Rose ci trascorse quasi un'estate intera, in Italia, dopo il suo sesto anno.
Era il regalo dei suoi genitori per i diciassette anni.
Un viaggio che avrebbe voluto fare da sempre, fin da quando era bambina, e i vecchi libri di storia dell'arte del liceo di nonna Granger non avevano fatto altro che aumentare questo suo desiderio.
Scoprì che c'era altro, in quel Bel Paese, che nome più azzeccato non avrebbe saputo trovare perché bello lo era davvero.
Partì che li aveva appena compiuti, i fatidici diciassette anni, la tappa più importante della sua vita fino ad allora.
In testa David Bowie, l'Inghilterra uggiosa e sublime, e qualche parola di italiano che aveva cominciato a masticare per il semplice gusto di sapere - Granger, non c'era dubbio che lo fosse per metà - quella lingua così complicata, analitica, così diversa dal suo inglese, eppure così bella.
Tornò dal Bel Paese con gli occhi pieni di colori, di musica leggera e letteratura, di Arte, respirata in ogni strada e vicolo della Città Eterna, sulle acque di Canal Grande, e la bellezza dei promontori del Sud, delle Alpi a Nord...
Avrebbe portato con sé ogni cosa, di quei posti, ovunque sarebbe andata, qualunque sarebbe stata la sua vita.
E anche ad Hogwarts, il suo settimo anno, l'ultimo tra le mura di quel castello più che millenario che ormai era la sua seconda casa.
E solo Hogwarts, forse, poteva essere più bella di quel Paese che le sarebbe rimasto per sempre sotto la pelle, nel cuore.
Riusciva a vederla, finalmente, dopo ore ed ore di viaggio verso l'Alta Scozia, in uno scompartimento pieno di teste rosse, un paio di Potter - James aveva terminato i suoi sette anni di istruzione magica e criminalità malandrina insieme a Fred - e un biondo platinato dagli occhi glaciali quanto misteriosi, che entrò proprio in quel momento, tronfio nel suo distintivo da Capitano di Quidditch.
Rose fece saettare il suo sguardo su di lui con l'unico intento di esprimergli tutta l'irritazione che, come al solito, le provocava.
Il mantello allacciato alla bell' e meglio, i capelli scarmigliati, e quel ghigno ancor più accentuato, lasciavano intendere dove si fosse cacciato nell'ultima mezz'ora di viaggio.
Si lasciò cadere scompostamente proprio di fronte a lei, che distolse lo sguardo per evitare di assecondare il forte impulso di prendere la bacchetta e schiantarlo seduta stante e no, non le interessava minimamente che ci fossero tante persone nello scompartimento che avrebbero potuto farsi male.
"Cosa leggi?"
Scorpius Malfoy adorava darle fastidio.
Rose ne era consapevole. Era sicura che lui provasse un piacere smisurato nel vederla uscire fuori dai gangheri e perdere la calma.
Le prese il libro dalle mani, senza aspettarsi realmente una risposta - errore, errore gravissimo - e lesse, senza difficoltà, il titolo in Italiano 'Il Consiglio d'Egitto'.
Superato ben presto lo stupore della sua capacità di leggere perfettamente una lingua che non fosse l'inglese, Rose lasciò che a prendere il sopravvento fosse altro.
*
*
*
*"Era proprio necessario che tu lo facessi?"
Albus, come al solito, non mancò di esprimere il suo disappunto, testimone di una scena vista sicuramente troppe volte.
Non era certo colpa di Rose, se Scorpius Malfoy era un idiota patentato.
E il fatto che fosse il migliore amico del suo migliore amico la diceva lunga anche sull'idiozia di Albus.
"Sì, Severus." Rose calcò il secondo nome di Albus con il solo e unico intento di zittirlo dal fastidio "Uno schiantesimo per Malfoy sarà sempre necessario."
Albus alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Prima di uscire le intimò di farlo rinsavire subito.
Lo scompartimento, nel frattempo, si era svuotato.
Erano quasi arrivati alla stazione di Hogsmeade, poteva capirlo dalla velocità in diminuzione del treno.
In ginocchio, accanto al corpo inerte di Scorpius, Rose si concesse per pochi secondi il lusso di guardarlo da vicino.
Come si potesse essere così impeccabili anche dopo essere stati schiantati, non avrebbe saputo dirlo. Ed era irritante.
Lui era sempre impeccabile, sempre bello.
Evitò di concentrarsi su quest'ultimo dettaglio, per quanto fosse chiaro e lampante, e nessuno potesse dire il contrario.
Passò una mano tra i suoi capelli biondissimi, stringendo la presa.
"Innerva" sussurrò piano.
Gli occhi glaciali di Scorpius si schiusero pochi secondi dopo e si inchiodarono, confusi, nello sguardo di lei, che era abbastanza vicina da poterla sentire respirare.
"La prossima volta che tocchi un libro e lo prendi dalle mie mani, ti crucio." disse la ragazza, scandendo ogni parola.
Ma Scorpius, superata la confusione iniziale, non sembrava, come al solito, turbato da quella minaccia.
_ __ ___ ____ ___ __ _
It's good to be back, folks!
Spero di esservi mancata almeno la metà di quanto mi siete mancati voi tutti, che anche se a volte non rispondo, vi leggo sempre. E sempre mi si scalda il cuore.
Eccomi, dunque, di nuovo.
Con una Scorose, stavolta.
Perché non riesco a stare lontana da questo posto, e tantomeno a star lontana da quei due.
Con tutto il cuore, spero di essere all'altezza di voi, della vostra lettura, e del vostro tempo.
E, con tutto il cuore, vi ringrazio già, perché lo so, che siete meravigliosi.
Meanwhile, stay kind, stay safe...❤️
Sempre Vostra,
_mezzosangue3107
STAI LEGGENDO
Heaven can wait... We're only watching the Sky!
FanfictionLa cosa più difficile da affrontare, nella vita? Diventare grandi. Tutto quanto cessa di diventare un idillio totale, e la realtà comincia a manifestarsi anche nei suoi aspetti meno piacevoli. È una corsa selvaggia ma, purtroppo o per fortuna, la ru...