CAPITOLO DODICI

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Salve a tutti :D allora so che questo capitolo è un pò più lunghetto ma non mi andava di pubblicare il solito capitolo dove scrivo scrivo... e alla fine non c'è scritto nulla ahahahah perciò... fatemi sapere che ne pensate con un bel commento (e anche del disegno se avete voglia).   Buona lettura ^-^

Capitolo dodici

"Il dolore più acuto è quello di riconoscere noi stessi come l'unica causa di tutti i nostri mali."

Sofocle

SOPPORTA E VAI AVANTI

Inutile: ecco come si sentiva.

Farsi trascinare in quel modo da Ria... che umiliazione. Non era così che sarebbero dovute andare le cose. Dal principio non avrebbe dovuto permetterle di seguirlo. Ma avrebbe potuto lasciarla sola e incustodita? No, non poteva. Ah, che situazione incasinata!

Era stato così presuntuoso da credere di poter fare tutto lui: proteggerla, salvarla...

Erano ormai diversi minuti che percorrevano le vie del labirinto a caso. Anche se Ria sembrava convinta su quale strada prendere, Cam non era del tutto sicuro che sarebbero riusciti a uscire tanto in fretta. Ma prima o poi sarebbe guarito e quindi scavalcare le lunghe mura non sarebbe stato più un problema.

Il silenzio che si era formato poco dopo la sconfitta di quell'essere stava diventando davvero insopportabile. E anche in quella situazione si era sentito così impotente...

«Certo che però... un Minotauro in un labirinto... che fantasia» commentò con voce roca.

Avevano entrambi un urgente bisogno di acqua... tra le altre cose.

Ria, che era rimasta costantemente distaccata e assente, iniziò a tremare leggermente, poi le cedettero le gambe. Caddero entrambi a terra come due grossi sacchi di patate.

Cameron cercò di alzarsi il più in fretta possibile da terra – e gli ci vollero troppi secondi a parer suo – chinandosi poi accanto alla ragazza. Questa era inginocchiata e curva su se stessa, con le mani sul viso. Dei singhiozzi sconquassavano la sua snella figura, illuminata dai raggi della luna.

«Ria...» iniziò Cam, posandole una mano sulla schiena.

Ma lei subito rizzò la schiena ostentando un'espressione pacata.

«No. Sto bene, va tutto bene.»

Non andava bene per niente.

«Dobbiamo proseguire» disse alzandosi in piedi.

Dandogli le spalle cercò velocemente di asciugarsi le lacrime che le avevano rigato il viso.

Cam le aveva viste e le odiava con tutto se stesso. L'espressione che gli rivolse dopo – una maschera di tranquillità che celava la più totale disperazione – gli fece aggrovigliare le budella. Ria era come un sottile filo teso e più andava avanti e più rischiava di spezzarsi. Cameron non aveva idea per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a sopportare tutto quello che gli stava capitando, alla fine quel filo si sarebbe spezzato e allora... non voleva pensare alle conseguenze.

«Riposiamo un attimo» ribadì lui.

«Ma...» cercò di ribattere l'altra.

Cam la interruppe velocemente:

«Un paio di minuti non cambieranno la situazione. E poi, non ha senso arrivare lì esausti. Riposiamo.»

Ria fece molta attenzione nell'aiutare Cam a sedere spalle al muro, lui lo notò; poi gli si sedette accanto.

«Tu conoscevi quella ragazza.»

Non era una domanda.

Ria spalancò gli occhi, poi osservò pensierosa il cielo stellato, stringendosi le ginocchia al petto.

The touch of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora