianco, il braccio e la spalla, e dopo un attimo di nuovo schiena, fianco,
bracci e spalla. Un intenso dolore finché non arrancò fino all’ultimo gradino.
Sentivo un dolore immenso, quasi non riusciva a respirare. Ma era spaventata. Quella persona che l’aveva
trascinata fino la giù era ancora li con lei. Di sicuro pure lui era stordito, magari con la caduta sarebbe
potuto essere senza sensi.
Cercò di ignorare il dolore che la tormentava e si mise in piedi. Si guardò attorno. doveva essere nei
sotterranei, ma c’era qualcosa che non andava. Dove era finito la persona che l’aveva presa?
Non si fermò a pensare. La paura la stava pervadendo. si voltò per correre su per le scale e chiedere aiuto,
ma il passaggio era bloccato.
Sui gradini c’era Stiles. La guardava con le braccia incrociate al petto, un sorrisetto divertito. Prima che lei
potesse dire qualunque cosa, fare anche uno strillo, lui si portò un dito davanti la bocca.
“Shh” è stata l’ultima cosa che sentì prima che qualcuno la colpì da dietro e perse i sensi.
Appena riprese i sensi si sentiva malissimo e non riusciva a capire dove fosse finita. La guancia era poggiata
sul una pavimento freddo e liscio. Era tutto in penombra. C’erano rumori strani intorno a lei, molti tubi che
sbucavano dal soffitto e seguivano i muri di un corridoio lungo e oscuro. Questo posto le ricordava quasi
uno di quegli incubi che fece per colpa di Stiles. Ma chi lo sapeva? Magari era davvero stata in quel posto.
Non chiese aiuto appena si tirò su si stupì di quello che le uscì dalla bocca.
- Stiles dove sei? – lo chiamò con voce tremante.
Non aveva paura. Era intimorita, certo, era appena stata rapita e si trovava chissà dove in un posta
abbastanza inquietante, ma non aveva paura.
Cominciò a sentire dei passi e dal corridoio apparve il corpo slanciato di Stiles. Camminava lentamente
verso di lei, la testa leggermente abbassata mentre la osservava. Il modo in cui la osservava avrebbe fatto
scappare a gambe levate anche l’uomo più coraggioso del mondo. Sembrava che stesse decidento nella sua
testa i modi più atroci per torturati, ucciderti, farti sentire il più grande dolore che ci fosse mai stato al mondo, solo per divertimento. Eppure a Effy quel modo in cui la guardava la mandava a fuoco. Era imponi
tazza da lui. Dal suo sguardo, dalla sua postura, dal modo in cui camminava.
Si appoggiò al muro con la schiena e la guardò piegando la testa, forse aspettando una qualche reazione.
Ma Effy era impassibile. Cosa assurda visto che fino a un momento prima stava scappando a gambe levate
da lui. Ma in quel momento era sconvolta.
- Sembra che ti piaccia questo posto – disse Stiles stanco di aspettare una reazione da parte di Effy – sai,
penso che potrei reputare questo posto la mia stanza. Infondo passo più tempo qui che nel corridoio D –
Effy lo guardò – Cosa sei? –
- Un paziente della clinica, come te, sono Stiles – rispose divertito.
- Cosa sei davvero? –
Non smetteva un momento di sorridere. Ma più la guardava più la sua espressone vacillava. Si morse il
labbro per un momento poi camminò verso di lei. Si piegò e avvicino il suo viso al quello di lei.
- Sono il nogitsune – disse.
Effy aggrottò le sopracciglia senza capire. Cosa dovrebbe essere il nogitsune? Avrebbe davvero dovuto
avere un qualche significato per lei?
- Spiegati – il suo tono era sorprendentemente forte. Anche Stiles per un momento ne rimase stupito. Ma
in un attimo si riconpose.
- Se te lo spiegassi non mi crederesti –
- Voglio spiegazioni Stiles. Ti ho scoperto. Non ho idea di come tu faccia, ma sei entrato nei miei sogni. In
tutti i miei sogni. E non sono l’unica. Sei entrato anche nei sogni di Caleb. Nei sogni di tutti! –
- Solo nei sogni? – ribatté ridacchiando – oh Effy, sei davvero convinta di aver capito tutto. Di sapere. Ma tu
non sai niente, e non potrai mai capire –
- Spiegamelo – continuò – sennò perché portarmi fino qui sotto? –
- Perché tu non sei come gli altri –
- Io non voglio sapere di me, voglio sapere di te. Che cosa sei davvero. Perché è ovvio che non sei umano.
Voglio sapere come riesci ad entrare nei sogni delle persone. A fare tutto quello che fai. Perché sono certa
che non sei capace a fare solo questo –
Ormai tutto stava prendendo forma. Quella non era la sua unica “capacità”. Sapeva che sotto c’era
dell’altro. Le venne in mente quella notte che lo vide all’interno del corridoio D insieme a quelle persone
mascherate. Pensò a quegli essere che lui chiamava i Nulla e cominciò a pensare che non erano
allucinazioni. Che forse esistevano davvero.
- Le tue intuizioni sono corrette – si sedette distendendo le gambe verso quelle di Effy – è vero, so fare
anche altre cose oltre entrare nei sogni delle persone e manipolarli a mio piacimento. Posso entrare
direttamente nella testa delle persone. Parlargli, spingerli a fargli fare quello che voglio anche contro la loro
volontà. Posso farli… -
-… Impazzire – concluse lei.
Lo sguardo di Stiles si illuminò – Quella è una delle parti più divertenti –
- E’ una cosa impossibile – sussurrò Effy.
- Andiamo, orami avrai capito che non tutto è scontato. Infondo tu se una delle miei vittime preferite.
L’unica che cerca di tenermi testa – la guardò per un momento – l’unica che mi abbia mai colpito –
- Non capisco nemmeno di cosa stai parlando – scosse la testa e se la prese tra le mani – tutto questo non
ha senso –
- E’ questo il bello! – Stiles balzò in piedi con un salto – niente ha senso. Questo è il caos! Un bellissimo,
inquietante, sanguinario caos –
- Tu sei un pazzo – le mancava quasi la voce – non sei umano –
La guardò un sopracciglio alzato e si sedette di nuovo a terra – Sull’ultima affermazione devo dissentire –
Effy lo guardo in attesa di spiegazioni. Stiles non sembrava molto disposto a dargliene, ma alla fine parlò,
con un tono diverso da quello che usa di solito. Niente sarcasmo.
- Una parte di me è umana. La più piccola, quella che mi permette di tenere la forma che tu vedi, quella che
mi permette di stare ancora su questa terra senza essere cacciato via. Il resto invece… invece è Nogitsune –
- Cosa significa? Fammi capire –
Stiles prende un respiro profondo – vengo conosciuto anche con il nome di Yako. Vago da oltre 1000 ani su
questo mondo. Una volta risiedevo principalmente nel Giappone nella mia vera forma. Ma mi davano la
caccia, e un giorno, mi cacciarono e io dovetti cappare. Viaggiai per molto tempo, finché un giorno fui
attirato da una ragazzo… un ragazzo solo, in conflitto con se stesso, pieno di dolore e insicurezza.
Dopo essere stato cacciato ero debole, avevo bisogno di nutrirmi, ma la mia forma era troppo piccola, in
una terra sconosciuta. Sapevo che se avessi preso l’anima del ragazzo sarei potuto diventare più forte,
avere quello che volevo –
- Hai ucciso quel ragazzo – disse Effy con un filo di voce.
- Ho preso la sua anima, non la sua vita. Quella non gliel’ho tolta – scosse la testa – non capisci Effy. Io sono
qui. Sono sempre qui –
Effy era confusa – Di chi stai parlando –
- Stiles – sbuffò – io sono Stiles. Sono Stiles ma sono anche il Nogitsune. Sia due cose nella stessa persona –
- Sei stato impossessato da un demone – concluse Effy.
Stiles annuì – Non c’è niente di più forte di un meta-umano. Sono più forte ora che sono in forma umano
che prima, quando ero nella mia forma primordiale –
- E’ assurdo – a Effy girava la testa. Tutto questo non aveva senso. Non poteva essere reale. Era un sogno,
un incubo. Uno scherzo. Ma di certo non la realtà.
- So che sembra assurdo – riprese Stiles – ma quello che ti sto dicendo è la verità –
- E’ illogico, insensato – Effy si tirò su a sedere – e poi perché stai dicendo tutto questo a me? È un altro
modo per farmi arrivare davvero all’orlo della pazzia? –
- No in verità no –
- E allora cos’è? – sbottò parandosi davanti a lui.
Lui la guardò negli occhi. Effy cercò in tutti i modi di non provare attrazione per quell’essere, quel demone.
Ma era impossibile. Ogni particella del suo essere l’attirava a se. La prendeva, la imprigionava. Nonostante
tutto quello che lui gli aveva appena detto ancora l’attraeva come una calamita. Ancora desiderava le sue
labbra, il suo tocco, il suo respiro vicino proprio come era successo nel sogno.
- Non sei come gli altri – adesso era lui che parlava a bassa voce – tu sei l’unica persona che io abbia mai
conosciuto a riuscire a vedere i Nulla. Tu mi ha smascherato capendo quello che sono in grado di fare. Mi
tieni testa, non scappi quando mi vedi – sorrise un attimo – beh si scappi, ma solo quando voglio torturarti
–
Effy si trovava come in uno stato di trans. Come faceva a non dare di matto? A rimanere così tranquilla, a
provare quasi fascino per tutto quello che stava sentendo.
- Vuoi dire che quelle cose, i Nulla, esistono davvero? –
- Certo, sono i miei servi – la guardò un attimo – il mondo ne è pieno, ma nessuno tranne me riesce a
vederli. Le perone li vedono solo in sogno, ma tu… tu li hai visti subito –
Effy scosse la testa – E’ incredibile – sentiva la testa scoppiarle. Troppe informazioni in una volta sola.
Troppe informazioni folli, in una volta sola.
Non si rese nemmeno conto che stava camminando avanti e indietro – Come è possibile che i ci riesca e gli
altri no? –
Stiles si strinse le spalle – Onestamente non lo so, è una sorpresa anche per me –
Lo guardò per un momento, e si decise a fargli quella domanda che la stava tormentando. Ed era assurdo
che dopo tutto questo era l’unica cosa che gli importava.
- Perché mi hai baciata? – disse d’un fiato – mi hai sempre torturata, perseguitata… poi ti presenti nel mio
sogno, rendendolo la cosa migliore che posi[1
sa esistere, e fa quello che mai nessuno si potrebbe aspettare
da uno come te –
Stiles la guardò in modo divertito e si avvicinò lentamente a lei – E’ incredibile come a te interessi questo
dopo tutto quello che ti ho detto –
- Dimmelo – continuò lei.
Stiles cominciò a camminarle introno, passo lento, prendendosi tutta la calma che voleva. Ed Effy era li
immobile, come una preda davanti al cacciatore - Ti è piaciuto? – replicò invece– le mie labbra sulle tue, le
mie mani che ti sfioravano il collo… in questo modo… - la sua mano andò a toccarle la clavicola per poi
andare su verso il collo. Effy trattenne un gemito mentre la accarezzava. La stava mandando completante a
fuoco. Lo desiderava in ogni modo possibile. Il che era assurdo perché la parte più importante di lui era un
demone.
- E se questo preciso istante – Stiles le stava dietro, poi le sue mani finirono intorno ai suoi fianchi e la tirò
verso se. Appoggiò il mento sulla sua spalla e le sussurrò piano all’orecchio – ti dicessi ti voglio qui ed ora? –
Effy deglutì a fatica. Il suo respiro era vicinissimo e ogni parola le procurava brividi in tutto il corpo. Il suo
corpo era attaccato al suo. Nemmeno nel sogno avevano un così stretto contatto.
Stiles baciò il collo di Effy – So che mi vuoi – le sue mani salirono leggermente e si chiusero sul bordo della
maglia di Effy. In un modo davvero lento gliela tirò su e gliela sfilò – puoi negarlo a chi vuoi. A me – me
baciò la clavicola – a te stessa – le bacò la spalla. Sentì il suo respiro percorrere tutto il suo collo e arrivare al
uso orecchio – A Freddie – sentì il divertimento nella sua voce – ma sappiamo entrambi che non hai mai
desiderato qualcosa così ardentemente come stai desiderando me ora –
Effy chiuse gli occhi. Freddie… il suo Freddie. Il ragazzo che la amava, che lei ama. Non doveva trovarsi in
quella situazione con Stiles. Stiles non doveva permettersi a dire quelle cose. Non aveva nemmeno il diritto
di pronunciare il nome di Freddie.
Si voltò e la sua mano partì pronta a tiragli uno schiaffo, ma lui la bloccò senza nessuna fatica. Effy era
furiosa. Non poteva fargliela passare liscia. Cercò di colpirlo con l’altra mano, ma per lui sembrò quasi più
facile fermarla.
- Sei un bugiardo! – cominciò ad urlargli Effy cercando di divincolarsi – non devi il dire il suo nome. Non lo
devi dire! –
Stiles si stava davvero sforzando di non scoppiare a ridere. Poi all’improvviso qualcosa nel suo sguardo
cambiò. Non stava più sorridendo, non sembrava più divertito. La spinse contro il muro con una tale forza
che per un secondo Effy non riuscì a respirare per via dell’urto contro il muro. La guardò negli occhi per
alcuni secondi e dopo un istante la baciò.
Effy riuscì a liberarsi le mani, ma non lo spinse via. Si aggrappò a lui mentre rispondeva al bacio. Entrambi si
lasciarono travolgere da un’intensa attrazione sessuale. Stiles la stringeva e la baciava come se da quei baci
dipendesse la sua vita.
Effy era così eccitata in una mossa lo bloccò lei al muro. Volava fargli vedere che era lei a comandare. Ma
fra i due, chi dettava veramente le regole era il nogitsune. Solo che lei ancora non lo sapeva, o almeno non
se ne rendeva conto.
Stiles la tirò su in braccio, le sue gambe si chiusero intorno ai suoi fianchi. Finirono per distendersi per terra.
Stiles si tolse la maglia e si slacciò i pantaloni. Effy lo attirò di nuovo a se e lo baciò. Le sue unghie
penetrarono nella carne della schiena di lui e lo graffiarono facendogli perdere sangue. Stiles non dimostrò il minimo accenno di dolore, anzi, sembrò che gli piacesse. Slacciò i pantaloni anche a le e glieli sfilò in
modo aggressivo. Le baciò le labbra, la prese per il collo e strappò via i suoi slip. Adesso le sue labbra la
baciavano li, in quel posto dove in passato ci sono state tante altre labbra a baciarla, in quel posto che
ormai solo Freddie poteva baciare. Ma Stiles era meglio di Freddie. Era meglio di tutti gli altri.
Effy sapeva che se lo lasciava continuare sarebbe stata la fine. Sapeva che anche se non fosse mai più
entrato nella sua testa lui l’avrebbe torturato comunque. Perché avevano superato il limite. E adesso lei
sarebbe appartenuta solo a lui.
Solo al nogitsune.
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The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLF
Teen FictionUna storia traboccante di paure, tensioni, sorprese, che viaggia attraverso le realtà che un giorno tu credevi essere tua. Pericoloso e crudele . Indifesa e instabile. Effy diventerà il giocattolo preferito di Stiles, usandola, manipolandola, giocan...