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Caleb si presentò da lei subito dopo aver mangiato. Aveva un’espressione seria, quasi grave.
- Che succede? – gli chiese subito Effy.
Lui si guardò attorno e la prese per un braccio – Aspetta, andiamo a fumare –
Effy annuì e lo seguì fuori. Capiva che qualunque cosa dovesse dirle, era qualcosa che nessun’altro avrebbe
dovuto sentire. Ma la camera di Effy non aveva telecamere e il suo corridoio era sempre tranquillo. Le altre
due donne con cui condivideva il bagno a quest’ora avevano l’abitudine di dormire.
Appena prese la sigaretta Effy si andò a sedere sulla sua banchina. Caleb la guardò dall’alto e scosse la
testa, poi la prese per il braccio facendola alzare. La trascinò lontano ed Effy si lasciò guidare attraverso il
giardino. Il suo comportamento era davvero strano.
Si fermarono in mezzo al giardino. Abbastanza distanti da orecchie indiscrete degli infermieri o dei possibili
pazienti che stavano passeggiando.
- Mi vuoi dire che succede? – sbottò Effy tirando uno strattone alla presa sul suo braccio che ancora
stringeva.
- Tu hai più sognato Stiles? – le chiese con gli occhi puntati nei suoi.
Scosse la testa. Era passata quasi una settimana dall’ultima volta che aveva sognato Stiles e quel Nulla. Da
allora niente incubi. Niente Stiles.
Caleb sospirò e si tirò su la manica della maglietta. Sul braccio aveva un grosso livido nero, come se fosse
andato a sbattere a tutta velocità contro un muro.
- Ieri quando mi sono addormentato non c’era – disse teso.
- Cosa hai sognato? – chiese Effy preoccupata.
- Ero proprio qui, in clinica – fece un lungo tiro dalla sigaretta – non stava accadendo nulla in particolare,
stavo solo camminando per i corridoi. Poi all’improvviso qualcuno mi ha attaccato – chiuse per un
momento gli occhi – il dolore era così reale che pensavo stesse succedendo veramente –
Effy corrugò la fronte… non riusciva a capire.
- Mentre ero a terra, mentre sentivo il sangue caldo dentro la mia bocca – continuò – ho visto Stiles –
Effy deglutì a forza, la gola secca.
- L’ho visto di sfuggita – Caleb fa un passo indietro – ma ogni volta che faccio dei sogni del genere c’è
sempre lui – indicò il suo braccio – e mi sveglio con queste cose –
Sarebbe dovuta essere sconvolta, spaventata. Invece aveva una curiosità dentro che la stava divorando.
Perché anche a lei succedeva. E voleva capire.
- Quindi tu pensi sia stato Stiles – disse Effy dopo un po’.
- E’ da folli pensare una cosa del genere, lo so, ma lo hai detto pure te che ogni volta che sogni Stiles la
mattina ti svegli con nuovi lividi sul corpo –
Sospirò – E’ vero… ma come hai detto tu questa cosa è da folli. Stiles è solo un ragazzo –
- Ormai stento a crederci – ribatté con rabbia – non possono essere solo coincidenze –
- Forse invece si – gli tirò una leggera spinta e cercò di sorridergli per rassicurarlo – magari sei sonnambulo
e vai a sbattere contro i muri. Ed è per questo che ti svegli con i lividi –
- E tu? –
Si strinse le spalle – Siamo entrambi sonnambuli –
- Non lo sono mai stato – la sua espressione non cambiò di una virgola.
- Non puoi saperlo visto che quando sei sonnambulo dormi – Effy utilizzò lo stesso tono seducente che
usava con i ragazzi. Di raro lo usava con Freddie…
- Effy, non sto scherzando – tutto in lui era pieno di tensione.
- Che cosa intendi fare allora? – domandò lei – andrai dai dottori per dirgli cosa? Che ti svegli con dei lividi e
che di solito accade quando vedi di sfuggita Stiles? Nei tuoi sogni – Effy scosse la testa – è solo una tua
fissazione –
- E che mi dici dei tuoi lividi allora? –
- I lividi possono venirti anche senza che te ne rendi conto – Effy non voleva più parlare ne di sogni ne di
lividi. Ne aveva abbastanza.
- Per favore, smettiamola di parlare di questo – il suo tono di voce era strano. In quel momento una sola
sigaretta non le bastava. Aveva bisogno di qualcosa di più forte, qualcosa che la stordisse per un po’.
- Okay – Caleb annuì e le mise una mano sulla spalla – si, forse è solo una fissazione – le sorrise ed Effy
cercò di ricambiare.
Si sedettero sull’erba e rimasero per un po’ a parlare. si scambiarono vecchi aneddoti e si raccontarono le
loro prime volte. Effy si sentiva molto a suo agio con Caleb. Forse era l’atmosfera, il luogo in cui si
trovavano, perché Effy non si confidava mai così tanto con una persona.
Dopo un po’ arrivò un’infermiera a chiamare Caleb dicendogli che il dottore lo aspettava. Prima di alzarsi
baciò Effy sulla guancia e si allontanò. Quel gesto non le diede fastidio. Per lei non aveva nessun significato
sentimentale. E si augura che fosse così anche per lui.
Rimase seduta a guardare il bosco oltre la recinzione. Le ricordava tanto il bosco con cui andò con i suoi
amici molto tempo prima. Un fine settimana isolato dal mondo con solo qualche tenda e salsiccia da
scaldare sul fuoco. Quel girono la droga era proibita, perfino l’erba. Eppure nessuno si tirò indietro nel
mangiare i funghetti che trovò Effy. Si concesse un sorriso nel ricordare quello che successe dopo con
Freddie.
“Non è bella?”
Effy si alzò di scatto e si guardò attorno. non c’era nessuno abbastanza vicino a lei per averlo potuto udire
parlare. E’ la stessa voce che sentì la notte prima. Quella che somigliava tanto a quella di Stiles.
“Un po’ tetra, certo, ma con un certo fascino”
Effy capì che stava parlando del bosco. Si sedette e tornò a guardare il bosco. In effetti non aveva tutti i
torti. Già se lo stava immaginando di sera oppure ricoperto da una leggera nebbia.
- Sei reale? - chiese a voce alta. Era assurdo. Aveva appena fatto una domanda a una voce che poteva udire
solo lei.
“Non più reale di quello che stai vivendo adesso”
La voce era davvero dolce. Sembrava quasi cullarla.
- Stiles – sussurrò – sei tu? –
Sentì una leggera risata. Una risata che le fece inconsapevolmente sollevare gli angoli della bocca in un
sorriso.
“Tu vuoi che io sia Stiles?”
- Somigli tanto alla sua voce –
“Allora questa sarà la voce di Stiles”
Effy aggrottò la fronte – Allora sei tu Stiles che mi stai parlando? –
“E’ tecnicamente impossibile” le sussurrò “Stiles è carne e ossa mentre io sono solo una voce che ti sta
parlando”
- Vuoi dire che sono pazza allora – disse Effy. Subito balzò in piedi – Porca puttana, sono diventata pazza –
Si era messa a parlare a una voce nella sua testa. Nessuno poteva udirla tranne lei. Ma la voce somigliava
tanto a quella di Stiles… ma non era lui. Quando sentiva quella voce lui non c’era. Non era stato lui a
parlare.
E mentre si rendeva conto che stesse impazzendo dal bosco emerse un Nulla per darle la conferma.
Con un balzo agile il Nulla scavalcò la recinzione che divideva il bosco dal giardino della clinica. Effy deglutì a
fatica mentre guardava la creatura avvicinarsi. Eppure non si mise a scappare. Rimase li ferma, come se lo
stesse aspettando.
“E’ nella mia testa, non è reale” si disse “non può farmi niente”
Decise di rimanere ferma. Il cuore le batteva a mille ma non aveva paura.
Il Nulla era a pochi metri da lei quando si fermò. Effy non vedeva i suoi occhi ma sentiva il suo sguardo
penetrarla. Le bende vecchie e sporche ricoprivano ogni parte del suo viso. Lasciavano scoperta solo
quell’orribile bocca. Nonostante questa non fosse aperta si vedevano tutti quei denti aguzzi. Sarebbe stato
impossibile mettersi a contare quanti erano. Per un momento fu attratta dal Nulla. Così tanto che fece un
passo verso di lui. Con quel solo movimento sentì un’ondata fredda andarle contro.
- Elisabeth – un infermiere gli poggiò una mano sulla spalla.
Effy si fermò subito e si voltò. Guardò con sospetto il volto dell’uomo che le era davanti. “E’ reale?” si
chiese.
- Io mi chiamo Effy – borbottò dandogli le spalle. Il Nulla era sparito.
- Cosa stai guardando? – gli chiese.
- Il bosco – disse piano – ero immersa nella tranquillità finché non sei arrivato tu. Perché se qui? –
- E’ pronta la cena – l’occhiata che Effy gli rivolse non lo toccò per niente. Il suoi occhi divennero quasi di
ghiaccio mentre gli fece cenno di seguirlo all’interno della clinica.
Effy sbuffò e si incamminò per il giardino.
Mentre camminava sentiva come se qualcosa di caldo le stesse scivolando addosso. Il che era strano visto
che nemmeno 2 minuti prima era stata colpita da un’ondata fredda.
Effy guardò a destra e in lontananza vide Stiles. Stava camminando nel giardino ben sorvegliato da un
infermiere, ben il doppio di un armadio. Effy si chiese chi è stato quel pazzo che ha lasciato si che Stiles
potesse vagare tranquillamente per la clinica. Ma poi scoppiò a ridere. Forse era questo il vero problema.
Ogni volta che si incontrava con Stiles non riusciva a capire come facesse a superare le porte del corridoio
D. eppure vedere Stiles seguito da un’infermiere le faceva abbastanza strano.
Stiles si rese conto che lei lo stavo guardando. Alzò la testa e guardò nella sua direzione. Le fece quel suo
solito sorriso. Effy a fatica riuscì a deglutire. Adorava quando le sorrideva così. La paralizzava ogni volta, e in
modo positivo.
Per un momento ebbe l’impulso di correre da lui e chiedergli se era realmente lui ad averle parlato nella
testa. Ma era impossibile. Solo l’idea di chiederglielo la faceva sentire ridicola.
Nonostante Stiles la stesse ancora guardando decise di distogliere lo sguardo e proseguire. Eppure era
quasi impossibile ignorare il suo sguardo che la seguiva.
Alla seduta con Vincent Effy gli parlò dei suoi genitori. Nella scorsa seduta gli aveva parlato di suo frattello.
Questa volta lo psichiatra aveva insistito affinché gli raccontasse del rapporto che aveva con loro. Pian
piano faceva scavare Effy dentro di se ogni emozione che provava al riguardo del rapporto che avevano i
suoi genitori. Di certo era impossibile nascondere che il colpo di grazia arrivò quando suo padre se ne andò
via di casa. Lei non aveva chissà quale rapporto speciale con suo padre, ma Tony se ne era andata, sua
madre tradiva suo padre e per la testa aveva solo il suo amante, ed Effy si sentiva abbandonata.
La depressione di Effy non riguardava solo la sua testa. Vincent le disse che anche la situazione fra i suoi
genitori aveva contribuito parecchio. Ma bisognava scavare più affondo. Doveva andare oltre la sua
adolescenza e arrivare alla sua infanzia. Un periodo di tempo che lei aveva completamente rimosso. Ma più
ci pensava e più i ricordi tornavano. E in clinica la cosa che faceva più frequentemente era pensare.

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora