CAPITOLO DICIASETTE

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Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori ma ho deciso di pubblicarlo comunque a quest'ora. Probabilmente ne farò subito una revisione... o forse no. Comunque, buona lettura. 

Capitolo diciassette

"Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici."

Khalil Gibran

ABBI FORZA

«Lasciami!» continuava a urlare furioso Cam mentre si dimenava come un matto.

Dopo la sconcertante rivelazione dettale dal re degli inferi e dopo aver visto sua madre, Ria era scappata. Come biasimarla, tutto questo doveva aver superato la sua soglia di sopportazione.

«Ora basta, Belzeboob, lasciami andare» sussurrò Cam a denti stretti al ragazzo dalla lunga treccia che lo immobilizzava con un'efficace presa.

«Non lo farò finché non ti sarai calmato!» sbraitò l'altro.

«Calmarmi?!» sussurrò Cam.

Dette, che era ancora inginocchiata a terra, non poteva far altro che rimanere ferma a guardare. Benché fosse stata anche lei addestrata a combattere era cosciente dell'enorme divario* che vi era tra lei e quei demoni: loro erano tutti signori dell'Inferno, nati per uccidere.

Gli occhi di Cam erano già mutati, come gli artigli e le zanne, e Dette non era l'unica a essersene accorta. Il demone alle sue spalle non sembrava curarsi troppo di Cam, al contrario di molti altri che si erano irrigiditi, pronti a combattere.

«Perché ... proprio lui?» sussurrò con ancora più astio voltando lo sguardo verso le grosse tende cremisi che ancora ondeggiavano.
Si stava certamente riferendo al ragazzo che era stato incaricato di portare indietro Ria.
In contrasto con tutta questa strana situazione vi era l'uomo che aveva rivelato essere il padre di Ria: sedeva al tavolo, con altri demoni, noncurante della situazione.

Poi, con una velocità sorprendente, Cam sfoderò due pugnali e li scagliò contro i due demoni più vicini: Belzeboob e Astaroth.

«Ma sì, certo! Accoltelliamo demoni a caso!»

Anche se il pugnale era perfettamente andato a segno, conficcandosi alla base del collo di Astaroth, lui non sembrava provare dolore, anzi, faceva pure del sarcasmo.
«Non ti ho neanche toccato!» disse stizzito.
Il secondo demone era stato colto alla sprovvista, concedendo a Cam quel tanto di libertà in più nei movimenti da potersi liberare.

«Ora basta!» urlò il biondino sguainando altri pugnali.

Molti demoni gli sarebbero stati praticamente addosso da lì al giro di poco. Ma che diavolo aveva in mente di fare? Per quanto potesse essere potente – e Dette riconosceva che lo fosse – non avrebbe mai potuto vincere contro così tanti demoni tutti insieme.

Poi si trasformò definitivamente: un muso da lupo con occhi rossi fiammeggianti, prese il posto dell'angelico viso di Cam, la pelliccia marrone – rossa solo in testa, sulla schiena e ai bordi del viso – si propagò per tutto il corpo, zampe artigliate al posto degli arti, due lunghe corna nere si diramarono dalla testa, possenti muscoli e un'altezza che superava i due metri. Ora era in tutto e per tutto il rinomato ifrit che in molti temevano.

Quattro demoni gli furono subito addosso, cercando di tenerlo fermo come meglio potevano. Fu inutile. Alcuni caddero per i pugnali, altri per gli artigli, altri ancora per il fuoco. Dette osservava l'intera scena inorridita: era come guardare un branco di lupi assalire una qualche belva avversaria. Alle sue spalle Astaroth schioccò la lingua.

The touch of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora