Effy si mise a letto abbastanza tardi. Lesse per tutta la sera un libro che le aveva regalato sua madre.
Parlava di una ragazza che scappò di casa e che cercò di arrivare dall’altra parte dello stato con se solo uno
zaino e nient’altro.
Effy capì subito il motivo per cui sua madre glielo aveva regalato. Mentre leggeva percepiva la forza e il
coraggio della ragazza. Si lasciò tutto alle spalle ed ebbe il coraggio di seguire il suo destino. Ma non c’era
solo questo in lei. C’era paura e insicurezza. Effy un po’ si identificava in lei, ma non del tutto.
Effy è sempre stata una ragazza insicura. Lo dimostrava fin da piccola non parlando mai a parte suo fratello
e raramente con i suoi genitori. Crescendo decise che l’unica emozione che avrebbe provato sarebbe stata
quella derivata dal divertimento. Feste, alcol, sesso. Si era convinta che l’amore non era una cosa reale ma
solo un’illusione. Ma in realtà la pensava così solo perché non conosceva quel sentimento. E non
conoscendolo non ne voleva avere niente a che fare. Eppure cambiò non appena iniziò a provare quel
sentimento verso Freddie. Un sentimento che aveva sempre represso utilizzando Cook. Non era solo il
migliore amico di Freddie. Bisognava ammettere che nonostante tutto fra lei e Cook c’è stato qualcosa.
Qualcosa che per Cook era più profondo di quello che avrebbe potuto provare Effy.
Prima di spegnere la luce sfiorò il bigliettino che teneva piegato sul comodino. Chiuse gli occhi e nel buio si
illuminarono quelle parole. “Ti amerò per sempre”. Ma era vero?
Effy preferì non pensarci. Adesso doveva pensare solo alla sua testa. Non poteva permettersi di lasciarsi
sopraffare dai sentimenti verso Freddie. Dovevano passare solo 6 mesi. Dei mesi che lei avrebbe utilizzato
per guarire.
I suoi occhi pian piano si fecero pensanti finché non si chiusero. Si sentiva come se la testa le galleggiasse.
Una sensazione strana che provava solo quando si fumava le canne.
All’improvviso lei non si trovò più nel suo letto. Fu come se fosse stata teletrasportata all’interno del suo
sogno. La stanza era diventata un corridoio. Era un corridoio identico a quello D, il corridoio che le era
proibito attraversare.
Il corridoio era in penombra, leggere luci lo illuminavano. C’erano delle porte, proprio come nel corridoio D.
era tutto esattamente uguale. Solo che adesso sembrava più inquietante e tetro.
Effy barcollò leggermente e si appoggiò al muro. Era freddo. Era possibile sentire la temperatura in un
sogno? Un pensiero che non aveva mai formulato.
Dopo un po’ riuscì a ritrovare l’equilibrio e si voltò indietro. Si sentì andare in panico non appena vide
dietro di lei il corridoio tutto oscurato. Socchiuse gli occhi cercando di scorgere la fine del corridoio, ma non
riusciva a vederla. L’oscurità risucchiava tutto. Si rese conto che quella stessa oscurità pian piano si
avvicinava a lei.
Un leggero rumore la fece rabbrividire. Era come se ci fosse qualcosa che si stesse trascinando verso di lei.
Strinse gli occhi cercando di scrutare oltre l’oscurità, ma era impossibile scorgere qualunque cosa in quel
buio.
Indietreggiò e si appoggiò al muro sentendo quel rumore avvicinarsi sempre di più. La paura le attanagliò il
petto non appena vide una figura indistinta emergere dall’oscurità.
Non rimase nemmeno un secondo ferma a guardare di cosa si trattasse. Non ne era per niente curiosa.
L’unica cosa a cui pensava era di scappare a gambe levate.
Quasi cadde mentre si girò pronta a scappare via. Correva così veloce che le gambe le bruciavano. Più di
qualche volta provò ad aprire le porte che c’erano ai lati dei muri, ma tutte erano chiuse a chiave, altre non
avevano perfino la maniglia.
Ormai era senza fiato. Dovette per forza fermarsi. Aveva il respiro appannato e sentiva come se il cuore le
scoppiasse in petto. Si appoggiò al muro e si lasciò cadere a terra. Stava andando nel panico. Per quanto
aveva corso? Dieci minuti, mezz’ora? Per lei sembrava che stesse correndo da un’eternità.
Si prese la testa fra le mani. Sentiva come se stesse impazzendo. Avrebbe voluto gridarsi addosso che era
tutto un sogno, eppure sembrava così reale che non solo ne dubitava, ma credeva che tutto quello che
stava vivendo era reale.
Di nuovo quei rumori striscianti ricominciarono a farsi sentire più vicini. Effy aveva le gambe doloranti ma
riuscì a rimettersi dritta. On poteva rimanere li seduta per troppo tempo. Quella creatura, qualunque cosa
fosse, si stava avvicinando. E lei non aveva l’intenzione di farsi prendere da quella cosa. Tanto meno sapere
come fosse fatta.
Ci mise poco a ricominciare a correre. Più si allontanava dall’oscurità e meno sentiva quei rumore
agghiaccianti.
Il passo di Effy aumentò a una velocità quasi sovraumana. Le luci del corridoio iniziarono a spegne dopo
l’altra. Pian piano Effy stava venendo risucchiata dall’oscurità. E non importava quanto corresse veloce.
Ormai non aveva più importanza. Il buio l’aveva presa.
Nel panico. Si raggomitolò per terra appiattendosi sul muro. Aveva il respiro mozzato e il cuore le batteva a
mille. La paura la invase. Non aveva idea di come uscire di li. Ormai era convinta che quel corridoio fosse
infinito.
“Ecco perché non volevano che entrassi qui” si disse a se stessa.
Ricominciò a sentire il rumore. Pian piano era sempre più vicino. Si tappò la bocca con le mani cercando di
trattenere i gemiti di paura. Gli occhi le bruciavano e li strinse sempre di più.
Il rumore si fermò di colpo. Effy ci mise tutta la suo forza di volontà per smettere di respirare. Ogni suo
movimento, perfino il battito cardiaco, avrebbe potuto attirare la creatura verso di lei. Per un momento
ringraziò che ci fosse il buio. Ma questo non le era molto di conforto.
All’improvviso le luci iniziarono a sfarfallare. La loro luce era così accecante che Effy faticava a tenere gli
occhi aperti. Con lo sguardo cercò di trovare la cosa che si trascinava verso di lei. Ma non trovò niente. Era
completamente sola. Solo che quando si voltò si rese conto che in realtà non era così.
C’era una figura in mezzo al corridoio. Era in piedi con i polsi intrecciati, una felpa nera e quel suo solito
sorrisetto.
- Stiles? – chiamò lei speranzosa. Ma non si sa quanto c’è da sperare nella sua presenza. Ma almeno non
era sola.
Le luci continuavano ad andare e venire. Illuminavano alla perfezione Stiles, come se il suo corpo irradiasse
una leggera luce.
Effy provò ad avvicinarsi ma quando fu a pochi passi da lui qualcuno la prese per un braccio. La presa era
forte e fredda come il ghiaccio. Effy si girò immediatamente e non poté fare a meno di urlare vendendo
l’uomo con le faccia bendata a pochi centimetri dalla sua.
Stava ancora urlando quando si svegliò e si alzò di scatto dal letto.
Andò subito nel panico no riuscendo a capire dove fosse. Era tutta sudata e si liberò subito dalle lenzuola. Si
affacciò alla finestra e tirò le tende. Il suo cuore si fermò non appena vide la luce del sole. Non c’era più
oscurità, non si trovava più nel corridoio D. era nella stanze dalle clinica san Margaret e quello che stava
guardando era reale. Il giardino e il bosco oltre il recinto. Quello che aveva vissuto questa notte era solo un
incubo, niente di più.
Si voltò, pronta ad uscire dalla stanza per chiedere una sigaretta.
L’urlo le partì dalla parte bassa della gola e si liberò dalla sua bocca quasi stesse sputando fuoco. Davanti la
porta c’era la figura bendata che le bloccava il passaggio. In mano teneva una bacchetta lunga e la muoveva
leggermente con fare minaccioso.
In panico, Effy si buttò sotto il letto.
“Sto ancora sognando” si ripeteva tentando di calmarsi “tra poco mi sveglierò da questo incubo”
Da sotto il letto vide dei piedi muoversi avanti e indietro. Proprio come nel sogno cercò di trattenere il
respiro il più possibile. I piedi si fermarono proprio di fronte al letto. Dopo una decina di secondi qualcuno
alzò le lenzuola e si abbassò.
Non era una di quelle figure con la testa bendata. Era solo Stiles che la stava guardando con un mezzo
sorriso.
Effy rimase per un momento sorpresa dalla sua presenza. Come aveva fatto ad arrivare nella sua stanza?
Ma non era quello il vero problema. Con una mossa veloce uscì da sotto il letto e si piazzò davanti a lui.
- Sei un deficiente! – gli urlò contro tirandogli una spinta.
Lui barcollò leggermente e scoppiò a ridere – Cos’è, ti ho per caso spaventata? – chiese in tono beffardo.
- E’ stato uno scherzo di poco gusto – borbottò guardandolo male.
- Ma dai, è stato divertente – replicò non togliendo quel sorrisetto dalla sua faccia.
- Mi prendi in giro? – era del tutto senza parole – adesso capisco perché tu sei rinchiuso in una stanza del
corridoio D –
- Ferisce più la spada – disse stringendosi le spalle.
Effy lo guardò per un momento e si accigliò. Si guardò introno ma non vide nulla.
- Dove hai nascosto le bende? – chiese infine.
Stiles parve un attimo confuso. Aggrottò le sopracciglia e guardò in basso. Poco dopo scrollò le spalle, come
a dire “okay, va bene così”
- Ho i miei trucchi –
Effy non riusciva mai a comprendere questo ragazzo. Ogni cosa che diceva era un dilemma. Tutto in lui era
un mistero. Un mistero che Effy voleva capire. E non solo perché lo trovava estremamente attraente, ma
perché la incuriosiva davvero.
- Perché sei qui? – chiese lei trovando un po’ di coraggio.
Stiles la scrutò leggermente – Ero curiosa di vedere com’è la tua stanza –
Effy alzò gli occhi al cielo – Io intendevo qui in clinica, non nelle mia stanza –
- E perché dovrei dirtelo? –
- Perché tu sai il motivo per cui io sono qui dentro –
- Non e lo hai detto tu – indica i suoi polsi – non ci vuole molto a capirlo –
Effy sbuffò. Il suo tono di voce la irritava e l’affascinava allo stesso tempo. Delle volte aveva paura che lui si
accorgesse di tutta quella attrazione che provava. E in un certo sperava che anche lui provasse quello che
stava provando lei. Ma a quale scopo? Non poteva lasciarsi distrarre da Stiles. Ha chiuso
momentaneamente le porte con Freddie. Di certo non le avrebbe aperte a Stiles. Maggiormente non in
quel momento.
Eppure più lo guardava più le veniva in mente il suo incubo. E lui era presente. Questa cosa la faceva
rabbrividire. Per un momento stava valutando l’idea di raccontarglielo, ma sarebbe stata una mossa
stupida.
- A che ora passa il tuo psicologo? – le chiese dopo un po’.
Effy guardò l’orologio – Cinque minuti penso –
- Beh, allora è meglio che non mi faccia trovare qui –
Un’altra domanda comparì nella mente di Effy – Come fai a uscire dal tuo corridoio? Sembra impossibile
sorpassare quelle porte –
La prima volta che Effy le vide le sembrarono fatte di puro acciaio. Avevano duo grosse maniglie a pomello
e una grande serratura. Di certo quelle porte venivano sempre chiuse a chiave. Eppure ieri nessuno fermò
quel pazzo con il cuscino.
- Devi pensare che io sono come un ombra – rispose incrociando le braccia al petto – posso arrivare
ovunque io voglia in qualsiasi momento –
Effy rimase del tutto sorpresa dal suo tono. Fermo e potente. Per un momento credetti che la sua frase non
era solo una metafora.
- Ci vediamo dopo al gruppo – disse Stiles girandosi e andandosene.
Effy si sedette e prese un respiro profondo. Mancano solo sei mesi, non è poi così tanto. E mentre ci
pensava cercava di auto convincersi che tutto questo tempo le avrebbe fatto del bene, l’avrebbe guarita.
Effy si cambiò. Si tolse il pigiama e lo mise sul termo. Questa notte aveva sudato così tanto che il pigiama
era diventato freddo e umido. Indossò qualcosa di semplice e comodo. Non appena alzò le braccia per il
ifnilarsi la maglietta sentì un dolore al braccio. Era diverso del dolore che provava di solito. Quelle fitte che
partivano dai polsi fino ad arrivare alle spalle. Si guardò attentamente il braccio e vide un grosso livido
giallastro. Era sullo stesso punto in cui quella creatura l’aveva stretta nel sogno.

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora