Sebastiano guidava sotto le indicazioni di Léon.
Era perplesso, il biondo poteva vederlo dal modo in cui lo guardava ogni volta che gli diceva di svoltare a destra o a sinistra.In effetti avrebbe fatto prima a dirgli di proseguire per casa sua e avvertirlo che avrebbe dovuto svoltare nella via che faceva angolo con quella della sua abitazione; tuttavia, in quel momento, quella per lui non era la strada che avrebbe potuto portarli a casa.
Quello era semplicemente il percorso che gli avrebbe mostrato la parte del suo passato che considerava più dolorosa.
Il cielo era tornato sereno e, nonostante fossero solo a metà febbraio, fuori non era troppo freddo.
Bene, pensò Léon, così oggi la porteranno a fare una passeggiata all'aria aperta.Seba svoltò nella strada indicatagli dal biondo, che ricevette un'altra occhiata stranita dal più piccolo.
Era una viuzza interna, il cartello all'inizio avvisava che non ci fosse nient'altro al suo termine.
Lisa avrebbe dovuto fare un'altra segnalazione al comune per chiedere di asfaltarla... Ogni volta che Léon la percorreva, gli sembrava di fare delle piccole montagne russe.L'imponente cancello in ferro battuto iniziò a intravedersi dopo l'ennesima curva, e con esso anche tutta la recinzione in muratura.
«Cos'è? Un'abitazione privata?» chiese Sebastiano.
«Sì.»
«E chi ci abita?»
«Tra poco lo scoprirai.»
Continuarono in silenzio e quando arrivarono davanti all'entrata Léon aprì il finestrino, mostrando alla telecamera di sicurezza il suo volto, il lasciapassare per potersi addentrare in quella proprietà.
Il viale alberato era curato come sempre, ma il francese non ci fece più di tanto caso; d'altronde pagavano fior di soldi per poter mantenere tutto in ordine.
«Ecco, fermati qui» disse quando arrivarono nello spiazzo di fronte alla villa.
Scese dall'auto, Sebastiano lo seguì in silenzio mentre si addentrava nell'enorme giardino sul retro.
Ed eccola lì, la splendida donna che aveva il suo stesso sangue nelle vene.
I lunghi capelli erano sciolti e liberi di svolazzare col vento che li accarezzava, proprio come faceva lui da bambino, quando ancora era tutto normale.Andò a sedersi su una delle panchine del giardino, e con lo sguardo invitò Seba a fare lo stesso.
Lei passeggiava tranquilla insieme ad una delle infermiere, la testa puntata al cielo e lo sguardo perso di una bambina.
Il sorriso sulle labbra era sempre lo stesso, erano gli occhi ad essere diversi.
Non c'era più quella luce di un tempo... Ora sembravano vacui, vuoti.La sua mamma era come uno di quei bellissimi vasi orientali: perfettamente decorata fuori, ma vuota dentro.
Si girò appena verso Seba e lo vide con le sopracciglia leggermente aggrottate per la confusione.
Bene, era arrivato il momento di parlare, dunque.Stava per farlo, ma la mano del più piccolo sulla sua lo sorprese così tanto, che le parole gli morirono in bocca ancora una volta.
«Non c'è bisogno che... Insomma, se vuoi possiamo andare via.»
Ma come faceva Sebastiano a capirlo così? Questa cosa lo spaventava a morte. Ogni volta se ne usciva fuori con una di quelle frasi che sembravano averlo letto dentro, come se Léon non fosse altro che un libro alla sua mercé, pronto per essere sfogliato da lui ogni volta che voleva.
Fece un respiro profondo e riportò gli occhi su sua madre.
Non si poteva tornare indietro, non più.«È mia mamma» disse soltanto.
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Di Tutti Ma Non Di Te
RomanceSebastiano ha una vita quasi perfetta: va bene a scuola, ha una relazione stabile da più di due anni con Chiara, un gruppo di amici che adora e un fratello su cui può sempre contare. Léon, invece, ha cicatrici che nasconde dietro a sorrisi storti e...