La caffetteria sotto ai portici era sicuramente la preferita di Seba: avevano sempre brioches appena sfornate e il cappuccino era fatto come Dio comanda; odiava i bar in cui servivano quella brodaglia tutta bolle spacciandola per schiuma. Unica pecca: la fila infinita che bisognava sorbirsi prima di essere serviti.
Seba la faceva comunque volentieri, e stava già pregustando il suo amato bombolone alla crema -dopo aver atteso ben venti minuti- prima che la barista sorridesse guardando dietro di lui e facendo segno a qualcuno di passare avanti.
«Perdonami, servo un attimo il ragazzo e sono subito da te» gli disse con tranquillità.
Quando si girò, vide avanzare una figura incappucciata e, a mano a mano che si avvicinava a lui, una strana morsa gli strinse lo stomaco.
Era il ragazzo con gli occhi più strani che avesse mai visto. Sembravano un cielo che preannuncia tempesta, tanto erano confusi nel colore. Né azzurri, né verdi. Tendevano quasi al grigio.
Gli sorrise. Seba lo capì dalla forma a mezza luna che assunsero quegli occhi così particolari.
«Grazie! Devo correre in ospedale e sono di fretta.»
«S-sì. Figurati» farfugliò.
Lo vide prendere un caffè da asporto e un sacchettino -con una brioche, immaginò- fargli un occhiolino amichevole e incamminarsi velocemente verso l'uscita.
Se avesse dovuto descrivere l'aspetto di quel ragazzo, Seba non ci sarebbe riuscito.
Era assurdo, pensò, ma il suo campo visivo era stato letteralmente invaso da quegli occhi così particolari.
Cercò di ricordare se gli fosse mai capitato prima. Quando aveva conosciuto Chiara gli era sembrata tutta bella, e aveva sempre avuto un debole per gli occhi blu come i suoi, ma non rammentava di essersi perso a guardarli come era successo proprio qualche attimo prima.
Sicuramente era stato il colore a destabilizzarlo.
Non potevano certo esserci altre spiegazioni.«Cosa ti do?»
La voce della barista lo riportò alla realtà, e Seba si costrinse a smettere di pensare a certe stupidaggini.Ordinò il solito e andò a sedersi in uno dei tavolini che erano all'esterno. L'aria ancora calda di settembre gli permetteva di poter fare colazione all'aperto; inoltre adorava guardare la gente che passeggiava lungo il corso.
La caffetteria era vicina alla scuola, quindi non era raro incontrare qualche suo compagno di classe o qualcuno del suo gruppo. Salutò con un cenno di capo qualche conoscente e finalmente gustò la sua agognata colazione.
Dopo l'ultimo sorso di cappuccino guardò l'orologio: mancavano ancora venti minuti alla prima campanella e decise di avviarsi, così avrebbe potuto salutare con calma i suoi amici.
Era rientrato dalla Francia la sera prima e non aveva avuto le forze di andare a trovare nessuno.
Arrivato a scuola individuò subito Alex, non passava certo inosservato con quella chioma rossa che si ritrovava.
Disposti a semicerchio di fianco a lui c'erano anche Andrea, Chiara e Giada.
Eccoli là i ragazzi che gli erano tanto mancati. Stavano ridendo di gusto, mentre qualcuno che lui non conosceva raccontava chissà cosa.
Doveva essere il famoso Léon.
Sembrava più alto degli altri, persino di Alex, che era già un metro e ottanta.I capelli erano sparati in ogni direzione, ma la cosa che lo colpì di più fu vedere che portava una felpa a maniche lunghe.
C'erano quasi trenta gradi, per Dio! Come si poteva andare in giro con una felpa con quel caldo?!
L'ego di Seba si gonfiò a dismisura quando vide che i suoi amici, ormai accortisi di lui, lasciarono il francesino piantato sul posto per correre da lui e abbracciarlo.
Non era mai stato uno di quelli troppo affettuosi, lui, ma quel giorno fu estremamente felice di ricevere pacche sulle spalle e qualche bacio.
Chiara fu l'ultima a salutarlo, voleva godersi le attenzioni del suo ragazzo per bene, e quando Seba la baciò, cercando di farle capire quanto gli fosse mancata in quell'estate, lei si trattenne più del solito tra le sue braccia.
Proprio perché anche Chiara non era una ragazza che amava troppo le smancerie in pubblico, Seba apprezzò particolarmente quelle coccole riservate solo a lui.
«Ci dobbiamo aggiornare su un sacco di cose, bello! Stasera cena in terrazza da me?» chiese Alex.
Abitava in un condominio poco lontano dal centro, e il terrazzo all'ultimo piano era usato spesso dai ragazzi come luogo di ritrovo per cene e serate.
«Contaci!» rispose lui, felice di poter passare finalmente una serata con i ragazzi.
«Léon, tu vieni?» urlò Andrea girandosi indietro.
Eccolo, pensò Seba, era arrivato il momento di conoscere il famoso francese, rimasto fino ad allora nell'esatto punto in cui l'avevano lasciato i suoi amici.
Il ragazzo iniziò ad avanzare verso il gruppo, Seba poteva vedere i suoi assurdi capelli sparati ovunque far capolino da dietro le spalle di Alex e, quando fu abbastanza vicino, fu uno shock ritrovare quegli occhi di tempesta davanti a sé.
«Seba, lui è Léon. Léon, ecco il famoso Seba!»
Andrea li aveva appena presentati, e l'altro aveva già allungato la mano per dire il proprio nome con un'espressione quasi sorridente sul viso.«Léon, piacere.»
«Sebastiano. Ma tu non dovevi correre in ospedale? Dici cazzate giusto per saltare la fila?»
Non era riuscito a controllarsi; aveva pensato di lasciar correre vedendo l'aria tranquilla con cui l'altro si era presentato, ma era stato più forte di lui. Poteva sentire la tensione che si era creata attorno a loro, con le mani ancora strette tra loro nell'atto di fare una nuova conoscenza.
Nuova conoscenza un cazzo. Questo prima cerca di prendere il mio posto nel gruppo, e poi inventa anche stronzate per passare avanti al bar, pensò.
L'espressione di Léon cambiò nel giro di un attimo: era diventato serio in fretta e aveva stretto la sua presa appena un po'.
Voleva forse provare di non aver paura? Non sapeva di certo con chi aveva a che fare. Seba non era sicuramente uno che si faceva intimidire da un volto serio.
«Nessuna cazzata. Sono andato e tornato. Problemi?»
Seba sbuffò un sorriso; ma a chi voleva darla a bere? Era impossibile andare e tornare dall'ospedale in così poco tempo!
Giada, col suo solito animo pacifista, li invitò a tranquillizzarsi.
«Calmi ragazzi, vi prego, è il primo giorno di scuola e già ho l'ansia. Non vi ci mettete anche voi, su.»Seba mollò finalmente la presa su quella mano che stringeva sempre di più; non se n'era accorto, ma aveva iniziato a sudare.
Aggiustò appena il ciuffo mettendo su un'aria indifferente, poi si incamminò verso il cancello del loro liceo.
«Certo, Giadina. Andiamo ragazzi?» chiese guardando i suoi amici, che si avviarono subito dietro di lui.«Sei in classe con noi, quindi?» domandò all'ultimo arrivato.
«No, sono nella sezione D.»
Beh, finalmente una buona notizia, pensò Seba allungando un braccio per circondare la vita della sua ragazza, che stava camminando al suo fianco.
«Bene, ci vediamo stasera allora.» fece un cenno con la testa in direzione di Léon, e girò a destra per andare nella loro sezione.
Era sicuro che lui lo stesse ancora guardando come quando si erano salutati un secondo prima: con lo sguardo serio e pieno di sfida.
Voleva la guerra? Non avrebbe tardato ad averla, poteva starne certo.
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Di Tutti Ma Non Di Te
RomanceSebastiano ha una vita quasi perfetta: va bene a scuola, ha una relazione stabile da più di due anni con Chiara, un gruppo di amici che adora e un fratello su cui può sempre contare. Léon, invece, ha cicatrici che nasconde dietro a sorrisi storti e...