CAPITOLO NOVE

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Come sempre chiedo scusa per il ritardo e vorrei davvero che lasciaste dei commenti per sapere che ne pensate :) Anche le stelline sono ben accette :D E dell'immagine che mi dite? Potrebbe essere la nostra Claudette?

Buona lettura

Capitolo nove

"Secondo alcune leggende, il mare è la dimora di tutto ciò che abbiamo perduto, di quello che non abbiamo avuto, dei desideri infranti, dei dolori, delle lacrime che abbiamo versato."

Osho

ALL'ARREMBAGGIO

Dolore. Era tutto ciò che al momento riuscisse a sentire. Le tempie pulsavano incontrastate e dall'addome, braccia e gambe un bruciore si propagava in tutto il corpo. Respirare era straziante, la gola bruciava ad ogni boccata. Si sentiva debole e impotente, dimenticata da Dio. Poi riuscì a percepire delle voci. Erano troppo distanti e il tono troppo basso perché riuscisse a capire cosa stessero dicendo. Di dare una sbirciata non se ne parlava proprio. L'occhio destro era gonfio per le botte che aveva preso e quello sinistro era incrostato dal sangue che le era colato da una delle tante ferite alla testa.

«...hai niente... ciarmi... Ria.»

Ria? Perché qualcuno stava parlando di lei?

Voleva aprire gli occhi, dare uno sguardo in giro per sapere cosa stesse succedendo, ma le era impossibile. Decise di fare l'unica cosa che poteva fare: ascoltò cercando di utilizzare la maggiore concentrazione possibile. Doveva capire perché qualcuno stesse parlando di Ria.

«...usto per co...tezza, ti farò ...lare con lei. Su, ...anti Cl...ette, saluta la tua amica.»

Cosa? Un ronzio le arrivò alle orecchie. Non riusciva a distinguere le parole ma era certa che qualcuno stesse cercando di comunicare con lei attraverso... cosa? Un cellulare? Oddio! Il suo cellulare!

Sentì uno sbuffo; poi uno schiocco ed infine il dolore. Era l'ennesima frustata che le arrivava dritta sul ventre, allargando le numerose ferite già presenti. Senza controllo delle urla uscirono dalle sue labbra, provocando un tremendo dolore alla gola arsa. Le ultime lacrime che aveva le bagnarono gli occhi e le rigarono il viso. Finalmente riuscì ad aprire un occhio, il tanto che bastava per distinguere l'enorme pozza di sangue che si trovava ai suoi piedi. Si sforzò ancora per sollevare il capo e guardare il suo aguzzino, che le aveva voltato le spalle. Un tempo aveva pensato di potergli diventare amica, o anche qualcosa di più. Prima di Will ovviamente. Quei suoi soffici capelli nero-bluastri l'avevano attratta per un periodo. Ma ora, ora lo odiava con tutta se stessa. Avrebbe voluto con gioia strappare uno ad uno ogni singolo ciuffetto di capelli. E perché no, magari lo avrebbe anche arrostito per bene con l'aiuto di Cam.

Cameron. Per fortuna che era riapparso. Non osava immaginare come sarebbero potute andare le cose se ora non ci fosse stato lui con Ria. Una parte di lei odiava tutta questa situazione, come avrebbe potuto amarla provando tutto questo dolore? Eppure, una parte di lei era felice, perché sapeva che grazie al suo sacrificio Ria era sana e salva lontano chissà quanto con Cam.

Il suo torturatore personale si voltò e la guardò malizioso facendo oscillare il cellulare tra le mani.

«Stanno arrivando, fiorellino.»

Le si avvicinò di qualche passo e 'Dette prese le ultime forze per ribattere:

«Sei solo un ingenuo se credi che verranno qui.»

Ad ogni parola pronunciata le sembrava di ingurgitare lava bollente e rovi pungenti.

Di tutta risposta il ragazzo si fece una grossa ed agghiacciante risata; poi le afferrò il viso con una mano.

The touch of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora