Capitolo cinque
'Pazienta per un poco: le calunnie non vivono a lungo. La verità è figlia del tempo: tra non molto essa apparirà per vendicare i tuoi torti.'
Immanuel Kant
VERITÀ SVELATE
«Tu si che sai come far rilassare le persone» gracchiò Ria a denti stretti.
Stava soffrendo parecchio, ma sapere che se non si fosse calmata probabilmente sarebbe morta, la fece concentrare con più lucidità.
Tenne lo sguardo incollato ai due frammenti di cielo di Cam, due occhi meravigliosamente puri. Come poteva un mostro come lui apparire tanto bello? Forse era proprio questa la ragione, in fin dei conti la sua era una bellezza... mostruosa.
Poi le sorrise leggermente, incurvando le labbra in un lieve accenno.
«Ti sei calmata però.»
Corrugando la fronte Ria si accorse che, effettivamente, il dolore si era affievolito e il respiro fatto un po' più stabile. Le batteva ancora forte il cuore mentre continuava gradualmente a calmarsi, facendo grandi respiri.
Cam si sedette a gambe incrociate, chinando la testa e facendo un bel sospiro.
La ragazza si era ormai rilassata e, imitando i gesti del ragazzo, gli si piazzò di fronte.
Lei continuava a tastarsi i denti, che erano tornati normali, mentre lui la osservava con un sopracciglio sollevato e un sorriso malizioso sulle labbra. Quando lei se ne accorse lo osservò confusa:
«Che c'è ora? Si vede che sono tornata... normale ora?»
Lui con un risolino, indicò con un cenno della testa il suo decolté in bella vista, per poi sussurrare:
«Certo, si vede e come; forse anche un po' troppo.»
Ria seguì lo sguardo di Cam e, dopo essere arrossita violentemente, iniziò ad abbottonarsi la camicia; non prima di aver notato che la vecchia cicatrice era tornata biancastra come sempre. Il dolore era passato; ora tutto quello che le era rimasto era un mucchio di domande.
«Ho bisogno di risposte, Cam. Dopo questo... non posso più aspettare.»
Non lo guardava negli occhi mentre continuava ad abbottonarsi. Lui si era fatto molto silenzioso, non aprì bocca fino a ché l'altra non ebbe terminato l'operazione. Costretta, dunque, a guardarlo negli occhi, non riuscì proprio a trovare il mostro che continuava a ripetersi fosse. Vedeva solo un bellissimo ragazzo che aveva aiutato una ragazza in difficoltà e che ora, l'aiutava ancora.
«Cosa sei, Cam?» sussurrò lei.
Cameron la guardava senza lasciar trasparire nessuna emozione. Rimasero così per qualche secondo, poi lui con un sospiro confessò:
«Come hai detto più volte anche tu, sono un mostro. Non sono umano, o meglio, non più. Sono un ifrit, un essere soprannaturale.»
«Ed io...» domandò la ragazza «... Sono un ifrit anch'io?»
Con un mezzo sorriso Cameron scosse la testa.
«Certo che no, Ria. Tu sei molto speciale; mentre io... io no.»
«Cosa sono allora? Se non sono un ifrit e nemmeno un Oni... cosa diamine sono? Perché ho le zanne e gli occhi rossi? Perché sono riuscita a guarirmi da sola le mie ferite? Perché la mia pelle...» si bloccò a metà frase. Con Cameron la sua maledizione non aveva funzionato, che fosse successo perché era un ifrit?
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The touch of Darkness
FantasyRia Queen credeva di essere una ragazza come tante altre. La sua vita andava a gonfie vele finché un brutto "incidente" le cambiò la vita. Al tempo aveva solo 13 anni ma, ora che ne sono passati quattro, crede che la sua vita stia ritornando poco pe...